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#LBDV – Basta retorica, il Governo ha bisogno del Calcio

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Ormai ci siamo, la famosa fase 2 sembra essere alle porte. Dopo quasi due mesi di quarantena forzata il paese è pronto a ripartire. Lo farà, ovviamente, con tutte le precauzioni del caso, rispettando ormai i dogmi che noi tutti abbiamo imparato a memoria, bombardati ogni giorno da spot televisivi e non solo: lavarsi spesso le mani, un metro di distanza, guanti e mascherine. 

L’Italia è pronta, nonostante i contagi non siano mai scesi sotto i 2000, nonostante i morti non siano mai scesi sotto i 400. Ma i virologi, e soprattutto gli economisti, dicono che è arrivato il momento di riprenderci la nostra vita e di ridare nuova linfa all’economia del nostro paese.

Un’economia che – per forza di cose – subirà, però, un danno ingente, soprattutto in alcuni settori come ad esempio il turismo, che non riesce a vedere ancora la luce in fondo al tunnel. Ma qui noi non parliamo di economia, non parliamo di problemi sociali, e certamente non saremmo noi a trovare le soluzioni per far ripartire il nostro paese.

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Noi parliamo, o almeno cerchiamo di farlo, di calcio. Quello giocato o, ancora più spesso, quello vissuto dietro le quinte, come il calciomercato. Ma in questo momento, così come per il settore turistico, anche il mondo del pallone è avvolto tra le nubi.

Il governo, che sta lavorando duramente a causa di un’emergenza senza precedenti, sta forse mettendo da parte i due settori più ‘ricchi’, i settori che, insieme, valgono quasi il 20% del Pil italiano.

“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, recita così l’articolo uno della Costituzione italiana. Ed il mondo del calcio, per quanto esso rappresenti uno sport, è pur sempre un lavoro. Un lavoro che frutta alle casse dello stato in media  circa un miliardo di euro all’anno. Un lavoro che al suo interno non vede solo il Cristiano Ronaldo di turno, ma un mondo più piccolo, silenzioso, che attende di conoscere il proprio futuro.

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Il 4 maggio dovrebbe partire la fase 2: il settore del turismo al momento non sa come dovrà ripartire, i club del nostro campionato non sanno se potranno iniziare ad organizzare quantomeno gli allenamenti. Forse è arrivato il momento di dare risposte, di far ripartire quel famoso giocattolo che non ‘arricchisce’ solo calciatori, dirigenti e club, ma anche lo Stato italiano che sta dimostrando di essere immobile, difronte ad uno dei suoi maggiori fornitori di Euro. 

La Nazione ha bisogno di ripartire, ha bisogno delle sue distrazioni. La salute fisica viene prima di tutto – ci mancherebbe – ma probabilmente è arrivato anche il momento di preoccuparsi della salute mentale dei cittadini. Ed il calcio potrebbe rappresentare quella giusta distrazione dai problemi di vita quotidiana causati da questo terribile virus.

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