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Luis Figo, il Real e la testa di maiale

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Luis Figo maiale
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Un attaccante, uno che faceva quello che voleva col pallone e, per questo, apprezzato da ogni tifoso. Per molti, anche più di questo. Luis Figo era il simbolo della squadra catalana. Con quella maglia visse grandissimi momenti, vincendo due campionati, due coppe del re, una coppa delle coppe, una supercoppa europea e una supercoppa spagnola, scrivendo la storia del club blaugrana.

Una storia che nell’estate del 2000 cambiò completamente, distruggendo in un momento cinque anni d’amore.

Siamo nel Luglio 2000 ed il portoghese, stella della squadra della regione al nord della Spagna, si accasa nella compagine avversaria per la cifra astronomica di centoquaranta miliardi di lire. Il fantasista, nella stagione successiva infatti, veste la camiseta blanca. Catastrofe.

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Luis era il simbolo di una città particolare, una città situata in una regione dal forte spirito indipendentista che, nel Barcelona, vedeva e vede la trasposizione della guerra allo stato spagnolo, rappresentato da quella squadra che della famiglia reale porta il titolo nel nome, la squadra della capitale: il Real Madrid.

Tutti questi sentimenti portano i giocatori non più ad essere soltanto degli atleti ma dei veri e propri soldati, guerrieri simboli di una battaglia che non si combatte fra le trincee ma sui campi di fùtbol.

Perciò, questa mossa fu considerata un vero e proprio tradimento.

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Nell’ottobre del 2000, dunque, il portoghese tornò al Camp Nou, e questa volta lo fece da avversario. Quella sera i tifosi blaugrana riempirono lo stadio: il classico passava in secondo piano, allo stadio quella sera tornava Giuda, allo stadio quella sera tornava il calciatore che si era venduto per soldi alla nemica storica.

Ad accogliere Luis Figo ci fu quella che è stata stimata essere la bordata di fischi più rumorosa della storia, che niente fu rispetto a quello che successe due anni dopo.

23/11/2002, stesso luogo stesse compagini protagoniste: da una parte il Barcelona, dall’altra il Real di Luis Figo.
La partita iniziò allo stesso modo degli scontri avvenuti nei due anni precedenti tra le due squadre: bordate di fischi e insulti vennero rivolti al fantasista portoghese. Fin qui niente di rilevante, se non fosse che, dopo ventiquattro minuti di gioco, il calciatore si apprestò a battere il secondo corner di seguito, sotto la curva dei tifosi avversari che ancora non avevano smaltito la rabbia per il colpo basso inferto ai loro danni.

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Durante il tragitto verso la bandierina, qualunque tipo di oggetto venne lanciato sul terreno di gioco, ma uno in particolare rimarrà nella storia: una testa di maiale.

La partita finì 0-0, ma mai nessuno ha dimenticato quella partita e quel trasferimento: il passaggio di Luis Figo al Real per soldi segnò l’inizio di una nuova epoca, un nuovo calcio che purtroppo conosciamo ormai bene.

Storie di un calcio passato, un calcio che già dai tempi di Figo iniziava la sua involuzione verso quello che oggi è diventato: un’industria, non più uno sport.

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