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UN CALCIO AL SUPERSANTOS – ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’…tifoso napoletano

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Uno, nessuno e centomila’, altro che ‘Cinquanta sfumature di grigio’. Eppure, guardando i frames, viene da pensare: ‘Così è, se vi pare’.

I ‘Cento anni di solitudine’ di un popolo, che sono un’eterna ‘Odissea’ tra i gironi infernali ed il purgatorio dantesco, con qualche fugace scorcio di Paradiso.

Un Paradiso che per noi può attendere, anzi sta là. E noi siamo qua, da tutt’altra parte di questa ‘Divina Commedia‘.

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Per Ancelotti, poi, non bastava il danno, ma pure la beffa, arrivata con la squalifica e per diverse decisioni arbitrali discutibili: ‘Delitto e Castigo’.

Hai voglia di strepitare tu, Carletto. È il nostro destino questo. È ‘Guerra e Pace’; più la prima in verità.
Che poi, uno ci spera sempre che qualche fischietto si ricordi di avere una ‘Coscienza di Zeno’.

E invece, ne designano un altro che arriva a ‘Sangue freddo’ e ti ritrovi di nuovo come ‘Don Chisciotte’, a combattere coi mulini a vento. E giù con l’ ‘Orgoglio e Pregiudizio’.

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Fino a che si rigioca. E allora, di nuovo, ‘Grandi Speranze’, speranze di noi che andiamo incontro al nostro destino di malati di calcio. Noi ‘I Miserabili’, tranne che dal ‘1984’ e per qualche anno a seguire.

Pare semplice, dunque, comprendere cosa significhi realmente essere tifosi del Napoli. Ma è complicato. Incredibilmente complicato.

La verità, però, è una sola.

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La verità è che non si diventa tifosi del Napoli. Tifosi del Napoli si nasce.

Stigmate inevitabile per chi ha il cuore azzurro fin dal primo respiro, anzi, fin dalla creazione del primo organo, quando si è ancora nella pancia di mammá.

Certo, essere tifosi partenopei è sostanzialmente anche una sorta di pena.

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Si, perché non c’è cosa che faccia più soffrire di una sconfitta del Napoli, di un gol sbagliato di Dries, di un torto arbitrale subito, di risultati che non arrivano.

Ma, signori, in realtà c’è di peggio.

Perché essere tifosi del Napoli non significa solo tenere alla maglia azzurra. Tifare Napoli è appartenere. A una dimensione. A una città. Ad una cultura. Significa essere Napoletano ed essere un amante geloso e possessivo della città di Napoli.

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E dunque il peggio è questo: è vedere e sentire, in quasi ogni stadio avversario, offese reiterate e banali, intrise di populismo e luoghi comuni, nei confronti di una città e di un popolo che tanto ha dato alla storia nazionale e mondiale.

Come tutte le grandi città, Napoli non è esente da problemi, ma qui ‘sti maledetti problemi abbiamo sempre cercato di risolverceli da soli.

Comunque, tien’ vogl’ a strepitare, ca nun sent nisciun, come sempre.

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E allora, sapete che vi dico?
Che io mi tengo volentieri tutti i problemi, i guai che Napoli presenta.
Mi tengo altrettanto stretto una squadra che mi fa piangere e molto spesso per la sconfitta, ma che mi fa provare emozioni vere.

Semplicemente dico: grazie a Dio sono napoletano!

Meravigliati? Non credo possiate esserlo.
Perché questa è ‘l’insostenibile leggerezza dell’essere tifosi Napoletani’.

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