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Angolo del tifoso

ANGOLO ROMA – Il cammino di San-Tiago

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L’Apostolo San Giacomo, figlio di Zebedeo,  fu quello che portò la conoscenza del Vangelo nella penisola iberica, luogo dove i suoi discepoli sparsero le spoglie dopo la decapitazione, ad opera di Erode. Sul Campus Stellae, luogo del ritrovamento, frutto, si narra, di una illuminazione sorge l’attuale Santiago di Compostela, capitale della Galizia e principale sito di culto della cristianità.

In cosa entri nei nostri argomenti lo sa solo l’autoreferenzialità dell’autore, forse il “cammino” faticoso del calciomercato, forse il fatto che Pinto non è figlio ma certo successore dell’iberico “zebedeo” che quasi ci porta sul lastrico, più probabile la ricerca di titoli astrusi, unico motivo reale per cui scrivo.

Per l’analisi finale del mercato giallorosso, non ci si può esimere da quella della consueta conferenza di Pinto. Il lusitano durante l’anno è discreto, timido, così giovane e col viso buono dà l’impressione del classico giuggiolone de pora nonna. Quando poi si presenta ai microfoni cambia registro e sa rispondere a tono, educato ma capace di sfrontatezza, sincero soprattutto e consapevole dei limiti, ma forte sulle scelte fatte.

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Confesso che a me piace, non il miglior DS certo (tecnicamente neanche lo sarebbe un DS), ma appunto sincero, cosa che condivide coi Friedkin e non certo con nessun rappresentante del Circo precedente. In più, rubo la metafora, in grado di friggere il pesce con l’acqua.

Chiaro che gli obiettivi della proprietà, da sempre, sono gli accessi Champions, finora mancati ma non sempre il vestito che desideri trova un sarto (in inglese Taylor) capace di non rovinarlo. In quest’ottica si è sempre lavorato e se qualcuno chiede malignamente, perchè si continua su vecchi leoni in prestito o a parametro, Tiago risponde, giustamente, “magari se Ndicka e Aouar, under 25 di grande esperienza, li avessimo pagati 40 milioni, avreste una opinione diversa”…difficile controbattere.

Anche il DS lascia a Matic l’onere di raccontare un domani l’accaduto, preferendo sottolineare come questa mossa abbia portato subito un campione del Mondo, più Sanches.

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Proprio del portoghese, una delle scelte più criticate, Pinto si prende completa responsabilità: giocatore per cui ha sempre stravisto dai tempi del Benfica, finalmente è riuscito a prenderlo, ovviamente, come sottolineato dal mister, in condizioni difficili. E’ una sua scommessa personale, tanto che il contratto fatto diventa obbligo solo con molte (improbabili) presenze.

Ha fatto una bella disamina del FFP a cui la Roma è soggetta, specificando che è una via dura da seguire, ma apprezzata dalla dirigenza e che purtroppo ha vincoli pesanti, in relazione alle liste UEFA, che riguardano solo giocatori acquistati e venduti e non contemplano giovani della lista B o le lungodegenze. Per chiarire, non si potevano escludere Abraham e Kumbulla, che la Coppa la vedranno dal lettino, e per questo, dopo l’ingresso di Lukaku, si è dovuto optare per il taglio di Azmoun e Kristensen.

Non si poteva rispondere diversamente sugli esterni e sul portiere, oggi (?) tacciati di “scarsità cronica”. Siamo a posto così non sono tre partite andate male a cambiare i programmi…diciamo che sui laterali bassi, a mio avviso, andava lavorato parecchio, credo che nessuno di questi starebbe neanche in tribuna nelle altre big del campionato.

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Non si dà un voto, correttamente “me lo darà la stagione alla fine”, ma certo gongola quando si parla di Lukaku, non il primo obiettivo, tanti sono stati gli “insuccessi” (Frattesi, Scamacca o Zapata), ma quando ha capito che era possibile, si è buttato a capofitto sull’affare, aiutato dall’intervento diretto di Mourinho e Dan Friedkin.

Anch’io ho difficoltà a dare un voto. Oggettivamente i giallorossi hanno una rosa numericamente e tecnicamente competitiva. Se la leggi da fuori il centrocampo e l’attacco sono da titolo, confermando la tenuta difensiva a maggior ragione. Leggi Paredes, Sanches, Aouar, la LU-DY o la DY-LU o come cacchio vogliamo leggere questi acronimi stucchevoli.

Inutile nascondersi, diranno, la Champions è un obbligo e lottare per il titolo anche. Ci sta, nulla da dire. Poi tu che stai dentro rifletti, magari è scaramanzia o paura di cadere, eppure non penso.

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Come più volte detto, dopo l’addio del Signor Matic qualcosa di oscuro è scattato. Se il mercato fino ai primi di luglio era 10 e lode, è cominciata una serie raffazzonata di corse dietro ai nomi che non mi è piaciuta. Mai amato Paredes, ma è un mio problema, il nome pesa, Sanches è fortissimo ma difficilmente farà molte partite.

La coppia scudetto Lukaku-Dybala, se la vedremo per più di 15-20 partite totali sarà un miracolo. Questa è la realtà giallorossa, lo sappiamo, nessuno ci prende in giro su questo e in questo senso è stato fatto il massimo. Chiaro che pensare a un progetto di giocatori in prestito con un allenatore a scadenza (considero certa la sua partenza indipendentemente da ciò che succede) non fa ben sperare per un prossimo futuro.

Si è partiti malissimo, soprattutto mosci di carattere, quando il carattere spesso era l’unica arma nei momenti difficili, già sembrano stanchi e tatticamente inconsapevoli di quali spazi occupare (maledettissime inutili nazionali) e certo non si esenta Mourinho da colpe, al terzo anno un avvio del genere è inaccettabile, per quanto recuperabile ovviamente.

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Poche aspettative dal mio punto di vista, ma non sfiducia o rabbia, vediamo che succede.

Un piccolo appunto quando apprendo da stimati professionisti che tanto alla fine le colpe sono sugli spalti: le dure critiche a Mou e i freddi numeri citati si possono condividere o meno, ma ci stanno nell’ottica dell’opinione di uno stimato professionista del settore, come può essere un Direttore editoriale. Certo non credo che Mourinho debba, a 60 anni e con la sua carriera, sentire gli strali di Cassano e Adani o seguire i consigli se sia meglio la difesa a tre o a quattro di Prugna71, Varterino de Torbella e tantomeno i miei.

Quando però arriviamo alla critica dei tifosi, “responsabili” dei mali della Roma perchè riempiono lo stadio a dispetto dei risultati, mi inalbero, combatto queste considerazioni in cui è l’ambiente a decretare i risultati, non lo facevano con le contestazioni, figurati con la gioia. Se adesso i tifosi si devono “vergognare” di sostenere la propria squadra sempre e comunque, se devono preferire i piazzamenti a emozioni di finali per il bene finanziario delle società…beh forse sono invecchiato o magari il giuoco del calcio è morto e al suo posto è arrivato qualcosa che evidentemente non mi compete.

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