Angolo del tifoso
ANGOLO SALERNITANA – “A”rrivederci
La Salernitana con la sconfitta per 3 a 0 contro il Frosinone è matematicamente retrocessa in Serie B.
La retrocessione, tanto attesa da almeno un mese, è arrivata in un’anonima serata di aprile.
Senza tifosi, senza orgoglio, senza mordente, la Salernitana affonda anche allo ‘Stirpe’ di Frosinone, conquistando la sconfitta numero 24 in appena 34 giornate e il biglietto di ritorno nella serie cadetta dopo tre stagioni.
Ancora una gara con almeno due gol subiti – saranno tre, alla fine, per opera dell’ex Zortea – condite da infinite amnesie difensive.
Il viaggio in Serie A è stato bello, appassionante e fotografa al meglio la vita calcistica del tifoso salernitano che vive montagne russe da quando segue l’Ippocampo.
Gioia inattesa, come la promozione alla massima serie, avvenuta a maggio 2021: un roster inferiore alle corazzate Empoli, Lecce e Monza ma che ha saputo tener botta e fare gruppo nel momento clou sotto le sapiente mani di Castori.
La sofferenza come dogma esistenziale: per potersi iscrivere la Salernitana ha dovuto effettuare il trust che ha permesso l’iscrizione a patto che la società venisse venduta entro fine dicembre. E ciò è avvenuto solo alle 23.56 del 31 dicembre 2021 con l’acquisto della squadra da parte di Danilo Iervolino.
Salvarsi sembrava impossibile, il gap era elevato e il morale sotto i tacchi dopo mesi complicati e senza un futuro, eppure con il 7% delle possibilità e un lavoro certosino di Sabatini è stato reso possibile.
La prima storica salvezza in A non poteva non essere raggiunta con un epilogo melodrammatico: sconfitta netta, senza discussione per 0-4 in casa contro l’Udinese uno stadio incollato ai telefonini a sperare nel miracolo del Venezia che ha frenato il Cagliari.
Esaltazione paradisiaca:
L’anno dopo la squadra è stata protagonista di grandissimi risultati e di uno spirito fiero e battagliero in ogni campo. 2-2 allo Stadium contro la Juventus, 1-3 all’Olimpico contro la Lazio.
E ancora l’1-1 a San Siro col Milan, la festa scudetto rovinata al Napoli al Maradona non meno di un anno fa, il 2-2 contro la Roma, l’1-0 all’Atalanta.
Non sono mancati anche passi falsi e brutte gare (5-0 a Sassuolo, 8-2 vs Atalanta) ma al netto di ciò sembrava l’inizio di un grande, meraviglioso ciclo che, invece, si è chiuso mestamente stasera con una retrocessione dove sono tutti colpevoli.
Dal presidente Iervolino, presuntuoso nel credere che il calcio sia una scienza esatta.
Confermare Sousa (con il portoghese che aveva la testa altrove), confermare Dia (terzo capocannoniere della passata stagione) non vuol dire salvezza matematica e lo si è visto in campo.
Ha colpe De Sanctis che non ha saputo gestire lo spogliatoio e non è riuscito a trovare giocatori adatti sia a livello tecnico ma anche comportamentale.
Da una persona che per anni ha calcato campi esteri e italiani ci si aspettava ben altra schiena dritta. Hanno colpe i calciatori che non hanno dato il massimo: tre punti (e zero vittorie) nel 2024 sono un ottimo biglietto da visita. Hanno colpe gli allenatori, chiusi nei loro preconcetti e nelle loro dichiarazioni che hanno gettato più ombre che luci.
Ha colpe anche Sabatini, forse troppo convinto di essere la medicina giusta per un paziente ormai in fase terminale. Il calcio, come la vita, è fatto di momenti belli e momenti brutti. Si può perdere, ma si può anche risalire.
Ora, senza troppi giri di parole, è il momento di fare chiarezza sull’immediato futuro.
Si può riprogrammare con serenità la Serie B. Si può avviare un nuovo ciclo: l’importante è stabilire competenze, responsabilità e soprattutto non disperdere l’amore di un pubblico innamorato follemente di questi colori.
(Foto: Depositphotos)