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“Have Fan” a Le Bombe di Vlad: l’intrigante progetto tifoso/host svelato da Vincenzo Violante

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Paolo, Lorenzo, Valentina e Vincenzo: quattro nomi di ragazzi, uniti da una grande passione e che hanno deciso insieme e per puro caso di dare vita ad un progetto chiamato Have Fan, che si pone come obiettivo primario, l’aggregazione attraverso lo sport e la cultura. Il concetto di tifoso/host, così come attuato dagli ideatori e gli esecutori materiali di Have Fan, ci viene spiegato nei dettagli dal loro Operation&Business Analyst Vincenzo Violante, che noi de Le Bombe di Vlad, abbiamo avuto il piacere di intervistare in quella che consideriamo una chiacchierata emozionante ed intrigante. Dalle parole di Vincenzo si evince tutto l’entusiasmo che c’è dietro a questa fantastica idea, che desta una certa curiosità.

Ciao Vincenzo, parlaci del vostro progetto: “Have Fan” come è nato e chi lo ha ideato?
Il nostro progetto affonda le proprie radici prima di tutto nella passione, nella voglia di condividere, di raccontare, di far sì che tutti possano vivere sulla propria pelle le emozioni che noi proviamo ogni settimana. Nasce dai freddi gradoni di uno stadio, dove è assiepato il calore di tanta gente innamorata. Nasce dai tanti viaggi per l’Italia e l’Europa, dalle tante volte in cui abbiamo detto: “No ragazzi, domenica c’è la partita”.

È un motore potentissimo – la passione – che non si spegnerà mai. Allo stesso tempo si sposa perfettamente con i pilastri del nostro tempo: la condivisione, il desiderio di conoscere, di sapere, di godere di uno sguardo privilegiato, di vivere insieme agli altri e avere con loro un contatto più prezioso di un semplice occhiolino strizzato online.
Siamo 4 tifosi, 4 ragazzi, del Nord e del Sud, appassionati, di sport e non solo. Ci siamo conosciuti per caso, abbiamo sposato l’idea sin da subito, condividendo valori che coincidono spesso con quelli sportivi: la voglia di fare, di creare valore, per noi e gli altri, il desiderio di portare a molti l’emozione di momenti che diventeranno ricordi indelebili“.

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Quali sono nello specifico gli obiettivi vi prefissate?
Il nostro obbiettivo è quello di trasformare ogni singolo evento sportivo in un’esperienza unica e indimenticabile. Il pubblico che assiste agli eventi sportivi sta cambiando molto, evolvendo. Le politiche attuate dai Club, il costante espandersi del turismo esperienziale, il desiderio sempre più marcato di partecipare, ha portato sempre più gente ad interessarsi di sport, in ogni sua manifestazione, a partire dagli eventi in cui esso è giocato. Così per il calcio, che da noi è importante alla stregua del pranzo di Natale in famiglia e delle vacanze di Ferragosto. Abbiamo pensato che tutta questa passione possa essere un valore aggiunto, da trasformare in un nuovo modo di raccontare luoghi, persone, riti. Questo è lo sport prima di tutto, espressione più concreta e sincera di una cultura. Noi vorremmo diventare il punto di riferimento per chiunque voglia vivere un’esperienza, culturale prima ancora che sportiva. Per coloro i quali vogliono viaggiare e conoscere da vicino, posti nuovi e diversi, attraverso gli occhi di chi, in modo spontaneo e coinvolgente, è in grado di trasmettere molto di sé e delle proprie tradizioni”.

