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CORNER CAFE’ – Tanti piedistalli, poca praticità

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Si è scelto, forse, come far ripartire il calcio in Italia. Si è scelto, ovvio, l’opzione economicamente più vantaggiosa per tutti, tranne che per i poverelli. Si è scelto, ma si è scelto sul piano teorico: quello pratico lo si è dimenticato da un’altra parte.

E’ così si è riunita la commissione scientifica della FIGC, ed ha varato le misure cautelative al fine di far riprendere le attività sportive sul territorio nazionale. O meglio, per far riprendere il calcio, sul territorio nazionale.

Tutto bello e agghindato, il programma della commissione scientifica: pretest basati su tamponi, seguito da un ritiro in massima sicurezza in zone non colpite dal virus; e poi visite mediche a tutto spiano, valutazioni anamnestiche, esami strumentali, sanificazione delle aree di allenamento. Tutto bellissimo.

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Sul piano teorico. 

Chiaramente, e colpa della commissione scientifica non è, si è totalmente sorvolato il senso pratico della faccenda. Sanificare, fare test, stabilire una zona del ritiro e rimanere lì, ripetiamo, nella più assoluta sicurezza è pura e semplice utopia. Un protocollo, ispirato ai principi di semplicità, fattibilità e attendibilità che di semplice, fattibile e attendibile non ha assolutamente nulla. Perché, se da un lato per i grandi club sarà più o meno semplice garantire il massimo adempimento alle norme,quanto lo sarà per i club meno ricchi? Giulini aveva paventato la possibilità che sarebbero stati lasciati soli; possibilità che, oggi, aggiunge un nuovo tassello alla sua concretezza.

Si è parlato, poi, anche di come far ricominciare i campionati. Ovviamente, chi ne ha più bisogno sono le leghe minori, Serie C e sottostanti, che ancor più oggi arrancano a pagare stipendi e riuscire a gestire il tutto. Invece, si ricomincerà dalla Serie A, quella che dà più visibilità, pubblico ed entrate economiche. Prima lo showbiz, poi il calcio.

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Queste, almeno per ora, sono ipotesi, pareri. E tali rimarranno, finché non si avranno le carte giuste per affermare il termine del tutto. Ma ricordo bene Biasin: “La cosa sbagliata del mondo del calcio non è che cerchi una soluzione per ricominciare a giocare (a tutti gli appassionati manca il pallone), ma che lo faccia dall’alto di un piedistallo, rifiutandosi di fare i conti con il “mondo reale” come tocca a tutto il resto dell’umanità”. Ed ha, dannatamente, ragione.

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