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ÇA VA SANS DIRE – La Dea Campionessa

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Ca va sans dire Ciro Romano
Tempo di lettura: 3 minuti

Avvolta nel Peloponneso da cime inaccessibili, giace nascosta l’Arcadia.
Seduce gli occhi e disperde tristezza: onestamente? Un postaccio. Millenaria cornice a lune di miele tra pecore e pastori, assurse a topos utopistico ed i Classici tramandarono l’Idillio.

Regnó in Arcadia Iaso: il buzzurro prese in sposa Climene, sfortunata figlia di Oceano, destinata dalle Parche all’entroterra. Abituato alle pecore, Iaso la trovó irresistibile. Ne scaturì un forsennato amplesso, terminato allorquando la sposa si scoprì incinta. Le larghe vedute di Iaso:

Se è maschio lo tengo, sennó niente.. 

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Nacque una femminuccia, Atalanta: talmente graziosa che fu abbandonata sul Monte Pelio. L’Arcadia, posto meraviglioso! Gli dei, per solito indifferenti alla bestialità dei mortali, ebbero a sdegnarsi. Artemide, non esattamente adusa alle buone azioni, mandò in soccorso un’orsa ad allattarla: la salvarono i cacciatori.
Atalanta esibì presto eccellenti doti atletiche e venatorie. Crebbe tuttavia con un grosso difetto: si fissó con la verginità e rimase inviolata. Incrociò i Centauri, per dire: Ileo e Reco, avvezzi alle pecore, le saltarono in groppa. Atalanta li passò da parte a parte.

Conquistò la gloria per la cattura del Cinghiale Calidonio, che non scampò allo strapotere fisico della fanciulla. L’eco dell’impresa giunse al padre Iaso, che a quel punto reputó di riconoscerla. Un attimo dopo, peraltro, prese ad assillarla perchè si sposasse: un oracolo aveva predetto ad Atalanta che, con la verginità, avrebbe perso pure le sue abilità. Sicura dei propri mezzi, organizzò una gara di corsa. La posta era altissima:

Se mi batti ti sposo: sennò ti uccido.

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Atleta straripante, battè tutti tanne Ippomene, che la confuse con le mele d’oro del Giardino delle Esperidi, gentile omaggio di Afrodite, dea degli schiattigli. Atalanta capitolò e leale ai patti si sposò. Le nozze, come predetto dall’oracolo, posero fine alla carriera della più grande atleta del mondo antico.

Non alla sua fama, che attraversò i secoli e le montagne, giungendo alle valli bergamasche. Dove, nel 1907, viene battezzata col suo nome una Polisportiva. La cui squadra di calcio verrà simboleggiata da una ragazza dalla chioma fluente rivolta al vento. Una profezia.

 

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La profezia si avvera negli Anni Ottanta: una folta chioma bionda fa impazzire il Brumana. Tutta Bergamo ai piedi di Marisa. La chiamavano così: Marisa. Per i suoi capelli lunghi, per i suoi occhi azzurri, per i suoi modi gentili. Soprattutto per l’ignoranza delle valli bergamasche.

Caracollava maestosa per il campo, Marisa, ma la prima non fu un’annata felice. Impiegata in ogni ruolo, obbediva. Si dava da fare. Non mollava mai. Ma continuavano a chiamarla Marisa. La squadra retrocesse, Marisa si intristì, quand’ecco l’allenatore coi baffi. In un afoso pomeriggio di giugno, si incontrarono sul prato dello stadio. Marisa, sdraiata per terra, confessò di voler tornare a casa. Il mister la guardò negli occhi e rispose:

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Sei il capitano della tua Nazionale, sarai il capitano della mia squadra. La squadra sarà costruita attorno a te.

Con curiosità, quasi con timore, poi con fiducia Marisa accetta.
La nuova stagione parte con l’amichevole. Il Capitano entra in campo con piglio da leader. Sugli spalti, l’ironia bergamasca trascende:

Marisa svegliati!

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Guarda verso le tribune e scavalca la rete di recinzione. Prende il tipo per il bavero e gli grida in faccia:

Io sono Glenn, Glenn Stromberg. Capitano della Svezia e dell’Atalanta. Non lo dimentichi mai. Né lei, né tutti gli altri.

Riscavalca la rete e corre verso l’allenatore coi baffi. Mondonico gli sorride e la storia ha inizio. Ancora oggi, a Bergamo, più d’uno, quando incontra Glenn, arrossisce di vergogna.

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Narrava l’Arcadia che i leoni non si accoppiassero fra loro. Atalanta si sposò, conobbe il sesso e si riscoprì ninfomane. Aprì le cosce, non seppe più richiuderle. Un brutto giorno, le aprì nel tempio di Zeus: Afrodite, Dea delle Stronze, decise di punirla. Con raffinata cattiveria, la trasformò col marito in leone, privandola per sempre dei piaceri della carne.

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L’Atalanta ricomincia l’avventura in Champions League: l’Italia pallonara le strizza l’occhio. Cimento complicato, quanto o forse più del Cinghiale Calidonio, ma il destino dei nerazzurri sta tutto nelle sembianze della Dea. Atleta straordinaria dalla lunga chioma ed al contempo leone schiumante voglia.

Si fondano le due anime di Atalanta, si tenti l’impresa.

Undici Stromberg. Undici Leoni.

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