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Angolo del tifoso

ANGOLO ROMA – That’s Football

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Questa frase, sussurrata a un Dybala in lacrime, sembrava un insegnamento a tutti noi su cosa fosse lo sport: si gioca, si vince e si perde. A maggior ragione, lo diventa oggi, a ricordarci di stare attenti a legarci a dei “professionisti”.

Personalmente la vicenda Matic mi ha gettato nello sconforto, lo ammetto. Non è tanto il giocatore in sè o l’affetto che va comunque parametrato a un solo anno di permanenza.

Matic rappresentava esattamente il tipo di giocatore che serviva a far crescere la squadra, a portarla a raggiungere quel livello che immaginavo. Esperienza, maturità, carisma, la classe naturalmente, ma legata ad una calma ieratica a far da bonaccia alla carica aggressiva dei centurioni mourinhani.

La sua partenza ha aperto in me uno squarcio nel recente passato, tanto più in quanto fulmine a ciel sereno, senza capirne davvero il senso o il motivo.

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Il progetto Roma è inferiore a quello del Rennes? La Roma vale così poco che una squadra francese, dal basso del suo rango calcistico, possa permettersi di lavorare alle sue spalle? Ho il capo scout più coatto di tutti e ho ancora il problema dei capetti? Per inciso, tutta ‘sta personalità non la vedo nel mio spogliatoio.

Presunti fantozziani compratori con patata in bocca, molletta al naso e pentolone a formulare offerte alla proprietà? “Brooodiiiiii?” “Al Qaddumi è lei?”… per fortuna, stavolta, nessuno li ha ascoltati.

Da lì i pensieri. Tolti i colpi iniziali ben programmati, un calcio d’estate basato sulle casualità, non su ciò che serve, ma su ciò che “raccatti” dopo aver perso mesi dietro a obiettivi che sapevi dall’inizio di non poterti permettere.

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Non vedo ciò che ha chiesto Mou per aggredire il campionato, nè il famoso dirigente, nè giocatori adatti, nè tantomeno programmazione.

La personalità di Matic non si cambia con Paredes, mai amato quando era qui e mai percepita una crescita, poi capisco che a quella cifra irrisoria può rappresentare interessante plusvalenza, ma neanche se me lo giura Mou in ginocchio crederò mai sia una sua richiesta.

Sui problemi fisici di Renato Sanches, poi, non avrei scommesso, perdiamo quasi sempre.

Poi però mi calmo, respiro e debbo giudicare con cauta obiettività. A una partenza inattesa si risponde subito con due innesti: Paredes è Campione del Mondo e, statisticamente, la terza volta sarà quella buona; Sanches ha fisico e classe, un rimborso dal fato per la sfortuna Wjnaldum chissà che non sia previsto.

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Portiere esperto, pur non amandolo, difesa solida e coperta (con cinque titolari, qualora approdasse un Solet), centrocampo fragile muscolarmente magari, ma folto, di qualità e con diverse soluzioni.

Se davvero si concretizzasse Zapata, hai un attacco quasi completo, mancherebbe giusto la scommessa Marcos Leonardo, difficile ma ancora non sfumato.

SE Zapata sta bene; SE Aouar non si infortuna; SE Sanches gioca la metà delle partite; SE Belotti inquadra la porta; SE Pellegrini si sveglia… etc… etc

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Troppi se in questa squadra per pensare ad ora di competere ma, per quanto gli incastri positivi non siano nel nostro DNA, abbiamo la scacchiera, i pezzi e lo scacchista. Tanto vale muovere il pedone.

That’s Football, Nemanja, vediamo se stavolta lo abbiamo imparato

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