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Angolo del tifoso

ANGOLO ROMA – Abe & Nico

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A Fabbrisss

Dopo le due partite dominate in settimana sul piano del gioco e del risultato, arriva il difficile Torino di Juric. Quando vedo Juric – che alla mia età sembra il padre di Salemme – immagino sempre che entri in campo Finocchiaro urlando: “Guardate com’eri, guardate come sei…me pari tu zio!“.

Detto ciò, Mourinho si affida al modulo che sta dando frutti in queste ultime uscite, anche se da lui poco amato. Centrocampo azzerato da squalifiche e Covid, menomato al minuto 14 dall’infortunio di Pellegrini.

I giallorossi lasciano il pallino del gioco ai granata e ripartono, con qualità e giocate di prima, ma il Toro è aggressivo e compatto. Dopo l’uscita del capitano, la Roma ha molte difficoltà e proprio gli ospiti sono pericolosi, prima con una bella triangolazione che Pobega al volo conclude alto, poi con un mischione in area, dove è provvidenziale Abraham su Buongiorno.

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Quando ci si inizia a preoccupare, sale in cattedra il maestro armeno: recupera palla, avanza e serve a centro area, velo di Zaniolo che mette fuori causa i granata e Abraham controlla, si gira e fredda Savic per l’1 a 0.

Cinque minuti che nessuno ci ridarà

Pochi minuti dopo fallaccio su El Shaarawy, rigore per la Roma, annullato al VAR per un fuorigioco di Abraham una ventina di minuti prima (avessimo avuto contro la Juve gli stessi “precisini” che hanno impiegato cinque interminabili minuti a scovare la magagna, magari il fallo di mano di Cuadrado qualcuno lo vedeva).

Altro colpo di testa dell’inglese, su cui è bravo Savic, e si va a riposo.

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Il Toro vede rosso

Il copione di oggi prevede il Toro in costante possesso e nel secondo tempo i granata dominano il campo e tentano più volte l’incursione. Alla Roma sono concesse un paio di ripartenze bruciate dalla stanchezza. Gli ultimi minuti sono un’agonia giallorossa, perchè il Toro pressa, ma la difesa è attenta e alla fine i giallorossi portano a casa tre punti di adamantio.

Giudicare la squadra in questa situazione è difficile, ma la Roma tiene il passo, seppur con poca qualità. Rui Patricio mai seriamente impensierito, ma sempre attento a leggere le situazioni insidiose. C’è una Roma con Smalling e una senza: colonna portante, leader assoluto, non sbaglia nulla.

Mancini attento, Ibanez “prepotente” con gli avversari, con grande senso dell’anticipo, qualche svarione più del solito ma in crescita costante. Partita sontuosa di Karsdorp, poco presente in avanti per aiutare il centrocampo, ma dietro un monumento che ha maramaldeggiato coi suoi dirimpettai.

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L’ex epurato Diawara è ingiudicabile sulla qualità, veramente solo nel deserto, ma si impegna come può. El Shaarawy, più stanco del solito, si vede meno e brucia alcune situazioni. Perez, chiamato a sostituire il capitano (per lui si parla di settimane), fa un lavoro oscuro più arretrato, con grande impegno ma più di distruzione che di costruzione. Mhkytarian gioca per tutti: oltre all’assist vincente, ruba palloni e delizia, più stanco nella ripresa.

Sembra esserci un bel feeling tra i due ragazzotti davanti, come un buddy movie americano degli anni 80, come Tango & Cash per intenderci. Abraham segna il gol partita, ne rischia un altro paio, ma fa un lavoro in copertura stupendo, lui e Zaniolo si cercano e si trovano.

Dopo Smalling, il migliore in campo è Zaniolo. Non riesce a trovare il gol, ma i suoi strappi in serie A non li ha nessuno. Si getta  in mezzo agli avversari senza paura e alza il baricentro della squadra. Se poi Chiffi gli fischiasse più di un fallo su quattro sarebbe magari meno nervoso.

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Ora si fa dura, arriva l’inverno e infortuni, contagi e diffide incombono. Senza centrocampo non si può giocare. C’è da correre ai ripari ma gennaio è lontano…

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