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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule è… la voglia matta d’un leone ruggente

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I gironi di Europa League sono come un aperitivo con patatine, arachidi e taralli prima di un’annunciata cena a base di pesce.

Partite giocate il giovedì sera su campi spesso sconosciuti determinano, non di rado, un torneo piuttosto inguardabile almeno fino alle semifinali.

Una competizione lunga, spezzettata, difficile, frustrante, a tratti fuorviante.

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Nella storia degli esordi europei della squadra azzurra, Leicester – Napoli si iscrive tra quelli meno agibili, tanta e tale è la capacità della squadra inglese di giocare nello spazio e correre veloce in verticale.

Dopo la prima ora abbondante di gioco in cui la squadra di Spalletti, pur producendo diverse occasioni offensive (quindici tiri in porta nel solo primo tempo), si è ritrovata sotto di due gol, nell’ultima mezz’ora si è giocato nell’area di rigore inglese con grande intensità agonistica, trovando una pregevole rete alla Ibrahimovic firmata da Osimhen e poi una splendida doppietta dello stesso attaccante nigeriano, capace – prima delle due prodezze – di numerosi errori (e neppure di misura) figli, probabilmente, di eccessiva generosità.

Se è vero, come è vero, che tre indizi fanno una prova, la trasferta inglese va in archivio con la conferma che Adam Ounas sta crescendo bene e potrà tornare davvero utile nel corso dell’intera stagione.

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L’Europa League è, come detto, competizione antipatica, ma serve, in certe occasioni, per rinsaldare certezze o ad evidenziare dubbi, imprecisioni ed imperfezioni da limare più avanti.

La notte di Leicester sarà ricordata innanzitutto per la fantastica doppietta del numero 9 azzurro, ma ciò che va sottolineata è – ancora una volta – la capacità di reazione della squadra, determinata nel riprendere una partita che si era complicata nel risultato e sembrava destinata ad essere uguale a tante altre giocate in passato fuori dai confini nazionali.

Solo per Oscar Wilde, però, “amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura una vita”.

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Farà bene – questo Napoli – a non cullarsi su se stesso, a non specchiarsi né, tantomeno, ad abbassare la tensione.

Tutte e quattro le apparizioni ufficiali di quest’anno raccontano di una squadra capace di soffrire, resistere, mantenere la calma e lottare fino alla fine, ma anche di troppi gol subiti, di sbavature difensive evitabili, di prestazioni singole a volte non proprio esaltanti.

I cinque cambi (specie per chi ha rose lunghe) danno ancora più valore a coloro che, dalla panchina, sanno leggere l’evoluzione degli incontri e ruotare gli uomini a disposizione.

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Per l’intero match il Napoli ha tenuto alto il ritmo e messo sotto pressione uno dei club inglesi più rapidi e pericolosi tra le mura amiche, ma l’ingresso in campo di Politano e Ounas ha indubbiamente cambiato il corso dell’incontro.

Contribuendo, peraltro, a solleticare l’orgoglio e la voglia matta di un leone ruggente, un ragazzo che probabilmente ancora non è neppure cosciente di quelle che sono le sue reali potenzialità.

Victor Osimhen ha, volendo o nolendo, in mano tanta parte delle possibilità del Napoli di recitare quest’anno un ruolo da protagonista fino alla fine.

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L’esordio europeo fa il pari con la sciocca (probabilmente immeritata, ma poco importa) espulsione della prima di campionato.

Adesso può iniziare la vera stagione del forte numero 9 nigeriano.

Passa dai suoi piedi e dalla sua testa (intesa come cervello pensante e non solo come parte del corpo capace di fare gol meravigliosi come quello del pareggio) il presente e futuro del gruppo di Luciano Spalletti. Il primo a doversene convincere pare proprio lui.

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