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LEVA CALCISTICA ’68 – Europei 1980: Belgio – Inghilterra

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Il 12 di giugno si svolgeva la seconda giornata di Euro ’80. Al Comunale di Torino erano di scena l’Inghilterra di King Kevin Keegan e i Diavoli Rossi del Belgio che proprio quel giorno, fondamentalmente, nacquero, dando vita ad un fantastico decennio di grande calcio. Solo che non lo sapevano ancora.

Ludo Coeck era stato costretto da un infortunio a disertare la manifestazione. Era una delle “star”, ma i fiamminghi erano comunque in grado di schierare diversi bei giocatori che negli anni seguenti avrebbero fatto parlare di sé.

Jean-Marie Pfaff tra i pali ed Eric Gerets a capitanare la difesa. Renquin, Vandereycken e Vandebergh erano fosforo e muscoli di centrocampo e in attacco, con Vanderelst, primeggiava un uomo di 190 centimetri con piedi da trequartista: Jan “Caja” Ceulemans.

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Caja si era messo in luce nel Lierse per poi passare ai nerazzurri del Bruges, dove sarebbe rimasto per il resto della carriera, rifiutando una sostanziosa proposta di ingaggio dal Milan. Vinse tutto il possibile in patria e tentò, più volte in quel decennio, di portare la sua Nazionale ai livelli che, con quei talenti, avrebbero meritato.

Basti pensare che sei anni più tardi i Diavoli Rossi ebbero la sventura di incrociare la propria strada con l’extraterrestre di Lanus. Ma quella, vi garantisco, era una Signora Squadra.

Ceulemans aveva una fisicità che gli permetteva di uscire spesso indenne dagli scontri contro gli avversari e l’altezza lo rendeva continuo spauracchio delle difese. La tecnica sopraffina gli consentiva, inoltre, di spaziare a tutto campo e di impostare ove necessario. Fu, se non il primo, uno dei primi e uno dei migliori interpreti di quel ruolo che oggi chiamiamo “falso nueve”. Insomma un calciatore con i fiocchi.

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Quel giorno il match terminò uno a uno e Caja, di testa, pareggiò l’iniziale vantaggio inglese di Ray Wilkins, altro volto noto dalle nostre parti.

La gara non fu particolarmente esaltante. I blasonati Leoni d’Inghilterra non riuscirono a sviluppare una mole di gioco tale da impensierire i giovani e impertinenti Diavoli Rossi.

La macchina da guerra messa a punto da Guy Thys era pressoché perfetta. Un’organizzazione tattica che trovava, nella strenua applicazione del fuorigioco alto, la compattezza dei reparti e il pressing, le massime espressioni della caparbietà e fantasia fiamminga.

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Il due volte Pallone d’Oro Keegan (‘78 e ‘79), reduce da un infortunio, non incise quel pomeriggio e la war machine belga sorprese i supponenti Albionici.

La giornata proseguiva in modo succulento e appetitoso. In serata c’era l’esordio dell’Italia di Enzo Bearzot a San Siro: “frittatona di cipolla, Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero”.

Coming soon.

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