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Tre cose su Garcia e Mazzarri

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Rudi Garcia Napoli
Tempo di lettura: 2 minuti

1 La Fuga

La narrazione, quella condivisa, parla di rapporti ormai logorati da tempo ed irrecuperabili. Una situazione invivibile che avrebbe portato Spalletti dopo la fatica dello scudetto a lasciare il Napoli ed il calcio, almeno per un anno, salvo poi ricredersi per la Nazionale. La mia idea, rimasta invariata in questi mesi è che, al netto di questa rottura, il mister non avrebbe mai lasciato la squadra se in cuor suo avesse avuto anche la più flebile delle speranze di poter vincere un altro campionato. Per Spalletti la squadra aveva già esaurito il suo ciclo.

Quello che c’è di certo in tutto questo, però, è che tutto è iniziato lì. Senza l’addio di Spalletti non ci sarebbero stati il toto-nomi, la lista e la scelta di Garcia.

2 La pioggia

 Il giorno di Napoli-Empoli il “Maradona” è pieno, colorato e sorridente. Il cielo invece è grigio, e butta giù pioggia a secchiate. C’è un traffico infernale per raggiungere Fuorigrotta ed in molti sono ancora in auto quando il Napoli ufficializza le scelte di Garcia: Zielinski e Kvaratskhelia fuori dall’undici titolare e Raspadori sottopunta in un 4-2-3-1. Un turn-over prima della sosta. Un esperimento, nel giorno della partita più importante per il suo futuro.

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Il risultato finale darà torto a Garcia in una partita che in altri momenti avremmo comunque definito maledetta (per i miracoli di Berisha e per l’infortunio di Mario Rui che lascia nell’ultimo quarto d’ora il Napoli in dieci e la fascia sinistra incustodita). Il francese sbaglia ancora formazione e gestione della gara. Errori, sempre gli stessi, che hanno segnato questa sua esperienza a Napoli, ma ingigantiti oltremodo dalla pessima comunicazione dell’allenatore che mai è riuscito a spiegare o giustificare le proprie scelte.

Quando l’arbitro Prontera fischia la fine di Napoli-Empoli, terza sconfitta casalinga su sei partite giocate al Maradona, su Fuorigrotta si scatena l’ennesimo nubifragio. E’ l’acqua che porta via con sé l’era di Garcia.

3 L’ultimo alibi

Il francese ha pagato per i suoi errori. Ma anche e soprattutto per l’ostilità di un ambiente che non lo ha mai accettato e per l’atteggiamento di una società che non lo ha mai realmente supportato e sopportato. Garcia è stato sempre additato come l’unico male di una squadra che ha dimostrato in questi mesi di poter essere tutto ed il contrario di tutto, e spesso indipendentemente dalle scelte del francese.

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I soli errori di Osimhen dal dischetto a Bologna e di Kvaratskhelia a tu per tu con Maignan e Berisha sono costati la bellezza di sette punti. Una squadra troppo spesso apparsa lenta e svogliata, incapace di gestire i momenti della partita, poco lucida e tanto sprecona. Senza dimenticare gli infortuni (da Osimhen a Kvaratskhelia, da Rrahmani ad Anguiss) che hanno segnato questi tre mesi. Adesso che il francese ha pagato per sé e per gli altri, però, non ci sono più alibi.

Intanto, Walter Mazzarri ha già il merito di aver portato subito in dono un ottimismo diffuso, non facile da prevedere. I tifosi si aspettano che il buon Walter possa aggiungere grinta e passione a quel talento che questa squadra non può aver smarrito così all’improvviso. Gli obiettivi stagionali sono ancora tutti lì. E Mazzarri, proprio come Spalletti due anni fa, ha davanti a sé l’occasione più importante della sua carriera.

(Foto: Depositphotos)

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