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ANGOLO JUVENTUS – La reale misura delle cose

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Chiesa Juventus
Tempo di lettura: 4 minuti

Palla al centro

La Juventus scende in campo contro il Sassuolo circondata da un clima d’ottimismo. LA brillante vittoria con la Lazio ha alimentato addirittura speranze di scudetto. Il buon Allegri ha vestito i panni del pompiere, predicando cautela nei giudizi. Al Mapei Stadium, ha potuto intanto, per la prima volta in due anni, schierare la stessa formazione per due volte di fila. Quindi c’è Tek Szczeşny tra i pali, difesa a tre Gatti-Bremer-Danilo, sulle fasce McKennie e Kostic, in mediana Miretti, Locatelli e Rabiot, in avanti solito duo Vlahovic-Chiesa. Il test contro i neroverdi sarà importante per verificare l’effettivo spessore della formazione bianconera. E avere la reale misura delle cose.

Primo tempo

L’inizio è incoraggiante: squadra propositiva nella manovra e con il solito, imprendibile Chiesa a sparigliare le carte. L’ex viola fa il diavolo a quattro su entrambi i lati e, già al quarto minuto, offre una golosa occasione da rete a Danilo. Il difensore manca l’aggancio, imitato poco dopo da Vlahovic, sempre innescato dal suo compagno di reparto. Dopo una terza occasione per Rabiot è il Sassuolo a passare in vantaggio. E in modo rocambolesco: un innocuo pallore da fuori scagliato da Laurienté  fa impappinare Szczeşny che, con un goffo intervento, regala il vantaggio al Sassuolo. L’irriducibile Chiesa riesce, con un cross dei suoi, a propiziare l’autogol di Vina che pareggia i conti. Dopo sono Locatelli e Danilo a provare a ribaltare il risultato. Tutto inutile: il controllo della partita è del Sassuolo, a ribadirlo è il gioiello di casa Mimmo Berardi. Proprio lui, che in estate ha flirtato a lungo con la Juventus, fa rimpiangere ai bianconeri di non aver concluso l’affare. Riceve un assist al limite dell’area e arma il suo sinistro: palla nell’angolo e Sassuolo nuovamente avanti. L’impressione generale è che avesse ragione Allegri a non esaltarsi troppo. Questa squadra ha ancora molta strada da fare prima di ritenersi all’altezza delle grandi. E’ la reale misura delle cose.

Secondo tempo

Al rientro dagli spogliatoi ci sono delle facce nuove: Miretti e Kostic lasciano il posto a Fagioli e Iling Junior. Poco dopo anche Weah subentra a McKennie. E’ chiaro che Allegri prova a dare una scossa ai suoi per cercare di cambiare l’andamento della partita. Ma, intanto, è ancora il Sassuolo a divorarsi una clamorosa occasione per il 3 a 1 con Laurentié. Dusan Vlahovic, a porte invertite, fa una cosa simile e viene anche lui richiamato in panchina per fare posto a Moise Kean. Intanto, finalmente, le mosse del tecnico bianconero danno i loro frutti: Fagioli si inventa un buon assist per Chiesa che non sbaglia e firma il 2 a 2. Partita riaperta? Neanche per sogno: il solito Laurentié impegna Szczeşny in un intervento non difficile. Ma è giornata storta per lui: respinta corta e Pinamonti di testa insacca. A tempo scaduto la ciliegina sulla torta: Gatti si produce in un retropassaggio fantozziano (per tempi ed esecuzione) e infila la sua stessa porta per il 4 a 2 finale. Punteggio giusto, tanto per i meriti del Sassuolo quanto per i demeriti dall’altra parte. Non si può dire che la Juventus sia stata punita oltremisura. Allo stato attuale, questa è la reale misura delle cose.

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Dopo il novantesimo

A fine gara il capitato Danilo ha saggiamente parlato di “sconfitta salutare” e “utile lezione per migliorare”. Concetti ampiamente condivisibili, da assimilare, magari, in abbinamento a qualche corroborante iniezione di consapevolezza. E’ indispensabile rendersi conto che il gruppo è stato assemblato alla meglio in estate causa problemi di bilancio. Che ci sono molti giocatori in cerca di rilancio. Non si può campare ogni partita sulle invenzioni di un pur brillantissimo Chiesa. Vlahovic non può vestire ad ogni match i panni dell’implacabile cecchino. Uno come Gatti (fino a tre anni fa in serie C) non ha i requisiti minimi per aspirare a una maglia di titolare fisso. Che, per adesso, certi traguardi sono preclusi per mancanza delle risorse necessarie per aspirarci. Allegri ne era a conoscenza, molti altri no. Ecco la reale misura delle cose.

(Foto: Depositphotos)

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