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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Il potere logora chi non ce l’ha

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Bonucci Juventus
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Qui per te non c’è più spazio”. Capita che, al momento del raduno di una squadra, qualcuno si senta dire queste parole. A maggior ragione se si tratta di un atleta di 36 primavere, una stagione tormentata dagli infortuni alle spalle e un ingaggio troppo pesante. Ma, se si mette alla porta Leonardo Bonucci, capitano della Juventus, uno che vanta 500 presenze in bianconero, un discorso del genere fa notizia. E genera scalpore, suscita interrogativi, apre dibattiti. Vale più il passato o il presente? Conta più il rendimento effettivo o il credito accumulato? Forse la risposta va cercata nella storia personale del giocatore, un percorso fatto di slanci repentini e clamorosi voltafaccia, all’inseguimento ossessivo di un carisma mai riconosciutogli in maniera definitiva. Una leadership non conseguita che ha finito per consumarlo. Perché, come recita la più famosa massima di un noto politico, il potere logora chi non ce l’ha.

L’amarezza della tribuna

Lo spinoso discorso è stato affrontato da Cristiano Giuntoli, nuovo capo dell’area sportiva bianconera. Ha ricevuto dalla dirigenza il compito di risanare i conti, partendo dal ridimensionamento del monte ingaggi. La società non può fare diversamente e lui non può permettersi di guardare in faccia nessuno. Del resto, l’inverno scorso, il giocatore era stato informato di essere la quinta opzione per la difesa. Davanti a lui non solo i titolari Danilo e Bremer, ma persino l’eterna promessa Rugani e la matricola Gatti. Un modo soft di fargli capire che, a dispetto dell’anno di contratto, era meglio cambiare aria per non rischiare la tribuna. Lo stesso posto dove il ventenne Bonucci masticava amaro durante la sua militanza nel Treviso. L’allenatore non lo considerava, i compagni lo ignoravano, i tifosi non sapevano neanche che faccia avesse. Per un ragazzo che aspirava a conquistarsi un posto al sole il desiderio insoddisfatto di autoaffermazione era sfibrante. Il potere logora chi non ce l’ha.

Caramelle all’aglio

L’esperienza in Veneto, tuttavia, gli lascia qualcosa di buono. Ha conosciuto Alberto Ferrarini, un esperto di numerologia con esperienza nel campo motivazionale. I due si frequentano, Alberto vince le sue resistenze psicologiche, diventa il suo mental coach. Bonucci ha perso completamente l’autostima, ha bisogno di ricostruirsi. Alberto vuole farne un guerriero, gli impone di mangiare caramelle all’aglio, come facevano i soldati dell’antichità per mantenersi lucidi in battaglia. La terapia funziona: il ragazzo recupera lo smalto, imponendosi come titolare nel Bari di Giampiero Ventura. Il tecnico lo imposta come centrale di difesa a fianco di un’altra promessa, Andrea Ranocchia. Al termine di un campionato trionfale viene acquistato dalla Juventus. Pare che la ruota della fortuna abbia girato per il verso giusto anche se rimangono delle riserve sia sul suo reale valore (più di uno rimarca la sua dipendenza dal compagno di reparto) che sulla sua sfrontatezza di facciata. Dicono che ostenta un piglio da comandante ma, quando le cose vanno male, è il primo a dileguarsi. Il potere logora chi non ce l’ha.

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Nascita della BBC

Il primo anno a Torino è da incubo: la società è in ricostruzione, i dirigenti Marotta e Paratici sono in apprendistato, l’allenatore Del Neri non riesce a trovare il bandolo della matassa. La squadra si arena al settimo posto, Bonucci naufraga assieme a tutti gli altri. Il nuovo allenatore Antonio Conte non  punta su di lui, la nuova coppia centrale è composta dal veterano Barzagli e il gladiatorio Chiellini. Si profila un nuovo periodo da rincalzo finchè il tecnico decide di variare l’assetto tattico, impostando una nuova difesa a tre elementi. Bonucci viene piazzato al centro della retroguardia, con ai fianchi Barzagli e Chiellini, con il compito  di far ripartire l’azione. E’ la nascita della BBC, un invalicabile muro difensivo, basato su degli inesorabili automatismi. Lui sembra ormai aver acquisito l’autorevolezza necessaria per essere un punto di riferimento ma si ritiene che la sua importanza nell’economia del trio sia molto relativa. Il suo lancio lungo è considerato l’elemento meno importante della formula che anima la BBC, rispetto alla sagacia tattica di Barzagli o alla ferocia agonistica di Chiellini. Quest’ultimo, fascia al braccio, è il capo carismatico del gruppo, Barzagli è lo stratega, lui resta un aspirante condottiero. Il potere logora chi non ce l’ha.

Spostare gli equilibri

Arrivano le vittorie, gli scudetti, le finali di Coppa. Bonucci fa parte del gruppo dei senatori. Ma non gode di consensi plebiscitari, le sue intemperanze caratteriali lo limitano. Un pubblico litigio con l’allenatore Allegri lo confina in tribuna per il successivo match di Champions. I due sono ai ferri corti, impossibile proseguire la convivenza. La conferma del tecnico spinge il giocatore a cambiare maglia. Lo accoglie il Milan, pronto a riconoscerne la leadership, consegnandogli la fascia di capitano. Lui afferma di essere venuto in rossonero per spostare gli equilibri. La realtà racconta di un Bonucci alla deriva, privo degli abituali punti di riferimento, impalpabile ed abbandonato a se stesso. Fa notizia solo per una sguaiata esultanza di fronte ai suoi ex tifosi per una rete segnata sotto la curva della Juventus, marcatura che comunque non evita la sconfitta della sua squadra. Torna in bianconero dopo un anno difficile a Milano, l’esperienza ha confermato la sua fama di inadeguato al comando. Il potere logora chi non ce l’ha.

Finalmente capitano

Ritrova il suo antico sodale Chiellini, ormai agli sgoccioli di carriera. Spesso è costretto a fermarsi ai box per infortuni, gli tocca prenderne il posto come guida della squadra. Ora la tanto agognata fascia è sul suo braccio e dovrebbe rimanerci in via definitiva quando il compagno si ritira. Toccherebbe a lui ma l’ultima stagione, vissuta più in panchina che in campo, lo obbliga a cedere ad altri i gradi appena conquistati. Adesso a pesare, più che la carta d’identità ingiallita o le prestazioni balbettanti, è il ricordo degli errori del passato. Troppe volte ha confuso la spavalderia con il carattere, l’autorevolezza con i proclami, la personalità con il protagonismo. Il potere logora chi non ce l’ha.

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(Foto: DepositPhotos)

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