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Zielu: enfant (mai) prodige?

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Succede abbastanza spesso che si consigli – a chi ha voglia di ricominciare dopo un periodo un po’ triste – di indossare l’abito migliore che si ha nell’armadio ed utilizzare l’arma più potente di cui si dispone: un bel sorriso sulle labbra con cui andare in giro.

E’ forse questo il motivo per cui non appena l’emergenza sanitaria pare aver allentato (speriamo definitivamente) la sua morsa, il Napoli di Aurelio De Laurentiis sta per annunciare, per quel che si sussurra, il rinnovo dei contratti di Dries Mertens e… Piotr Zielinski.

Gli azzurri, pare, riprenderanno da qui.

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E ripartire (al di là dello straordinario folletto belga) da uno come il giovane polacco non è esattamente una cattiva idea, considerando la capacità che ha, palla al piede, di ribaltare l’azione da difensiva in offensiva e cambiare, spesso, l’inerzia della partita.

Sono circa dieci anni ormai (vale a dire da quando un biondo ragazzino, proveniente da un impronunciabile paesino di poco più di ventimila abitanti, è arrivato in Italia, a Udine, città cinque volte più grande), che non si riesce a scrivere su qualsiasi motore di ricerca sul web il cognome “Zielinski” senza veder comparire accanto aggettivi come “promettente” o “predestinato” o locuzioni quali “enfant prodige” e “potenziale top-player”.

Vivere carichi di aspettative da parte di coloro che si hanno intorno, si sa, non è facile. Nello sport, poi, coi riflettori puntati addosso, ancora più rischioso.

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D’altronde chi è nato in un posto (Zabkowice Slaskie) che in tedesco è tradotto “Frankenstein”, tutto ciò non può che aspettarselo. Perché il “mostro” letterario di Mary Shelley è stato reso ancor più immortale dall’omonimo film, nella cui pellicola prende vita a causa di un fulmine e diventa quasi invincibile.

Esattamente come accadeva assai spesso al Napoli di Maurizio Sarri, talvolta a quello di Carlo Ancelotti e che di frequente accade a quello di Gennaro Gattuso, dove le accelerazioni improvvise di Piotr Zielinski servivano e servono proprio a dare una scossa, più utili di un distributore di carburante non segnalato nel momento in cui il serbatoio dell’auto indica una spia rossa costantemente accesa.

Nella vita, si sa, le delusioni sono legate alle aspettative e queste ultime dipendono dai desideri. Chi, dunque, si dice deluso dal talento finora mai del tutto esploso del polacco, lo fa perché in realtà ha in lui grandissime aspettative, legate al desiderio di vederlo arrivare il più in alto possibile.

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Il vero amore”, ha scritto però Saint-Exupery, “comincia quando non ci si aspetta nulla in cambio”.

Difficile scriverlo e prima ancora pensarlo quando si parla di un giovanotto chiamato nella vita a dare a calci ad un pallone, ma il giorno del venticinquesimo compleanno di Piotr Zielinski è, per tutti, il giorno della consapevolezza.

Perché si è chiesto tanto, sino ad oggi, ad un campioncino che – ancora – non aveva vissuto neppure un quarto di secolo.

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Un ragazzo capace di usare indifferentemente il piede destro e quello sinistro, in un’ambidestria che – per naturalezza – racconta caratteristiche che storicamente sono appartenute, ad esempio, a Leonardo Da Vinci, riconosciuto come “genio” per antonomasia.

Chi ha visto in campo Zielinski per almeno dieci partite è accomunato dallo stesso sentimento: la tentazione diffusa di implorarne la sostituzione se la squadra non gira (essendo facile dare ad uno come lui la colpa), il compiacimento alla fine per non averlo fatto, ringraziandolo per il gol insperato, l’assist determinante, l’inserimento sagace o il tiro da fuori improvviso.

Per cogliere nel segno, d’altronde, è necessario contraddirsi.

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Ed il giovane Piotr ne è fulgido esempio.

Ventisei anni sono l’età giusta per decidere cosa fare da grandi, il momento migliore per rompere gli indugi ed andare a prendere quel che spetta di diritto.

Nel finale del film epico e drammatico, il mostro si toglie la vita bruciandosi, in modo che non rimangano resti da cui qualcuno possa capire come creare un altro essere come lui.

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Similitudine utile per affermare che se Zielinski sarà ricordato o meno come un calciatore irripetibile ed inimitabile dipenderà – da oggi in poi – solo da lui.

E non esiste prospettiva migliore per chi ha tutto in regola per far bene ed è consapevole, per dirla alla Eleanore Roosevelt, che “il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”.

Buon compleanno, Zielu! Auguri, campione!

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