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Frosinone

Tre cose su….Frosinone-Juventus

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Vlahovic Juventus
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RE DI SCACCHI. Nella perfetta partita a scacchi, sul tavoliere vince Max Allegri. Ai punti prima che ai gol. Ingabbia le mosse di Di Francesco, soprattutto all’inizio, con un atteggiamento aggressivo e vivace; fornisce ai suoi bombole d’ossigeno, dopo averli fatti partire sparati a mille; si gode una sorpresa (che per lui non è), il baby Yildiz, e un ritorno al gol (che lui era già convinto di avere), quello del figliol prodigo Vlahovic. Con il coraggio di inserire dal primo minuto un attaccante diciottenne e la consapevolezza di cambiarlo, con la coppia d’attacco titolare e levigata fuori, appena le acque diventano cattive. Dosa spregiudicatezza pressante e prudenza tattica, ma quando ritorna ad essere allegriano puro, il Frosinone lo mette alle corde. Vince ai punti, dicevamo. Cioè con i cambi giusti al momento e al posto giusto. Non ne sbaglia nessuno. Se non un atteggiamento attendista di troppo che, per poco, non rovinava il buon lavoro fatto. Scacco matto all’ ’81!

COSE TURCHE! Ne sono almeno due, senza trascurare la terza che non andava data per scontata. Tutte di marca bianconera. Kenan Yildiz, con naturalezza alla prima da titolare in Serie A, lo vedi che vive nelle sue porzioni di terreno come se giocasse nella massima serie da una vita. Non per mettere pressione al prodigioso Kenan, ma la spontaneità con cui si muove, lo rendono già adesso una mina vagante per le altre truppe. Una vita durata 55 minuti in cui mette il sigillo su un capolavoro. Rivedetelo, se vi capita: con un tocco ne disorienta in tre e con l’altro tocco calcola potenza e precisione come un provetto architetto. La seconda cosa turca è colui che ha deciso il match con un’elevazione pazzesca, scavalcando con un pallonetto di testa il portiere Turati. Da perdere la testa. DV9 è impattato bene nella gara: nel mezzo il gol, ma aveva avuto terreno fertile per provarci prima e raddoppiato ad un minuto dalla fine in contropiede, ma era offside. La terza va citata e ricordata. Inaspettata fino a qualche anno fa! E’ colui che i 90 minuti nelle gambe li ha e si sono visti tutti. McKennie è evoluto moltissimo nella sua maturazione calcistica, in queste stagioni, e, tra assist e conclusioni, ha condito le pietanze con il sale della sapienza, prendendo anche una traversa piena da un suo incantesimo. Un tris di protagonisti decisivi a Frosinone.

LE MOSSE DEL CAVALLO. Se, alla fine, a trionfare è stato Allegri, Di Francesco s’è mostrato, ancora una volta, anche camaleontico nel non cedere così facilmente il passo e nell’adeguarsi ai movimenti dell’avversario. La Vecchia Signora se l’è messa davanti allo specchio e, studiandone le mosse in settimana e in tempo reale, ha interagito nel migliore dei modi. E senza quell’alzata letale del serbo, non sappiamo se la Juve, poi, avrebbe prodotto altre occasioni così nitide e chiare, senza scoprirsi di fronte alle folate ciociare nella manciata di minuti finali. Ma la storia non si fa con i se e con i ma. Di Francesco la sfida tattica alla fine l’ha persa, i pezzi più pregiati si sono “sfilati” più per stanchezza che per inferiorità. Ma non diamo per sconfitto, a pancia a terra, un allenatore che le sue mosse del cavallo le ha fatte tutte, giocandosela alla pari. Mettendo spalle al muro la Juve per larga parte della ripresa. Le energie spese sono state tante e un pò di sfiducia ha preso il sopravvento. Il cavallo alla fine, spompato, s’è accasciato. Non ne avevano più. C’hanno provato. Capelli al vento nelle rapidità e cuore matto nell’impegno. La linea verde adottata mette paura.

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