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NUMERO 14 – Dalla periferia alla Scala

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Valle San Bartolomeo, un quartiere periferico di Alessandria, 18 Agosto 1943. Una giovane coppia vi si è trasferita da qualche mese per scampare agli incessanti bombardamenti che stanno martoriando il centro cittadino. Hanno un ottimo motivo per farlo: sta per nascere il loro primogenito. I Rivera non torneranno nella loro vecchia abitazione che a conflitto finito, quando Gianni è già uno scricciolo all’inseguimento del suo primo pallone. La guerra ha avuto fine ma adesso comincia un faticoso processo di ricostruzione: c’è da rimettere in piedi una nazione , si profilano sacrifici e ristrettezze per tutti, anche per i più giovani. Tuttavia si respira nell’aria un cauto ottimismo, c’è spazio persino per dei sogni di gloria. A patto, però, di avere un tocco di palla vellutato e di essere il reuccio incontrastato delle partitelle tra coetanei di Via Pastrengo. Papà Teresio e mamma Edera ne sono sicuri: il Gianni è uno che ha i numeri per farcela, può arrivare dove vuole a dispetto delle sue umili origini. Dalla periferia alla Scala.

Una maglia grigia

La sua prima squadra è quella del Don Bosco, l’oratorio del suo quartiere. Il parroco, a dispetto della proverbiale compostezza impostagli dal suo ruolo, si infiamma di fronte alle sue finezze. Gianni, accompagnato dalla sua entusiastica benedizione e dal fedelissimo papà, si presenta allo stadio cittadino per il suo primo provino con una squadra di professionisti. Ha tredici anni e un solo obiettivo, infilarsi addosso la maglia grigia dell’Alessandria calcio. Il signor Cornara, responsabile delle giovanili del club, lo osserva. Forse non è convinto di quel fisico cosi gracile, di quelle gambette smilze? Al termine del provino non si sbottona, accenna a una possibile convocazione nei prossimi giorni. I Rivera tornano a casa con il morale sotto i tacchi anche se il genitore si riserva ancora qualche barlume di speranza circa il futuro professionale del figlio. Mamma Edera tace per discrezione ma è possibilista come suo marito. La loro saggezza trova conferma nei risultati: il  fiuto di Cornara ha captato subito il talento del biondino, il suo ingresso nel vivaio dell’Alessandria era garantito sin dal momento in cui si era slacciato le scarpette al termine della  prova. Un telegramma con lo stemma della squadra e la firma sul suo primo cartellino sanciscono l’inizio della sua carriera. Dalla periferia alla Scala.

Esordio in prima squadra

A casa Rivera è festa grande, anche se la prima raccomandazione dei suoi è di non trascurare lo studio. Gianni esegue diligentemente e conquista il diploma di scuola media. Adesso è tutto per il calcio, le voci su di lui cominciano a girare. I frequentatori abituali degli spalti hanno fatto racconti mirabolanti agli amici riguardo al neoacquisto delle giovanili e la curiosità dei concittadini cresce a livello esponenziale. I ragazzi dell’Alessandria disputano il Torneo Federati in anteprima alle partite dei “grandi” e capita sempre più spesso che lo stadio sia gremito già alle 13.30, pieno di gente ansiosa di vedere il biondino dai piedi d’oro in azione. Un giorno, al termine di una partita contro il Torino, un cronista della Rai scorge tra gli spettatori Silvio Piola, centravanti della Nazionale campione del mondo nel 1938. Lo avvicina e gli chiede una opinione sulla prestazione del quattordicenne Gianni. La risposta dell’ex campione è emblematica: “Alla sua età le cose che sa fare lui io nemmeno le sognavo!”. L’illustre parere trova conferma nell’atteggiamento di Franco Pedroni, l’allenatore della prima squadra: è in contatto giornaliero con Cornara e si reca di frequente al campo di allenamento delle giovanili per visionarlo. Un giovedì’, al termine della consueta partitella tra ragazzi e veterani, i due si scambiano un cenno d’intesa, è arrivato il momento. Il sabato successivo Gianni viene convocato in prima squadra per la partita della domenica. Dopo poche settimane indossa la casacca grigia per il suo esordio nel calcio professionistico. La profezia si è avverata, il biondino di Via Pastrengo ha iniziato il suo percorso. Dalla periferia alla Scala.

