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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Il paradosso batte il razzismo

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“Bianco: ovunque mi girassi, vedevo gente bianca. Non ero abituato a vederne così tanti, soprattutto non ero abituato a non vedere nessun nero!”. E’ la primavera del 1972, uno studente senegalese arriva in Italia e scopre un mondo completamente diverso dal luogo d’origine. Ma è aperto ai cambiamenti e positivo per natura: il suo sguardo sul nuovo ambiente è curioso, perfino divertito. E’ venuto per prendersi una laurea e tornarsene di corsa in patria. Il destino e il suo talento d’intrattenitore decideranno diversamente. Edrissa Sanneh mette a punto un suo metodo d’integrazione socioculturale, facendo leva sull’innata simpatia e la passione sfrenata per il calcio. Per i tifosi bianconeri diverrà una icona del tifo con il nomignolo di Idris, per tutti gli altri sarà un compagno d’avventura stimato per competenza e sense of humour. Il suo entusiasmo, il suo sorriso contagioso, il suo rimbombante “Fratelloooo” hanno riempito per anni i nostri pomeriggi domenicali. E, tra una battuta e l’altra, ha trovato anche il modo di sdrammatizzare non solo sulle esasperazioni del mondo pallonaro ma anche la maniera di smontarne le frequenti derive verso l’intolleranza. Il paradosso batte il razzismo.

Doppia borsa di studio

Il suo biglietto per il Paradiso è una borsa di studio. Anzi, una doppia borsa di studio.  Il neodiplomato Sanneh, dati gli ottimi risultati conseguiti, ha la possibilità di scegliere di proseguire gli studi sia in Italia che negli USA. La possibilità di esplorare l’affascinante cultura degli Etruschi fa pendere la bilancia per il Belpaese, dopo un avventuroso viaggio in autostop e qualche peripezia il suo aereo atterra a Roma. Dovrebbe iscriversi all’Università per stranieri di Perugia, il consiglio di un conoscente che fa il ricercatore lo indirizza a Brescia. Il primo contatto con l’ambiente dello spettacolo è una balera a Montichiari dove riscopre l’antica passione per la musica facendo il deejay. Il passo successivo è la collaborazione con alcune radio e tv locali. In una di queste, Telegarda, si produce in uno sketch in cui c’è già tutto il suo futuro personaggio televisivo. La scenetta si intitola Tele Vù Cumprà e lui, in purissimo accento bresciano, rifiuta categoricamente le insistenti profferte di acquisto di fazzoletti e accendini da parte di un invadente venditore bianco. Il suo gusto per il rovesciamento dei ruoli è la migliore arma per demolire i pregiudizi. Il paradosso batte il razzismo.

Bianco e nero

L’altra sua grande passione è il calcio, anzi una squadra di calcio. Sin dai tempi della scuola è un accanito tifoso della Juventus. A farlo innamorare della maglia a strisce bianconere è il suo idolo d’infanzia, il centravanti franco-argentino del St. Etienne Nestor Combin (cfr. http://NUMERO 14 – Caccia al disertore). Nel 1964 l’attaccante si trasferisce a Torino, Idris fa del nuovo club del suo beniamino una fede eterna. Una volta giunto in Italia rafforza la sua passione con numerose visite allo Stadio Comunale e la frequentazione di vari Juventus club. La grande occasione per entrare nel giornalismo sportivo è la vittoria al concorso “Star 90”, un programma di Rete 4 per la scoperta di nuovi talenti. Conosce il giornalista Gianni Mura, nota firma del quotidiano La Repubblica. Quest’ultimo ne apprezza la verve e gli segnala che alla Rai stanno facendo un casting per un nuovo programma sul calcio. L’idea è di Marino Bartoletti, il conduttore sarà Fabio Fazio, il titolo della trasmissione è “Quelli che il calcio”. L’intento della trasmissione è quello di guardare al rito domenicale della partita spogliandolo della sua ormai insopportabile sacralità. Idris è l’uomo giusto al posto giusto: il suo umorismo contro ogni tipo di rivalità. Il paradosso batte il razzismo.

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Il giornalista tifoso

Il provino è un trionfo: Bartoletti aveva immaginato di costruire per il nuovo contenitore il personaggio di un extracomunitario colto e simpatico. Non deve fare nulla, se lo ritrova davanti in carne ed ossa. Idris non ha bisogno di sentirsi dire cosa fare, gli basta essere sé stesso. Il regista Paolo Beldì e il conduttore Fazio si scambiano uno sguardo, “Quelli che il calcio”  può contare su un inatteso jolly. Sin dalla prima puntata Idris buca lo schermo e conquista il pubblico. E’ trascinante, ma non fazioso. Non ha peli sulla lingua, ma non si abbandona mai alle polemiche gratuite. Ha una battuta pungente per ciascuno ma sa anche essere dolce e consolatorio quando la situazione lo richiede. Il programma fissa un nuovo canone per parlare di calcio in televisione, lui inventa una nuova  professione, il giornalista tifoso. Molti cercheranno di seguire la sua scia, nessuno riuscirà a fare meglio. E’ un  successo che va al di fuori dell’ambito sportivo e sconfina nella sociologia. Un sostenitore dichiarato della squadra più invidiata d’Italia che riesce a diventare una figura universalmente rappresentativa nell’ambiente, adorato dal popolo bianconero ma apprezzato anche dai tifosi di tutte le altre squadre. Il sorriso e la carica di Idris Sanneh sono stati, per svariati pomeriggi, il miglior antidoto alle divisioni calcistiche e non. Il paradosso batte il razzismo.

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