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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Cambiare per migliorare

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Allegri Juventus
Tempo di lettura: 3 minuti

L’analisi di Max Allegri nel dopo partita di CagliariJuventus è tanto impietosa quanto imperfetta.

“A fine primo tempo avrei dovuto cambiare tutti. Forse anche il sottoscritto”.

Non è mai elegante che un allenatore scarichi tutte le responsabilità dell’accaduto sui suoi uomini e, nel contempo, si auto assolva in pieno.

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Tantomeno che faccia finta di fare autocritica, riservandosi un dubbio solo su sé stesso.

Infine che dia per scontato che basti avvicendare le persone per avere un risultato positivo.

Sul punto ammoniva saggiamente lo statista Winston Churchill (1874 – 1965): “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”.

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Nel caso di specie è inutile ruotare di continuo giocatori se poi i subentrati hanno gli stessi atteggiamenti dei precedessori.

La ricerca di progressi parte dal mutamento di mentalità per arrivare alla metamorfosi dell’esito.

Cambiare per migliorare.

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Quarantacinque minuti da incubo

L’ineffabile mister toscano, a corto ormai sia di risorse che di faccia tosta, prova a rimescolare le carte.

In occasione della trasferta in Sardegna ripesca due comprimari finora piuttosto in ombra, l’argentino Alcaraz e lo statunitense Weah, e li lancia a sorpresa dal primo minuto.

Non che punti sulla loro voglia di mettersi in mostra, beninteso.

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Né che miri a pungolare l’orgoglio dei titolari che hanno sostituito.

Semplicemente sta raschiando il fondo del barile, non ha più conigli da tirare fuori dal suo cilindro.

Butta nella mischia chi finora ha giocato di meno sperando che il cocktail di sua invenzione sia bevibile o, quantomeno, indigesto per gli avversari.

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Il problema è che si trova di fronte una squadra in piena lotta per la salvezza.

Al Cagliari i punti servono come il pane, non c’è spazio per esitazioni o sofismi.

E mettono in campo tutta la loro rabbia, travolgendo i bianconeri per un primo tempo da incubo.

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Sempre primi sul pallone, sempre con il pallino del gioco in mano.

I sardi travolgono la Juventus sotto tutti gli aspetti, i primi a naufragare sono proprio il mediano e il terzino.

All’intervallo due reti di passivo per i bianconeri e morale sotto i tacchi. Si spera solo che la lezione sia servita, non basta  solo cambiare per migliorare.

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Veterani in affanno

Ma chi pensa che il disastro attuale sia tutto da imputare ai due novizi è in errore.

Il buon Alcaraz non ha speranze di giocare con profitto se inserito all’ultimo in un centrocampo già fisiologicamente disorganizzato.

Allo stesso modo non si può pretendere che il figlio d’arte Weah divori fascia ed avversari se non gli arriva mai un pallone gestibile.

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I problemi strutturali della Juventus non possono essere risolti  da due ragazzi che non hanno altro da offrire se non la loro esuberante fisicità.

E, comunque, a trarre d’impaccio la squadra in situazioni difficili dovrebbero pensarci i veterani. Dovrebbero, appunto.

A Cagliari anche loro hanno lasciato molto a desiderare, storditi dai continui raid verso la propria area degli indiavolati sardi.

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Due rigori subiti e molti altri rischi corsi danno l’idea di come i senatori della difesa bianconera siano stati parecchio in affanno.

E siano rientrati negli spogliatoi a testa bassa, esattamente come il loro allenatore.

Tutti in cerca di una soluzione per invertire la rotta. Cambiare per migliorare.

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Squilli di tromba

Alla ripresa del gioco ci si aspetta la riscossa bianconera.

Preannunciata da qualcuno che si assuma la responsabilità di dare un segnale.

E a squillare la tromba è Dusan Vlahovic. Il centravanti serbo, l’uomo da 80 milioni di euro, si decide a prendere per mano i compagni.

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Non può rinnegare di colpo sé stesso e, quindi, non si fa mancare l’ormai consueta rete annullata per fuorigioco millimetrico.

Ma si riscatta immediatamente con la mirabile punizione (di destro!) che riapre i giochi e rimette al mondo la sua squadra.

Non sarà un maestro di estetica, non sarà (ancora) un implacabile cecchino da area di rigore ma, nei momenti decisivi, la sua firma non la fa mancare.

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E sta imparando anche a variare il repertorio dei suoi colpi.

Un esempio di evoluzione per tutti. Cambiare per migliorare

Obiettivo minimo

Sin dal primo minuto della ripresa è in campo il giovane turco Yildiz.

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Sono note le sue qualità tecniche, ancor di più la sua reputazione. Si dice che possa mutare l’andamento di una partita in qualsiasi momento. Sembra una esagerazione ma le sue potenzialità lasciano intravedere doti da predestinato.

Ma, giustamente, ci si domanda se affidarsi a un diciottenne non sia la mossa della disperazione. E se lui sia pronto per il ruolo di uomo guida.

In attesa di schierarlo titolare ad ogni incontro, magari con il numero dieci sulla schiena, lo si usa come jolly da tirar fuori nei momenti complicati. Con una sua invenzione ci potrebbe scappare persino una vittoria.

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In questo caso un suo cross vale almeno il pareggio. Obiettivo minimo raggiunto, un punto in più in classifica e qualche nube di meno all’orizzonte.

Certo, per avere un futuro completamente diverso, c’è da variare completamente registro.

E da ogni prospettiva.

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Cambiare per migliorare.

(Foto: Depositphotos)

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