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Angolo del tifoso

ANGOLO MILAN – Il Milan non si ferma

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Il momento attuale del Milan si può spiegare solo in tre modi.

Il primo potrebbe essere discorrendo della fanciullesca giocosità bischera degli dei del Calcio. Mazzo di carte nuovo, dadi nuovi e, visto che sono dei e non lesinano su nulla, croupier nuovi. Cambia il tocco, l’inerzia, la kabala. Cambia tutto. Con tanti saluti agli empi profeti dei pronostici che tutto potevano immaginarsi meno che una classifica di Serie A così profondamente sconvolta, nei numeri e negli equilibri.

Un secondo modo può essere facendo un’istantanea del momento attuale, concentrando in uno scatto tutti i numeri della corsa rossonera. In campionato il Milan non perde dall’8 marzo, corre più veloce della squadra dell’ultimo scudetto targato Allegri – 17 punti dopo nove giornate – e di un altro Milan tricolore, coach Ancelotti 2003-04. Segna da 29 partite consecutive, come non succedeva dalla stagione ‘72-‘73 con Cesare Maldini coach, Rocco direttore tecnico e Gianni Rivera in campo. Roba da Olimpo. Record custoditi nel Pantheon della prima squadra di Milano che non un Sacchi, non un Capello o un Ancelotti furono capaci a superare. E lo ha fatto il Milan più sottovalutato degli “ultimi” 121 anni. Un rush che sembra senza fine, con o senza Ibrahimovic, con o senza allenatore in panchina. E quanta pena per quei giornalisti e pennivendoli che oggi, in palese imbarazzo, non riescono a insabbiare il fallimento del progetto sportivo caro al loro editore/padrone, elogiato per mesi con fiumi di inchiostro e di saliva.

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Il terzo potrebbe essere quello della visione prospettica. La Prospettiva. L’elemento che cambiò la pittura rinascimentale proprio a Firenze e che oggi cambia la visione di questo Milan proprio contro la Fiorentina. Il 29 settembre 2019, Milan-Fiorentina 1-3, quello il punto focale, 29 novembre 2020, questo il punto di vista attuale dello spettatore.

Ma quanti Milan sono cambiati sotto la Madonnina che, da quella guglia, ne sta vedendo di tutti i colori? Quanto tempo è stato mangiato in pochi mesi? Che squadra era quel Milan lì, dentro e fuori dal campo e che Milan è, questo qui? La risposta è nella differenza e ci trovi dentro tante cose diverse, oramai risapute.

Il fuoriclasse Ibrahimovic, la capacità di un tecnico sottovalutato da tutti, l’incredibile trasformazione di rendimento di mezze delusioni come Kessie e Calabria. E poi tante cose che nessuno cita ancora. Elementi che stanno sul tavolo da mesi e ancora non degnate della giusta attenzione. Una su tutti. L’importanza di quel piccolo colosso biondo in mezzo alla difesa che di nome fa Stefan e di cognome Kjaer, 32 anni il 26 Marzo prossimo. La sicurezza che riesce a dare al gioco della squadra, si nutre di tre doti fondamentali per un difensore centrale degno della scuola Milan: il tempismo nell’anticipo e nel contrasto, il senso della posizione e la capacità di impostare la ripartenza. La differenza è la risposta dicevamo ed è così tanta che la puoi pesare al chilogrammi.

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La Fiorentina non è mai stata in partita, non è mai stata pericolosa, anche solo per cinque minuti consecutivi. Ribery ha trovato un Calabria versione primo Tassotti e senza il francese i viola non hanno la chiave dell’accensione. Amrabatbe Pulgar in balia di un Kessie di due-tre categorie superiore e di un Tonali finalmente più tonico e deciso. Due episodi in novanta minuti e che, per di più, hanno trovato i riflessi poco umani di un portiere mitologico, metá veterano, metá ragazzo. Troppo poco per giustificare una partita persa solo 2-0.

Il risultato è si bugiardo ma per demerito dei padroni di casa che hanno sprecato l’ennesimo rigore e una quantitá di passaggi semplici e facili ripartenze che lasciano una domanda: quante partite verrebbero chiuse in venti/trenta minuti se il Milan riuscisse ad essere davvero spietato e preciso? Vorrebbe dire risparmio di energie e anche aver raggiunto una maturitá che forse oggi è anche giusto che manchi.

Alla fine rimangono quei tre modi diversi di analizzare il rendimento della stessa squadra. E sembrano tutti portare alla stessa conclusione. C’è una squadra a ventitre punti che ha fatto registrare la migliore partenza di campionato nell’era dei tre punti. Domani si può anche perdere, la dea Fortuna che muove i destini umani non vede, non sa e nulla deve a nessuno. Ma intanto oggi è stato già scritto qualcosa sulle pagine del calcio italiano a cui il nome Milan mancava da troppo tempo.

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