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Angolo del tifoso

ANGOLO ROMA – I giallorossi rimangono sotto al murales

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Che cosa sarebbe stato il San Paolo ieri sera se ci fosse stato il pubblico? Di Maradona abbiamo già speso miliardi di parole e la sua figura stagliata sugli schermi a “benedire” il suo Napoli è immagine fortissima. Quanto soffre Napoli lo possiamo solo immaginare. L’esterno però del “nuovo” Diego A. Maradona stadium è una gioia per gli occhi di chiunque ami il calcio.

L’immagine romanista più forte di giornata è il tributo al 10 argentino, nella figura di Bruno Conti che la mattina porta fiori sotto al murales di Diego e si inginocchia a pregare per il suo amico. Solo che Marazico a un certo punto si alza, mentre la Roma deve essere rimasta in ginocchio fino a tarda sera.

Romantica vittoria doveva essere e così è stato, solo che i più convinti di questo dogma sono apparsi essere i giallorossi che, nulla togliendo alla prova gagliarda degli azzurri, non sono proprio entrati in campo, impedendo che il volgare sudore rovinasse le belle maglie celebrative. A parer mio, sarebbe stato più romantico perdere onorando il calcio e quell’icona straordinaria che vegliava dagli spalti.

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I giallorossi si presentano con l’accesso ai turni eliminatori di coppa in tasca con discreto anticipo e tranquillità ma con problemi nell’11: assente Smalling che ogni settimana presenta un problema diverso, dal muscolare allo “squaraus” intestinale; Mancini, Cristante e Ibanez stringono i denti ma non sono al meglio; Dzeko e Pellegrini rientrano dall’inizio dopo il Covid.

La Roma parte anche benino nei primissimi minuti con gli scambi Spinazzola-Mhkytarian ma dura poco. Primi trenta minuti di noia mortale, col Napoli che tiene il pallino del gioco e staziona nella metà campo giallorossa, ma senza costruire azioni significative, solo con l’ottimo fraseggio, non contrastato dagli avversari. Al minuto 30 ingenuità di Ibanez che stende Mertens: chi ha puntato un euro sul gol di Insigne e foto con maglia di Maradona ne ha dovuti dare indietro due al bookmaker, tanto era bassa la quota. Punizione potentissima dall’angolo a destra della porta e vantaggio partenopeo. Pochi minuti e un bel filtrante libera Mertens, ma Mirante si supera.

Il primo tempo finisce qui o quasi. Nel frattempo Mancini è costretto ad uscire per la versione “curvy” di Juan Jesus e Veretout si fa male, stringe i denti da guerriero, ma non riesce a rientrare nella ripresa (al suo posto Vilar).

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Poco cambia nella ripresa, i partenopei giocano in scioltezza senza pressing e come alzano il baricentro la retroguardia giallorossa va in difficoltà, sbagliando appoggi semplicissimi. Stucchevole la sicumera di Ibanez nell’uscire palla al piede da ultimo in una serata in cui, a lui in primis, non riesce nulla.

Dopo un’altra parata di Mirante su Lozano, al minuto 64 si chiude la partita: Fabian Ruiz da fuori area trova il tunnel tra le gambe di Jesus e prende il portiere in controtempo per il raddoppio. Il resto del match è estetica che la Roma concede ai padroni di casa. Mertens mette sigillo sulla papera di Mirante, ribattendo in rete un tiro di Elmas. All’87imo l’ex Politano approfitta degli svenimenti dei difensori come in uno spot della Geox e salta Mirante per il poker, dopo una bella serpentina.

Serataccia per il portiere. Se la punizione di Insigne è bellissima, difficilmente poteva tirare in un punto dalla posizione in cui era, distratto sul secondo e già abbiamo detto della papera per il tris. Cristante cerca ordine in un ruolo non suo ma non lo trova, Ibanez svagato e distratto, Jesus alla fine risulta il meno peggio. Zero filtro a centrocampo, che ha retto fino all’uscita di Veretout, poi Vilar è risultato troppo leggerino per i mediani campani. Pellegrini, quando arriva il momento di crescere, ha spesso battute d’arresto ed è stato impalpabile.

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Spinazzola è l’unico che a sprazzi si accende con un minimo di qualità, ma predica nel deserto, Karsdorp neanche male dietro dove ha sofferto molto, ma nel finale ha mollato anche lui. Dzeko è l’unico in campo ad aver toccato meno palloni di Meret, mentre Pedro e Miki sono stati disinnescati senza tante difficoltà dagli esterni azzurri e anche l’ex Mario Rui è sembrato un giocatore di calcio. Neanche i molti cambi hanno dato una scossa con i fumosi Perez e Mayoral.

La sconfitta in sè non è grave, prima o poi doveva arrivare, così come una brutta prestazione, e Napoli è un campo in cui era plausibile. Gravissima però la mancanza di testa, di volontà (ho visto più agonismo nei Derby del Cuore) e questa partita deve restare da esempio per evitare altri approcci del genere.

Per il resto il cammino prosegue e certo una battuta d’arresto non cambia l’ottima stagione fin qui giocata.

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Il Napoli ai nastri di partenza è più avanti dei giallorossi, ancora in costruzione, ma certo mi sarei aspettato più entusiasmo in una cornice così importante e in una sfida al vertice, per quanto poco significato abbia questo termine a questo punto della stagione.

Detto questo, testa al Sassuolo, un abbraccio a Napoli e…

Ad10s Diego.

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