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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Chiamami ancora amore

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Cosa potrei dire stasera. Cosa potrei dire di un sentimento che mi fa mordere le mani quando non siamo noi stessi in campo, quando vorrei vedere lustrini, ricchi premi e cotillon e mi vedo in pigiama. Quali parole potrei usare se non quelle d’amore di Vecchioni, che senso avrebbe altrimenti questo doppio schermo che mi fissa, nel tentativo di non perdermi la prima serata del Festival più importante della TV italiana, che casualmente si sovrappone ad uno Juve-Spezia che sa di dentro o fuori?

Ci hanno fatto sapere che abbiamo abdicato alle speranze scudetto la scorsa settimana, dopo un pareggio con l’Hellas che ci fa del male fisico. Forse lo stesso che ha provato De Ligt questa sera, che non è nemmeno entrato in campo: al suo posto Frabotta, una panchina che si fa sempre più corta. E una pazienza anche: lasciamo allo Spezia la possibilità di fare la partita, rischiamo sia su un calcio d’angolo sia su tutte le ripartenze che concediamo di ripiombare in un incubo ormai visto tante, troppe volte. Questo centrocampo piange, urla il nome di Arthur, più o meno come sta facendo Aiello da un paio di minuti. Abbiate pietà, un po’ tutti.

Mezz’ora che sembra un anno. Ormai di anni ne sono passati una trentina, visto il callo alle prime frazioni dei match più somiglianti ad un karaoke dopo otto gin tonic piuttosto che a un Festival di Sanremo. La dignità la recuperiamo negli ultimi quindici minuti, che culminano in un palo del solito Cristiano, per questa sera affiancato da Kulusevski. Però Morata sta meglio, e mister Pirlo lo sa che questi punti sono importanti tanto quanto quelli che arrivano dal televoto. E allora alla seconda serata passa proprio lo spagnolo, che non si fa mancare mai il brivido del fuorigioco, ma che finalmente stasera porta a casa la statuetta infilando Provedel e lasciando noialtri a riprendere fiato e a dare un attimo di attenzione alla gara che intanto si sta svolgendo in Liguria.

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Ma sapete chi ha diretto la sua orchestra? Bernardeschi Federico. Che stasera non si accontenta e ci stupisce tutti, perché pare intonato, pare andare finalmente a ritmo. Piazza un nuovo assist per il mio personale uomo da podio, Federico Chiesa. Uno che il primo tempo l’ha giocato da solo, ma che almeno si è preso la sua soddisfazione, il premio della critica. E quella mezza rovesciata da terra? Provedel ce l’aveva quasi fatta a far sì che lo svantaggio non diventasse doppio, ma Federico è caparbio, ha fame, un appetito che la sottoscritta non vedeva da anni in maglia bianconera. E allora mangia Federico, che devi crescere.

Insomma ci abbiamo messo più o meno trenta minuti a resettare il cervello, a far capire a Rabiot che quello sì, è un campo di calcio e non un palcoscenico e lui ha addosso un completino e non un tuxedo. Quello è Ibra, Adrien.

Però scusatemi se torno di nuovo su di lui, ma Bernardeschi. Ne ho parlato troppo negli ultimi mesi, e probabilmente mai in positivo. Ma questa Primavera di Vivaldi varrà tutte le stecche dei match precedenti? Appuntamento alla prossima edizione. Chi invece non sa tornare a casa a mani vuote è il portoghese, che a partita ormai in ghiaccio si diletta su assist di Bentancur, e decide che è la serata giusta per eguagliare una giovane proposta quale Pelè in quanto a goal segnati. E siccome odiamo farci mancare qualcosa, l’ultimo minuto è teatro di un calcio di rigore a favore dello Spezia, Demiral fa sentire la presenza su Giasy. Ma Tek stasera non ci tiene proprio a perdere il clean sheet: Galabinov tira, il polacco si tuffa sul verso giusto. Tre a zero, resta tale.

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Comunque, Ronaldo. Io fossi in lui un pensierino sul superare Pelè lo farei. Ci aspetta la Lazio sabato sera, in contemporanea con la finale di Sanremo, e il Porto tra una settimana esatta. Facciamo che ci fidiamo di uno che l’ansia da palcoscenico non sa cosa sia.

Io ci credo ancora, nel voto della giuria demoscopica. E nella Juve.

“Che questa maledetta notte Dovrà pur finire.”

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