Parliamo ora delle esperienze che avete già vissuto: svelaci aneddoti, curiosità e retroscena
Abbiamo già creato alcune esperienze in alcune città italiane in occasione delle partite di alcuni dei nostri Club: Napoli, Genoa, Juventus, Roma, Lazio. Siamo anche andati fuori dal nostro Paese per incontrare tifosi di altre squadre, conoscendo le loro storie e i loro riti. È stato bello trasmettere la nostra passione a persone che, per la prima volta, vivevano da vicino il nostro mondo. Così per un australiano in occasione di Genoa – Lazio dello scorso campionato, entusiasta di scoprire la storia del Grifone, arrivato con un cappellino giallo dei Wallabies e andato via con quello rossoblu del Genoa, divertito dai cori dei tifosi laziali e assorbito dall’atmosfera di Marassi, soprattutto dopo il gol del 2-1 a tempo scaduto. Una ragazza argentina e suo marito americano, a Torino durante Juventus – Empoli, partita noiosa resa anche meno interessante da uno stadio silente per la contestazione della Curva: hanno visitato il museo e ascoltato i racconti del loro host e subito dopo hanno conosciuto chi ogni domenica affolla quei gradoni e viaggia per sostenere la Juventus, in Italia e in Europa. A Napoli avevamo una ragazza dalla Romania che amava il Napoli e la Curva B e non vedeva l’ora di cantare tutti i cori, che tra l’altro conosceva a memoria, nonostante fosse la sua prima volta al San Paolo. 

Che siano tifosi che vivono all’estero, semplici appassionati di calcio o turisti in vacanza tutti sono entusiasti dell’esperienza perché gli permette di conoscere altre persone condividendo un momento come quello della partita. Immersione, immedesimazione, contatto, condivisione. Il modo migliore per conoscere ogni aspetto di qualcosa con così tanto da raccontare”.

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Tifoso/host: cosa ti senti di esprimere in base a questa esperienza che stai vivendo? 
Quando decidi di condividere una cosa così piena di emotività come il tifo e la passione per i propri colori, la sensazione è elettrizzante: qualcuno di lì a poco, grazie a te, vivrà da vicino ogni emozione che tu provi sulla tua pelle da anni. Grazie a te, vivrà un’esperienza unica. C’è un grande entusiasmo e il desiderio di voler condividere e spiegare il maggior numero di cose possibili: riti, luoghi, momenti particolari, cori, parole, attimi. Conosci ogni aspetto di ciò che ti circonda, non vedi l’ora di farlo sapere ai tuoi ospiti. Sei così catturato che quella sensazione elettrizzante diventa qualcosa di più, una specie di investitura sul fatto che non vi sia nessuno che conosce tutto quello meglio di te. Ti senti ascoltato, seguito, hai la costante sensazione che man mano che passa il tempo loro siano sempre più inseriti nel contesto e conoscano qualcosa di nuovo.

È bello poter raccontare di sé da questo punto di vista, attraverso la passione e l’amore per qualcosa che vale molto di più di un semplice hobby. È parte di noi, del posto in cui viviamo, delle persone che frequentiamo, delle cose che facciamo quotidianamente. È naturale e umano desiderare che molti altri possano vivere tutto questo così come facciamo noi”.

Il calcio come strumento di aggregazione: un’idea brillante, che suscita anche una certa emozione nelle tue parole…
È un piacere poter parlare di Have Fan e di quello che vorremmo diventasse un giorno non troppo lontano. Era solo un’idea in testa in una sera d’estate, il desiderio di creare qualcosa che potesse far conoscere a tutti il mondo che amiamo di più. Da amanti del pallone, troppo spesso sentiamo dire che lo stadio è un luogo dove non possono nascere valori positivi, che altro non è che un luogo dove molti decidono di sfogare le proprie frustrazioni. Niente di più sbagliato e lontano dalla verità. In ogni luogo dove si disputa un evento sportivo risiede sempre qualcosa di magico che si posa sugli spalti, mischiandosi tra la gente. È la voglia di emozionarsi, di lasciar spazio alla passione e credere che qualsiasi cosa possa realizzarsi, lì, proprio in quel momento, insieme a tutti gli altri.

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Per questo ci piacerebbe coinvolgere altri tifosi come noi, perché ognuno parli della propria passione e della propria squadra in modo diverso, personale. È divertente, è un modo per conoscere gente nuova, ma soprattutto un modo spontaneo e concreto di diventare ambasciatori della propria squadra e, perché no, guadagnare qualche cosa da spendere magari nel rinnovo del prossimo abbonamento!”

 

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Produttore Esecutivo in Mediaset per contenuti di informazione (hardnews e softnews), telegiornali e talk tv prime-time. Ho ideato il progetto LBDV e fondato la testata giornalistica. Sono amante del dubbio, socratico per formazione e mi piace guardare al di là delle apparenze tutto, le persone e la vita.

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