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Rinnovi in alto mare: la crisi che rafforza (quasi) tutti gli agenti e i calciatori

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Franck Kessié, Dusan Vlahovic, Andrea Belotti. Sono alcuni dei rinnovi che stanno più facendo discutere all’interno dei propri club di appartenenza. Senza dimenticare le difficoltà che hanno dovuto affrontare Juventus e Paulo Dybala per la medesima causa, così come quelle all’orizzonte tra Napoli e il capitano Lorenzo Insigne, storia di un prolungamento non difficile ma nemmeno scontato. Tutte situazioni aventi in comune una nuova tendenza, figlia della crisi economica ereditata dai club in tempi di pandemia. Una contrazione di ricavi – in alcuni casi drammatica – che dà ancor più potere ai calciatori e ai loro procuratori.

MESSI, DONNARUMMA, RAMOS: IL GOLPE E’ IN ATTO

La percezione che qualcosa sta cambiando nelle dinamiche di calciomercato è tangibile in quello che è successo nell’ultima finestra di calciomercato che ci siamo lasciati alle spalle. Tre casi su tutti hanno catalizzato l’attenzione verso quella che si può definire ormai una tendenza: aspettare il termine del proprio contratto per scegliere da svincolati la nuova destinazione.

Partiamo dal caso più eclatante degli scorsi mesi, ovvero Leo Messi. Ex bandiera del Barça che si vede costretto a prendere le valigie e salutare la città che lo ha consacrato, destinazione Ligue 1. Nonostante ci fosse l’accordo, il Barcellona non ha potuto corrispondere all’impegno preso per i tetti imposti dal campionato spagnolo. “La gestione precedente è stata disastrosa”, commentano oggi i vertici del club blaugrana in riferimento a un monte ingaggi divenuto offside per i parametri della Liga. Ed è così che Messi e il Barcellona si sono detti addio, in nome di un ridimensionamento finanziario che rischia di rivedere verso il basso anche il tasso tecnico stesso della squadra catalana. D’altronde, i risultati di questo inizio di stagione sono eloquenti.

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Chi non è stato costretto a dire addio al proprio club è stato Gianluigi Donnarumma, anch’egli nuovo giocatore del PSG. Lo stesso calciatore, insieme al suo agente Mino Raiola, sono stati pubblicamente accusati di scarsa gestione – per usare un eufemismo – della trattativa con il Milan, che ha fatto di tutto nella scorsa primavera per cercare di rinnovare il suo contratto. Niente da fare: alla fine la ricca proposta degli Sciecchi transalpini ha avuto la meglio su di tutto e tutti, per buona pace dei rossoneri.

Restando sempre a Parigi, situazione analoga ha visto protagonista Sergio Ramos. Il difensore spagnolo, da simbolo dell’era moderna del Real Madrid, decide di accettare una nuova sfida. Questione di stimoli, forse accentuati da un’occasione in termini economici non replicabile in quel di Madrid, almeno non per uno della sua età.

Il tutto, sotto il segno di una crisi che mette in ostaggio la stragrande maggioranza dei club, anche tra quelli più importanti. E in tutto questo c’è chi ne sta guadagnando, dando vita a un golpe silente a firma dei calciatori e dei propri procuratori.

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L’ANALISI

La problematica è da intendersi esclusivamente sotto un punto di vista economico-finanziario, anche perché ai calciatori è normativamente consentito poter andare a scadenza per poi dire addio a parametro zero. Ed è su questo aspetto che molte riflessioni stanno facendo leva per cercare di mettere quantomeno una pezza a questo annoso problema.