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Una crescita precoce

Pedroni stravede per lui, lo cura con affetto e dedizione. Ne ammira lo stile e la tecnica ma sa bene che il suo fisico è ancora quello di un adolescente. Gli prepara un programma di potenziamento personalizzato e graduale per favorire una crescita armoniosa. Lo porta più volte sui percorsi di montagna e gli impone anche alcune sedute di canottaggio per sviluppare il torace. Gianni porta a termine un proficuo percorso di sviluppo muscolare senza perdere in agilità ed inventiva. Per il suo debutto la società ha dovuto chiedere una deroga speciale alla Federazione in quanto, non avendo ancora compiuto il sedicesimo anno di età, a norma di regolamento non avrebbe potuto scendere in campo. Il suo talento se ne infischia anche delle norme federali e riesce a mostrare sprazzi di classe anche alla sua prima uscita nel mondo dei grandi, sotto lo sguardo gongolante di mister Pedroni. Il suo allenatore è un milanista sfegatato  e già sogna di vederlo con la maglia rossonera addosso. Dalla periferia alla Scala.

Allenamento all’Arena

Il tecnico dell’Alessandria non perde tempo, a fine torneo porta di persona il pupillo a giocare una partita d’allenamento al campo dell’Arena con il Milan. Il direttore tecnico dei rossoneri è Gipo Viani, un omone di più di un metro e novanta con il sigaro perennemente in bocca, mentre il cervello della squadra è il raffinato centrocampista uruguaiano “Pepe” Schiaffino, campione del mondo nel 1950. Proprio il glorioso veterano viene spostato in mediana per consentire alla giovane promessa di svariare liberamente sulla trequarti. E’ un breve test di quaranta minuti, quanto basta per capire che i due parlano lo stesso linguaggio, quello dei fuoriclasse. Schiaffino, tocco di velluto e visione di gioco superiore, serve Rivera con radenti passaggi di prima. Il biondino si sintonizza immediatamente sulla sua frequenza d’onda per dei duetti che sfanno sgranare gli occhi ai presenti. Viani nasconde la sua soddisfazione sotto un paio di occhiali scuri, il regista sudamericano si limita a un laconico quanto significativo “muy bien”. L’affare è presto concluso, Rivera è del Milan anche se giocherà ancora un anno in comproprietà all’Alessandria, per fare esperienza. E tornare poi da rossoneri pronto per cominciare la sua grande avventura. Dalla periferia alla Scala.

Protagonista non solo in campo

Il suo primo campionato in Serie A da titolare è travagliato, deve dividersi tra Alessandria, Nazionale juniores e Nazionale Olimpica. Anche con qualche incomprensione: il suo club è impelagato nella lotta per non retrocedere, non può permettersi di lasciarlo riposare per soddisfare le esigenze degli azzurri. A fine torneo mette in cassa 25 presenze e 6 reti lasciando in eredità ai suoi una sospirata salvezza. Sbarca all’ombra del Duomo già con la fama di golden boy e il suo appeal non si limita ai novanta minuti della partita. Ha tutte le caratteristiche del personaggio: viso pulito, aria perbene, parlantina sciolta. I tifosi sono già tutti dalla sua parte, lui ci mette del suo per incrementare il pubblico femminile allo stadio. Del resto non ha ancora una fidanzata fissa, qualsiasi mamma d’Italia può tranquillamente sognarlo a fianco di sua figlia. Il burbero Viani, abituato a monopolizzare l’attenzione, non si fa scrupolo di fargli qualche appunto in merito ben sapendo che a Gianni basterà la prossima partita per farsi perdonare qualche eventuale infrazione disciplinare. Il suo primo campionato in rossonero, tuttavia, è in chiaroscuro anche a causa di incomprensioni tattiche con l’allenatore (che lo vede ala destra) e una stanchezza arretrata che si trascina dietro dopo l’ultima, intensissima stagione, con l’Alessandria. Conclude con 30 presenze e 6 reti, tra i mugugni di qualche giornalista che sentenzia a proposito di alcune sue presunte carenze sul piano atletico. Ma il pensiero di Gianni è già rivolto alla prossima stagione, con nuovi stimoli e un nuovo allenatore, Nereo Rocco. E’ pronto per ricominciare la sua ascesa. Dalla periferia alla Scala.

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