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#DIE60 – Auguri Diego, da un tifoso milanista

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Maradona
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Auguri al Pibe de Oro, cebollita brigante che vide la luce, fra il fango e l’intermittenza della luce elettrica, a Vila Fiorito, il 30 Ottobre 1960.

Auguri a Diego Armando Maradona.

Diego del Boca Juniors, magro come un chiodo e con un cespuglio di ambizione e grandezza al posto dei capelli.

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Diego escluso al Mondiale del 1978, Diego nella rissa contro l’Atletico Bilbao, Diego e la Mano de Diòs, Diego Re di Napoli, Diego e lo stupore di Tacconi su quella punizione, Diego e l’inno argentino fischiato proprio dai napoletani, Diego e quell’ultimo gol ad un Mondiale contro la Grecia, Diego e Fidel Castro, Diego obeso che palleggia con una pallina da tennis, in quella sequenza di Youth di Sorrentino. Diego e la religione del Diez.

Per il popolo argentino, più di un predestinato o un futbolista. Un Messia. Un Garibaldi di secondo Novecento con sulle spalle, un’Argentina umiliata da tanti anni di dittatura, armato di un pallone, non di baionetta.

Arrigo Sacchi racconta che nelle partite contro Maradona, ai suoi nello spogliatoio ripeteva che perdevano già 1-0 ancor prima di entrare in campo. E quando si giocava contro Maradona, non poteva che essere così. Anche per il Milan che vantava la difesa dei fab four. Perchè quando la palla passava il centrocampo, lì comandava lui, lì si scatenava la tigre. Lì si scatenava Maradona.

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E se è vero, come diceva Picasso, che si diventa giovani a sessant’anni, oggi questo vale ancora di più.

Auguri Diez. Auguri  Diego.

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