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Uomini soli

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Il calcio è solo un gioco per qualcuno. Per fortuna, però, non tutti la pensano allo stesso modo. Quel maledetto pallone regala emozioni e sensazioni che sono difficili da raccontare. Gioie e dolori, lacrime di felicità e di disperazione. Ogni partita ci trasmette un sentimento diverso, ogni azione ci cattura, ogni vittoria o sconfitta condiziona le nostre giornate. Il calcio è questione di sentimenti. Lo è per chi guarda le partite seduto su un divano, per chi colora le curve di uno stadio e anche per chi, inevitabilmente, indossa pantaloncini e magliette.

UOMINI SOLI

Ma quaggiù non siamo in cielo e se un uomo
Perde il filo è soltanto un uomo solo.”

Cosi cantavano i Pooh. A volte un uomo è solo. L’ultima giornata di Serie A, per esempio, ci ha regalato storie tanto simili tra loro, quanto ricche di emozioni differenti.

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Sabato sera, il Milan chiudeva il campionato vincendo contro il Cagliari. Tra le fila rossonere, l’ultimo che ha lasciato il campo è stato Jack Bonaventura. L’ex fantasista del’Atalanta non rinnoverà il contratto e quindi sarà libero di  accasarsi ad una nuova squadra. Eppure, è lì in mezzo al campo, solo.

A contemplare il tempio che è stata la sua dimora per sei lunghi anni. Tra gioie, poche, e dolori, tanti, Jack ha dato tutto per il Milan. Stando lì in silenzio, magari, avrà immaginato il ‘saluto’ del suo pubblico, applausi mentre usciva dal campo cercando di trattenere l’emozione. Invece il covid ha voluto diversamente, e Bonaventura è uscito in silenzio dal manto erboso di San Siro. Quasi in punta di piedi.

Altro campo, altro uomo solo. Questa volta siamo a Napoli. Può restare l’amore quando un matrimonio finisce? In questo caso può. L’addio di Josè Maria Callejon, ormai, è questione di giorni. Lo spagnolo ha calcato per l’ultima volta il prato del San Paolo con la maglia azzurra. Anche lui, triste, non ha nascosto l’emozione. Anche in questo caso, però, non è l’addio che avrebbe voluto. Napoli è passionale, se dai tutto te stesso. Ti ama se dimostri di sentirti parte di un qualcosa che va al di lá del calcio. Nei sette anni a Napoli, Callejon è diventato napoletano. Lascia la sua terra d’adozione, ma porterà sempre nel cuore quei vicoli, quella città e il Vesuvio. Ed è triste vederlo andare via così, in silenzio, mentre il mondo va avanti, e lui prima di lasciare il campo, bacia il terreno che gli ha dato tanto e sul quale non si è mai risparmiato neanche una volta.

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Domenica, un altro stadio vuoto, un altro uomo solo al centro del rettangolo di gioco. Questa volta siamo a Lecce. I giallorossi, dopo una sola stagione, devono di nuovo salutare la massima serie e tornare in quella cadetta. Al triplice fischio dell’arbitro, al Via del Mare è calata la tristezza. Per Marco Mancosu, però, il dolore è stato più forte. Un’ora e mezza dopo la fine della partita, il capitano e leader del Lecce era seduto in mezzo al campo a piangere, consolato soltanto dalla moglie e dalla figlioletta. Sardo di nascita, giramondo, ma leccese di adozione: fa male vederlo così, soffrire dopo aver dato tutto. E questa volta, non è bastato per superare l’ostacolo.

Beffardo, a volte, il destino. Capita, infatti, di sentirti solo anche in mezzo ad una marea di persone. Sarà stato proprio questo il sentimento provato da Davide Nicola, l’allenatore del Genoa. Il grifone, a differenza del Lecce, ce l’ha fatta: è rimasto in Serie A. Al triplice fischio, al Marassi è scoppiata la festa. Anche Nicola sorrideva, ma sembrava essere un po’ assente. Ha festeggiato la salvezza con una maglietta celebrativa, quella in cui era sempre in mezzo al campo, con il figlio sotto la curva rossoblù. Anche Nicola, ora, è solo. Avrebbe voluto festeggiare la sua vittoria, nella sua città, con la persona che più amava al mondo. Invece il destino ha voluto diversamente. E capita, allora, di sentirti un uomo solo anche in mezzo a tanta gente.

Il calcio è solo un gioco per qualcuno. Chi lo pensa, però, non vivrà mai le emozioni che solo una palla sa trasmettere. Come quelle che proviamo tutti, come quelle che provano gli uomini soli.

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