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Caso Calcioscommesse: troppo semplice piangere quando si è scoperti

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Gosens Inter Fagioli Juventus
Tempo di lettura: 4 minuti

Nell’ultima settimana la nuova ondata di Calcioscommesse ha attirato l’attenzione di tutti i media nazionali e dei tifosi. Dopo le rivelazioni di Fabrizio Corona e gli avvisi di garanzia della Procura di Torino è infatti partita la caccia alle streghe, con coloro che sono stati scoperti che non ci hanno pensato due volte a patteggiare (giustamente) e a nascondersi dietro la giustificazione della ludopatia.

NICOLO’ FAGIOLI, IL PAZIENTE ZERO

Il primo a parlare è stato Nicolò Fagioli, indicato da Corona già mesi fa. Nel suo interrogatorio alla Procura di Torino ha svuotato il sacco, optando per il patteggiamento per evitare una squalifica che sarebbe potuta essere ben più lunga. Come riportato da Tuttosport, il quale ha rivelato il contenuto della deposizione del ragazzo, il centrocampista della Juventus avrebbe scaricato parte delle colpe su Tonali, il quale in primis gli avrebbe fatto scoprire i siti di betting illegali.

La scelta di parlare ha permesso all’ex Cremonese di essere condannato a 12 mesi di squalifica, di cui 5 commutati in prescrizioni alternative. Il ragazzo dovrà quindi svolgere un percorso di cura dalla durata di 6 mesi oltre a prendere parte ad almeno 10 incontri pubblici presso Associazioni sportive dilettantistiche, Centri federali territoriali e Centri per il recupero dalla dipendenza dal gioco d’azzardo. La principale colpa di Fagioli sarebbe quella di aver scommesso su partite di calcio, anche se a detta del ragazzo esse non avrebbero mai coinvolto la Juventus e la Cremonese

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ANCHE TONALI CONFESSA

Ben più grave è il caso di Sandro Tonali. Il ragazzo, sentito dalla Procura di Torino, si è autodenunciato, ammettendo le scommesse sul calcio ma soprattutto sul Milan, cosa ben più grave in quanto si potrebbe sfociare in illecito sportivo. A salvare il ragazzo sarebbe però il fatto che le puntate sui rossoneri sarebbero arrivate sempre con lui non in campo, mantenendo l’illecito nell’ambito delle scommesse calcistiche. Per l’ex Brescia comunque, se ciò dovesse essere confermato, si prospetta una punizione ben più severa, con una squalifica sul campo di 12 mesi ai quali se ne aggiungerebbero 6 di prescrizione.

E ZANIOLO?

Resta ancora il punto interrogativo per quel che riguarda la situazione di Nicolò Zaniolo. L’ex Roma al momento porta avanti una linea difensiva basata sull’aver utilizzato siti illegali sì, ma solo per giocare a carte, affermando inoltre di non sapere fossero illeciti. Per scoprire di più serviranno i contenuti delle chat, i quali arriveranno solo dopo il weekend, anche se da parte sua il ragazzo pare essere convinto della propria innocenza. Solo il tempo potrà svelare la verità, anche se il carattere del giovane, da sempre vendutosi come un “bad boy“, fa pensare ci possa essere sotto ben altro.

E’ DAVVERO LUDOPATIA?

Ora, nessuno vuole mettere in dubbio la gravità della situazione o sminuire un problema serio come la ludopatia, la quale secondo i dati Nomisma colpisce ben 1,5 milioni di italiani. Da parte sua Fagioli ha inoltre già ammesso di aver chiuso con il gioco e di aver intrapreso un percorso di cura per uscire da questa situazione. Appaiono invece molto più delle “lacrime di coccodrillo” quelle di Sandro Tonali, il quale ha ammesso il problema solo dopo essere finito in mezzo alla bufera. E se da una parte il comportamento di Zaniolo appare sicuramente non uno dei migliori, allo stesso modo però anche l’appello di Sandrino alla ludopatia pare più un modo per impietosire l’opinione pubblica e la Procura che una vera e propria ammissione di colpa.

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Ad abbracciare tale visione è stato anche il celebre giornalista di Sky Sport, Fabio Caressa, il quale ha dichiarato: “Sento parlare di ludopatia ma non è che se uno gioca è ludopatico. C’è una serie di cose che devono andare al posto giusto per definire la ludopatia, non è semplice perché questa è una dipendenza psicologica ed è difficile da dimostrare“. E mentre da un lato il padre di Fagioli attacca l’agente del figlio, affermando che sarebbe sua responsabilità tutelare il ragazzo dalle scommesse, e dall’altro qualcuno si scaglia contro l’educazione fornita dal genitore al figlio, personalmente trovo che la colpa ricada principalmente sul giovane. Come affermato dallo stesso Fagioli infatti, fin da giovani i calciatori prendono parte a corsi in cui gli viene spiegata la gravità dello scommettere sul calcio e nonostante ciò molti lo fanno comunque. Insomma “mal che si vuole non duole“.

In attesa di saperne di più sulla questione è anche importante compiere una riflessione che si sposti dal semplice pietismo, anche per non sminuire chi soffre di ludopatia sul serio e tutti con loro che si sono rovinati la vita per il gioco.

(Foto: Depositphotos).

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