Perché accade questo? Come detto in precedenza, quasi tutti i club sono soggetti a una contrazione di ricavi, in alcuni casi ingigantita da problemi già sussistenti in epoca pre-pandemica. Il mercato del calcio europeo – si legge in un’indagine del Deloitte Annual Review of Football Finance – ha subito una contrazione del -13% soltanto nella stagione 2019/20, mentre i ricavi complessivi sono diminuiti di -3,7 miliardi di euro. In particolare, la Serie A italiana, con ricavi per 2,1 miliardi di euro (in calo del -18%) e la Ligue 1 francese (l’unico campionato europeo dei cinque più grandi ad annullare la stagione in risposta alla pandemia), con ricavi per 1,6 miliardi di euro (in calo del 16%), completano i 15,1 miliardi di euro di ricavi totali raggiunti dai top 5 campionati (-11% rispetto alla stagione 2018-19).

I numeri parlano chiaro e sono indicativi sulle difficoltà che i club a cui cercano di sopravvivere. Una condizione che pone in posizione di forza i calciatori e i procuratori. I primi possono strappare un ingaggio più cospicuo in altri club, che frattanto sfruttano il costo zero del cartellini. I secondi, invece, vedono gonfiare le proprie commissioni, oltre che ad avere una percentuale maggiore su un ingaggio più oneroso.

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NON E’ FINITA QUI?

Torniamo adesso ai tormentoni di queste settimane, prendendo a campione tre dei casi più eloquenti a proposito.

Ancora una volta protagonista il Milan, che è alle prese con il rinnovo di Franck Kessié. L’ex Atalanta a margine delle Olimpiadi aveva giurato eterno amore ai rossoneri, promettendo di risolvere quanto prima la trattativa per il rinnovo contrattuale. A oggi, però, non è stata trovata alcuna soluzione. Anzi, la situazione sembrerebbe essersi complicato, con l’ipotesi di addio a zero che non è così poi tanto remota.

Forse non dirà addio a zero, ma Dusan Vlahovic e la Fiorentina si lasceranno molto probabilmente nel peggiore dei modi. Il serbo ha rifiutato ogni proposta fatta recapitare dal patron Rocco Commisso, che dal canto suo ha proposto 40 milioni lordi in 5 anni. La prospettiva di poter fare un salto di qualità e anche economico ha allettato in maniera definitiva Vlahovic che prima del 2023 lascerà Firenze. Inevitabilmente a un prezzo più contenuto rispetto ai 100 milioni sfiorati in estate.

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Un altro addio annunciato è quello di Andrea Belotti, che ormai da settimane non ascolta alcuna proposta da Urbano Cairo. Il suo contratto è in scadenza nel 2022 e già in estate diversi club si erano fatti sotto per cercare di accaparrarsi il Gallo. Il Torino ha fatto orecchie da mercante, con la speranza di poter rinnovare magari a mercato concluso. Evidentemente non d’accordo il capitano stesso, che nella prossima estate avrà la possibilità di fare il tanto atteso salto in un top club. A cifre ovviamente più convenienti.

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

Questo ‘fenomeno’ avvantaggia sì calciatori e procuratori, ma esiste una piccola porzione degli stessi che diventa paradossalmente vittima dell’addio a parametro zero. Se per molti infatti non è poi così complicato trovare una squadra che possa assecondarli sotto ogni punto di vista, esiste una piccola nicchia che ha trovato difficoltà nel cercare pretendenti o che, in alcuni casi, sono ancora svincolati.

Sergio Romero e Nicolas Nkoulou, per citarne alcuni, hanno trovato squadra soltanto in questi giorni (rispettivamente Venezia e Watford), ma tanti calciatori ancora sono in attesa di una chiamata: da Jack Wilshere a Gaston Ramirez, passando per i vari Mangala, Ben Arfa e Musacchio. Molti di questi non all’apice della propria carriera, ma è indicativo come la crisi stia colpendo questa piccola minoranza di giocatori che potrebbero fare comodo a tante realtà di medio-bassa classifica.

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E’ anche questa l’altra faccia della medaglia di una crisi che sta portando maggior potere contrattuale nelle mani dei calciatori e degli agenti. O almeno, quasi tutti.

(Foto: sito ufficiale AC Milan)

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