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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Pane e veleno

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Forse conviene cominciare dalla fine, ovvero dalla telefonata della famiglia in viva voce, alle 8.01 spaccate, precisi come la mazzata tra capo e collo che tutta la tifoseria juventina si aspettava di ricevere, magari forse non così forte. “Si mangia pane e veleno?”: Totò già sapeva, e da qualche parte starà sorridendo, a vedere il Napoli a nove punti, e la Juve nella parte bassa e destra della classifica. Solo veleno Pasquà, scende lentamente come una flebo di fisiologica, una tremenda goccia cinese che ci sta rosicchiando il neurone bianconero, fortunato chi ne ha solo uno.

Napoli-Juve non è un rivalità, non può esserci rivalità visto l’abisso che divide le due compagini a livello di sala trofei. È un antagonismo, probabilmente cresciuto negli anni perché come è mai possibile che una squadra di Torino possa avere una quantità così abnorme di tifosi campani, napoletani, di qualunque parte d’Italia, con buona pace delle strane convizioni di Spalletti che probabilmente conosce ben poco la geografia dei fan club della Signora. Ma non lasciamoci crucciare, né da questo strano senso della misura, né dagli striscioni beceri che campeggiano davanti allo Stadio Maradona, né dagli insulti e dai clacson che accolgono i nostri ragazzi all’hotel Parker’s.

Non lasciamoci prendere dalla dolcezza dei ricordi, degli odori e dei rumori: nella personale classifica di chi scrive, il silenzio dell’allora San Paolo al goal di Higuain in maglia bianconera, gialla per l’occasione, conquista di diritto il posto d’onore tra i suoni più belli che queste orecchie abbiano mai udito, subito dopo la voce di Chris Cornell e il rumore dell’aglio che sfrigola in padella.

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E passi anche il presentarsi ad una sfida già importante senza i sudamericani, chissà se si sono ripresi dal jet lag. Insomma a Napoli ci andiamo zoppi e tagliuzzati, ma con l’impressione di poter ancora combinare qualcosa. Mister Allegri è stato chiaro, siamo in 11 almeno? Sì siamo in undici, ma non è che siamo proprio tranquillissimi. Ed in effetti ci servono un po’ di minuti per prendere le misure di questo match, una buona idea sarebbe quella di puntare tutto sull’effetto fuso orario che potrebbe aver colpito Ospina, ma stiamo parlando col portiere sbagliato.

Dopo i primi minuti di pieno controllo del Napoli, l’occasione per il vantaggio arriva di gran carriera dalla Grecia, perché Manolas ci regala lo stop più insulso della storia dei difensori, e Alvaro Morata non è proprio uno che certe occasioni se le fa scappare. Dodicesimo minuto e le misure cominciano a quadrare, lo spagnolo non perde occasione né per presentarsi dalle parti di Ospina né per difendere quando si fa necessaria la sua presenza. È attaccante generoso, accompagnato da una discreta prestazione di Federico Bernardeschi (state tranquilli, non è stata tutta così la partita), e da Kulusevski che accompagna piacevolmente gli strappi di Locatelli, l’uomo in grado di alzare del 100% il tasso di verticalizzazione di questa squadra.

Non che il Napoli non faccia sentire la sua presenza, ma nessuno è ancora riuscito ad impensierire il portiere polacco. Anche perché diciamocelo, riesce ad impensierirsi benissimo da solo. Insigne alla quattrocentesima presenza in maglia azzurra tenta il colpaccio su cui mettere il suo nome, ma Szczesny ci piazza le mani, riesce anche a neutralizzare il tiro dell’attaccante azzurro. Solo che nei decimi di secondo successivi mi torna in mente come un flash un bel nomignolo che da bambini affibbiavamo a chi si faceva scappar sempre il pallone dalle mani, per non utilizzare termini poco ortodossi lo definiremo mani di cioccolata. Le mani di cioccolata di Tek non riescono a tener fermo il pallone, e per Politano è un gioco da ragazzi insaccare.

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Siamo completamente in quello stile che ormai da anni contraddistingue le partite di questa squadra: primo tempo in controllo pressoché totale, goal, calciatori galvanizzati. Secondo tempo, assunti da Dario Argento, tempo indeterminato.

Allegri butta dentro De Ligt per Pellegrini alla sua prima apparizione, poi Ramsey per McKennie, poi si gioca la carta Kean, fresco di doppietta in nazionale contro la Lituania. Si sprecano le preghiere, ma per stasera San Gennaro ha dimenticato di esser nato a Benevento. Kean sbaglia decisamente porta, sorprende con un colpo di testa Szczesny, il quale si trova costretto a fare uno strano movimento per difendere almeno il pareggio. Inutile constatare come l’ironia della sorte si stia veramente sprecando, con Koulibaly che appoggia in rete con una facilità disarmante.

A Torino a bocca asciutta, con la Champions che comincia a fiatare sul collo. Vi ricordate la storia delle facce pallide contro il Malmoe? Vorrei non sapere il perché, ma mi sento già così.

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