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ZONA CESARINI – El Nueve

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Piccola recensione di un grandissimo documentario, presentato lo scorso anno al Festival di Roma (ora su Amazon Prime), fatta da un piccolissimo opinionista e pecoreccio critico cinematografico.
Naturalmente per me, appassionato di calcio e perciò romanista (non il contrario che sembra scontato ma non lo è), anche solo l’argomento non si derubrica a semplice tecnica registica o struttura narrativa, ma comprende un’emotività e un romanticismo che tocca il cuore.
Il 42enne Pablo Benedetti, a dispetto del nome di battesimo nato a Montecatini, coglie nel segno. A una tecnica narrativa impeccabile e a una costruzione lineare aggiunge mezzi tecnici importanti con una fotografia degna dei grandi schermi a cui andrebbe destinato, ma non trascura l’emotivo, senza però cadere nello stucchevole, strada ben più semplice.
In questo è aiutato dal protagonista, che sullo schermo è come era in campo: carisma puro, una star degna delle produzioni americane, anche laddove il dialogo non c’è o la malinconia lo rallenta. Sullo schermo non c’è altro che lui. Ha un’altra carriera volendo, ma pare che questo sia il sogno del primogenito. Ricordo bene quando Gabriel giocava,  ai miei occhi un suo gol era diverso da quello di un altro. Quando si gonfiava la rete era come se si sprigionasse un’onda propulsiva che spaccava l’aria (una sensazione simile oggi me la dà Ibrahimovic, altra figura di carisma mostruoso, seppur diversissimo nel carattere).
GRANDE POTENZA MA ZERO TECNICA
Si parte dai suoi esordi, ma soprattutto dalla sua passione per la pallavolo, mai avrebbe pensato che il calcio fosse un lavoro. Quasi per caso finisce ai Newell’s Old Boy dove, con grande difficoltà, dovrà dire a suo padre che non proseguirà gli studi a cui teneva. Arriva in Nazionale senza impegno (per sua stessa ammissione) in due anni, attraversando la “striscia di Gaza” River (1989) e Boca (1990). “Avevo grande potenza, ma zero tecnica”. In Nazionale arriva il sogno di venire in Italia, perchè ormai quello è un lavoro e il posto più bello dove farlo, nei 90, è l’Italia. L’amico procuratore gli fa una promessa: “Fai 5 gol in questa Coppa America e ti ci porto”. Detto fatto, 5 gol e Coppa all’ Albiceleste.
FIRENZE
Batistuta è Firenze. La sua vita è lì. Sulla Roma si fa un accenno (peraltro molto scenografico), perchè per Bati è il trofeo più importante della carriera, fortemente cercato e trovato con grandi sacrifici, non ultimo lasciare casa sua. Forse un romanista storcerà la bocca e penserà all’ingratitudine, ma preferisco gli uomini sinceri che non rinnegano la loro casa. Poi si ragionasse su un grande campione che mentre si festeggiava lo scudetto al Circo Massimo, invece della gloria di un palco, ha preferito parrucca e cappellone per stare in mezzo ai tifosi con la moglie (e Marcone Del Vecchio). Non è da tutti.
Immagini toccanti in giro per Firenze, nel centro sportivo, il golf con Antognoni. Se fossi fiorentino, morirei in quello spezzone, i ricordi dei dubbi con la moglie Irina, la paura di lasciare quell’amore, le conversazioni con Toldo. Ma Firenze non può dargli la sua ambizione e quando a questo si aggiungono alcune concessioni fuori dalle regole (a Edmundo fu permesso di andare al Carnevale di Rio, senza penalità), Bati decide e, per mia fortuna, decide bene.
Tutta la parte successiva relativa al calvario delle sue caviglie è straziante (anche Totti nel suo libro ricorda come Batigol soffrisse già quell’anno e spesso dovette fare infiltrazioni), tanto quanto è benefica la serenità che traspare dai luoghi dove si isola e dalla sua facenda, riempita dalla sua famiglia. Pensare a questo immenso giocatore che valutava la possibilità di tagliarsi i piedi dal dolore… Già ho detto troppo, andate a vederlo.
Non starò qui a proporre i suoi gol, perchè sono di uso comune, basta you tube per sognare, ma mai un acquisto della Roma mi provocò l’emozione che mi ha dato Bati, il Re Leone, campione e uomo. Dal documentario, oltre al mito appare quello, l’uomo, senza il quale il campione non può esistere. Per me Batistuta, già a Firenze sia chiaro, era il sinonimo di numero 9.
Parlando di 9 puri prima è venuto Van Basten (ci mancherebbe), poi è venuto Batistuta e poi… poi tanti altri. Che è un pò come dire nessuno.
SCHEDA TECNICA
Regia: Pablo Benedetti
Anno:: 2019
Durata: 90′
Genere: biografico/sportivo
Paese: Italia
Produzione: SenseMedia
Distribuzione: ZENIT DISTRIBUTION

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