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ANGOLO JUVENTUS – Allenatore o dirigente?

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Innanzitutto sfatiamo un mito. La figura del manager all’inglese, l’allenatore che opera anche sul mercato come dirigente, in realtà non è mai stata una costante del calcio d’Oltremanica. Persino il leggendario Sir Alex Ferguson, per quasi un trentennio plenipotenziario del Manchester United, oltre a rappresentare la classica eccezione alla regola, ha spesso delegato a terzi il lavoro sul campo e/o l’assemblaggio della rosa. In Italia non è previsto un profilo del genere nei quadri societari, si è sempre preferito separare nettamente la gestione tecnica dall’amministrazione finanziaria. Per questo l’attuale posizione di Max Allegri, trainer della Juventus con facoltà di intervento sulla composizione del gruppo, presenta degli insoliti margini di ambiguità. Allenatore o dirigente?

Dopo la catastrofe

Nell’ambiente bianconero c’è stima per il tecnico livornese. Allo scoppiare della bufera innescata dalle inchieste giudiziarie avrebbe potuto seguire l’esempio della precedente dirigenza e dimettersi, abbandonando squadra e società al loro Destino. Ha scelto di rimanere e di continuare il suo lavoro in condizioni difficili, anche facendo da parafulmine alle responsabilità altrui. E’ riuscito, nonostante tutto, a condurre il gruppo alla qualificazione in Champion’s League (poi vanificata dalla penalizzazione inflitta dalla giustizia sportiva). Ha dimostrato di sapersi muovere anche in ambiti diversi dal campo di allenamento, corroborando cosi la sua mai nascosta ambizione di diventare qualcosa di più di un coach ordinario. E il nuovo C. d. A. della Juventus ha deciso di assecondare le sue velleità manageriali. Allenatore o dirigente?

Il curriculum non conta

A fare le spese per primo del nuovo status quo è stato Leonardo Bonucci (cfr. http://ANGOLO JUVENTUS – Il potere logora chi non ce l’ha). Il difensore, capitano della squadra data la sua lunga militanza, è stato brutalmente messo fuori rosa ad inizio ritiro. A comunicargli la notizia è stato il neo dirigente Cristiano Giuntoli (cfr. http://ANGOLO JUVENTUS – Il tagliatore di teste) ma la sua defenestrazione era stata decisa già parecchio tempo prima da Allegri. Un tale, netto colpo di spugna sul prestigioso curriculum in bianconero di Bonucci ha motivazioni più contabili che tecniche. A pesare sugli equilibri non era tanto il ridotto apporto alla causa sul terreno da gioco quanto l’entità dello stipendio. In altre parole, era molto più ingombrante l’ingaggio del giocatore che la sua presenza nello spogliatoio. Da qui la decisione di emarginarlo per spingerlo ad andar via e alleggerire il bilancio della voce a lui dedicata. Una logica cinica, più adatta a un uomo da scrivania che ad uno da campo. Allenatore o dirigente?

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Non esistono gli indispensabili

Il nuovo metro universale di paragone in vigore alla Continassa non risparmia nessuno. Neanche Paul Pogba (cfr. http://ANGOLO JUVENTUS – Il gambero Paul ), uno che aveva la nomea di indispensabile. Il centrocampista francese, ormai abbonato fisso all’infermeria, ha centellinato le sue prestazioni con il bilancino del farmacista. La presenza è impalpabile, l’incidenza sulle sorti della squadra nulla, la somma da versargli un macigno insostenibile. Il tecnico ha fatto sapere che non si sarebbe opposto a una sua cessione, ha sperimentato varie alternative nel suo ruolo, si è rassegnato, infine, ad un suo impiego part-time. Allegri, in attesa di vederci chiaro sulle sue effettive condizioni, gli riserva piccoli scampoli di partita, gli impone di evitare i contrasti troppo rudi, lo fa girare al largo dagli avversari più fallosi. Ma l’impressione è che, più che a recuperare Paul per farne il fulcro del suo gioco, si preoccupi di evitare un nuovo infortunio che gli impedirebbe di giocare quel tanto che basta da rivalutarsi. L’obiettivo primario è quello di riuscire a collocarlo l’anno prossimo sul mercato ad una cifra interessante. A chi affidare la sua maglia è una questione secondaria. Allenatore o dirigente?

Questo è il sostituto

Una simile linea di condotta arriva al paradosso nel caso di Dusan Vlahovic. Il centravanti serbo, 23 anni e una carriera davanti, ha trascorso l’estate leggendo sui giornali il nome del suo sostituto. Si tratta di Romelu Lukaku (cfr. http://ANGOLO JUVENTUS – Beghe di quartiere), attaccante trentenne del Chelsea con varie stagioni agonistiche sulle spalle. Dal punto di vista tecnico è lampante che uno scambio del genere è una follia, soprattutto vedendolo in prospettiva. Ma i pensieri che si agitano nella testa di Allegri sono di ben altra natura.  Vlahovic avrà anche un grande futuro davanti ed è probabile che ci siano caterve di gol nel suo avvenire. Ma, per adesso, di certo c’è solo il cospicuo ingaggio che la società deve corrispondergli. Non è meglio che ad investire su di lui sia un’altra squadra, magari aggiungendo un robusto conguaglio al cartellino di Lukaku, giusto per aggiustare i conti? L’analisi ragionieristica della situazione ribalta completamente la percezione dell’affare. Allenatore o dirigente?

Cambio di pelle

Direttamente collegata alla vicenda dell’attaccante è quella di Federico Chiesa. Anche l’ex ala della Fiorentina viene da stagioni travagliate, tra infortuni ed incomprensioni con il tecnico. Allegri si sarebbe volentieri disfatto di lui, il giocatore avrebbe cambiato aria di buon grado. Ma l’offerta giusta non è arrivata, i due sono costretti a convivere almeno per un’altra stagione. La società ha chiesto al coach di rilanciarlo, la strategia scelta è il cambio di ruolo. Non più esterno a tutta fascia ma seconda punta in linea con Vlahovic. Un cambio di pelle per Federico, non ha mai giocato in quella posizione. L’idea è che, in quel ruolo, abbia nelle gambe almeno 15-16 reti a campionato, utili a spacciarlo per implacabile uomo gol e rivenderlo al prezzo desiderato al miglior offerente. In aggiunta la nuova collocazione dovrebbe metterlo in grado di fornire un buon numero di assist al compagno di reparto, buoni per riverniciare anche la sua immagine di prolifico bomber. E propedeutici, of course, a una sua remunerativa cessione. La società pianifica, Allegri esegue diligentemente. Allenatore o manager?

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