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Napoli, lo Stadium ti “cuce” il tricolore sul petto

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Napoli
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Da Torino a Torino, da Kalidou a Jack il passo è stato lungo ben cinque anni. Un’altra dolce serata d’aprile, dagli effluvi primaverili che trasforma il sogno sgretolato sul nascere di cinque anni fa, in splendida e robusta realtà oggi, acciuffata a piè mani proprio allo Stadium e sigillata con la cera lacca nel sublime collo-piede mancino di Raspadori.

Una sceneggiatura cinematografica di matrice hollywoodiana: quello che il pallone toglie poi il pallone restituisce, da uno scudetto perso in albergo ad uno vinto e stravinto da tempo ma timbrato proprio sul campo degli eterni rivali del 2018. Lo Stadium di Torino diventa ironicamente il teatro dell’investitura del Regno di Napoli sull’Italia e la Serie A, il fato si prende gioco di noi.

Una partita tenuta in pugno dal 1 al 98’ minuto dalla banda Spalletti, il pallone accarezzato e lasciato rotolare da una fascia all’altra, in un primo tempo senza sussulti per la verità ma che già lasciava intravedere il divario in campo. Sembrava quasi fisiologico pagare dazio, dopo l’uscita dalla Coppa dei Campioni di appena cinque giorni fa e le scorie da scacciare via dalla testa, in un ambiente tradizionalmente ostico per il Napoli. Un secondo tempo azzannato alla gola dai più forti, per gioco, consapevolezza e meriti sul campo a suggellare una vittoria limpida, trasparente, netta, inconfutabile.

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I tifosi juventini, ciechi per fede e per abitudine, strepitano e accampano scusanti per la verità debolucce: se proprio vogliamo entrare nei dettagli della direzione arbitrale dovremmo ricordare loro che la Juve avrebbe dovuto giocare in 10 uomini dal primo tempo, per lo schiaffone intenzionale (con tanto di ghigno) rifilato dal grezzo Gatti a Kvaratskhelia, visto da tutti ma non da arbitro e VAR (incredibile a dirsi): espulsione diretta e rigore per gli azzurri allo spirare della prima frazione di gioco, quello doveva succedere. Ma non lì, in quello stadio, dove regolamenti e telecamere seguono traiettorie sghembe.

Il gol irregolare di Di Maria, frutto di una di quelle ripartenze indigeste alla squadra di Spalletti, era chiaramente viziato da un fallaccio di Milik su Lobotka, confessato peraltro dallo stesso polacco e finanche da Massimiliano Allegri, non dai soliti prodi difensori bianconeri che popolano i salotti televisivi che non riescono ad arrendersi nemmeno all’evidenza e provano a spargere nebbie anche laddove il sole splende alto e azzurro.

La staffilata di Raspadori a trafiggere al cuore il popolo bianconero, umiliato all’andata e messo di fronte ad una chiara impotenza al ritorno, ma senza mai perdere quella tracotanza e arroganza che portano finanche a recriminare sull’ennesimo tuffo di Cuadrado, che Dio non voglia che i minori che si avvicinano al pallone prendano esempio da questi personaggi qui.

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Quella staffilata di Jack sigilla il tricolore sul petto degli azzurri, uno scudetto vinto a mani basse, per manifesta superiorità, ribadita ad ogni turno come una liturgia sacra e puntuale da agosto ad oggi, mai messa in discussione da chicchessia e impreziosita da un calcio paradisiaco, uno spettacolo continuo da godersi ed in cui immergersi senza remora alcuna.

Non c’è scudetto più meritato, limpido, prorompente di quello che il Napoli sta conquistando dopo una stagione vissuta dominando su ogni campo, ribaltando pronostici e sentenze affrettate, prendendo a pallonate chiunque gli si parasse davanti. Una stagione figlia di record su record in ogni voce ed in ogni parametro di campo: primo per gol fatti, primo per gol subiti, primo per occasioni da rete (i famosi XG), primo per tiri effettuati, primo per tiri subiti, primo per possesso palla, primo per palle recuperate, primo in tutto e per tutto.

Mai nessuno aveva vinto, con tale distacco e superiorità, un campionato azzannato a fine gennaio, brutalizzato e vinto virtualmente a inizio girone di ritorno. La vittoria matematica potrebbe arrivare ad Aprile, con ben 6 giornate d’anticipo sul gong, una roba mai vista e vissuta nel calcio. Il Napoli è padrone incontrastato della Serie A.

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Questa squadra e questo club vanno applauditi, elogiati, coccolati. E dovrebbero farlo tutti, anche coloro che non ne sono tifosi, anche coloro che dovrebbero raccontare la cronaca ma preferiscono farlo in modo improvvido e falsato.

Il Napoli ha vinto a Torino e sta per vincere il terzo scudetto della sua storia, mentre la folla canta e sventola bandiere fino alle luci dell’alba, aspettando la squadra di ritorno da Torino.

Mai come in questo caso la matematica diventa pura e insensata inezia, che la festa abbia pure inizio.

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(Foto: LBDV)

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Produttore Esecutivo in Mediaset per contenuti di informazione (hardnews e softnews), telegiornali e talk tv prime-time. Ho ideato il progetto LBDV e fondato la testata giornalistica. Sono amante del dubbio, socratico per formazione e mi piace guardare al di là delle apparenze tutto, le persone e la vita.

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