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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – La messa a punto

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Juventus Chiesa
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E’ il pane quotidiano di ogni allenatore: seduta di allenamento, potenziamento atletico, prove degli schemi. Un programma settimanale di lavoro che dovrebbe dare i suoi frutti il giorno della partita. A maggior ragione se, come la Juventus quest’anno, la preparazione del match del week end non subisce interruzioni a causa degli impegni di Coppa. Gli uomini di Max Allegri, tirati a lucido dalla costanza dei ritrovi a Vinovo, finora avevano mostrato una confortante continuità di rendimento. Poi succede di incappare in una giornata in cui non tutto fila a dovere e si rende necessaria una serie di operazioni sull’apparecchio per ottenere prestazioni migliori. La messa a punto.

Gli artigli del Grifone

A dire la verità il mister bianconero aveva messo tutti in guardia sui rischi della trasferta a Marassi. Era già capitato che l’orgoglio genoano gli procurasse dei seri grattacapi. E la Juventus, infatti, si è ritrovata alle prese con gli artigli del Grifone. I ragazzi di Alberto Gilardino (uno che ha conosciuto bene la piazza genovese da giocatore e ci sta facendo una proficua gavetta da tecnico) hanno messo in campo le loro armi migliori, cuore e grinta. Non meritano di essere relegati nei bassifondi della classifica, lo hanno dimostrato cogliendo un meritato pareggio. Reggendo il confronto con un team di livello superiore, a cui non è bastata la differenza di caratura tecnica per portare a casa l’intera posta in palio. L’officina di mastro Allegri avrà parecchie cose da rivedere in questi giorni: urge una riconfigurazione generale del sistema. La messa a punto.

Uscita palla al piede

Il primo aspetto da rivedere è sicuramente la costruzione del gioco partendo dal basso. E’ ormai arcinoto che nessuno, come i bianconeri, sa prendere le misure all’avversario ed impedirgli di muoversi a piacimento. Ma è una tattica efficace quando ci si limita ad interrompere la manovra altrui e si riparte in contropiede. Quando, invece, si deve prendere in mano la conduzione della partita è tutto un altro paio di maniche. I difensori juventini, al momento di uscire dall’area palla al piede sono lenti, impacciati, confusi. Bremer, da implacabile marcatore, si trasforma in un bambino spaurito. Gatti palesa limiti imbarazzanti. Danilo è l’unico che conserva una relativa autorevolezza. La conseguenza è  una snervante quanto perenne difficoltà a far arrivare il pallone a metà campo. L’augurio è che non si arrivi al punto di rimpiangere l’ostracizzato Bonucci e la sua pulizia di tocco. La certezza è che c’è parecchio da fare per rifinire (o costruire ex novo) certi automatismi. La messa a punto.

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I dolori della mediana

E, in ogni caso, quando la sfera giunge tra i piedi dei centrocampisti non è che le cose migliorino. Anzi, è l’inizio di un ulteriore calvario. Che Allegri non disponesse di una mediana di qualità è notorio. Ma che si arrivasse a tali livelli di esasperazione non se lo sarebbe immaginato neanche il più pessimista dei critici. L’assenza di Pogba e la squalifica di Fagioli hanno vistosamente depauperato un reparto già miserando di suo. La mancanza ormai cronica di un metronomo in grado di dettare i tempi di gioco ha assunto i contorni di un buco nero. Il buon Locatelli (spacciato per affidabile regista da certa stampa) ha i tempi e il passo di un discreto mediano. L’imberbe Miretti potrà essere un domani una buona mezzala, allo stato attuale è un ibrido senza arte né parte. Il generoso McKennie non ha altro da donare alla causa se non i suoi capienti polmoni da ex fondista. Il quadro generale, in definitiva, denota una carenza impressionante di creatività, cui potrebbe porre rimedio solo una intelligente operazione di mercato a Gennaio. Nell’attesa non resta che rimescolare le carte e lavorare sul materiale che ci si ritrova per le mani. Sperando che una buona opera di correzione in allenamento possa attenuare le carenze strutturali del meccanismo. La messa a punto.

Cercasi cattiveria

A fine gara il tecnico livornese è stato onesto, attribuendo la mancata vittoria alla poca cattiveria mostrata dai suoi. Discorso impeccabile, basti pensare a quante volte la squadra ha portato a casa il risultato di puro cinismo. Non sempre però capita di fare jackpot né è auspicabile affidarsi esclusivamente a questa eventualità. Molto meglio farebbe l’allenatore toscano a cercare di tirarla fuori la cattiveria dai suoi ragazzi. In particolare dal suo uomo di punta (in tutti i sensi) o presunto tale, Dusan Vlahovic. Il giovanotto serbo, dopo una estate alquanto tribolata (cfrhttps://www.lebombedivlad.it/2023/07/27/fugariscatto/#:~:text=ANGOLO%20JUVENTUS%20%E2%80%93%20Fuga%20o%20riscatto) è stato riconfermato ma non a pieno titolo. La fiducia della società nei suoi confronti è a termine, sta a lui guadagnarsela per intero. E con i fatti, il che vuol dire andare a segno con regolarità. Fino ad adesso la sua stagione è fatta più di ombre che di luci: molti errori, altrettanto nervosismo, sporadici lampi. Troppe volte, quando scende in campo, ha dato l’impressione di essere la copia sbiadita di quello che giocava con la Fiorentina. Che le fortune della Juventus dipendano dalle sue reti è fin troppo chiaro. La questione è se lui sia in grado di determinare il destino della formazione e il suo. Qui, più che una revisione tecnica, c’è da riprogrammarlo a livello di mentalità. La messa a punto.

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