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ROAD TO EURO24: Platini, il Piccolo Principe del calcio

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Platini
Tempo di lettura: 5 minuti

Michel Platini, il “Piccolo Principe” del calcio.

La data è il 21 Giugno 1955, il luogo è una casa in Via Antoine de Saint-Exupéry, a Joeuf, un piccolo centro nel nord est della Francia.

Il Destino ha scelto parametri ben precisi per la sorte del neonato. Michel Platini è nato durante il solstizio d’estate, la giornata più lunga dell’anno, quella in cui c’è in assoluto più luce. I segnali sono chiari: assorbe l’enorme forza vitale della natura al suo risveglio e ne viene indelebilmente plasmato. Sarà il motore per superare i suoi limiti fisici e assicurare alla sua gente traguardi mai assaporati in precedenza.

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E lo farà con la stessa naturalezza con cui il personaggio simbolo dello scrittore a cui è dedicata la strada in cui è nato, dona spirito energico a chiunque incontri. Il suo teatrino delle meraviglie sarà un prato verde, il suo flauto magico un pallone.

Il Piccolo Principe del calcio.

Quasi trent’anni dopo

Una nuova estate di quasi trent’anni dopo, nel 1984, conferma i favorevoli auspici. Michel, cresciuto sotto l’ala protettiva di papà Aldo, insegnante per mestiere e calciatore per hobby, è l’uomo copertina degli Europei organizzati dalla Francia.

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Ha già una carriera di tutto rispetto alle spalle, indossa con orgoglio la fascia di capitano dei Bleus ma i maggiori successi li ha ottenuti giocando all’estero. Il patron della Juventus, l’Avvocato Gianni Agnelli, è rimasto folgorato dai suoi lampi di genio e l’ha voluto a tutti i costi a Torino. E’ un matrimonio felice, improntato alla passione reciproca e gonfio di soddisfazioni.

La squadra ha collezionato vittorie e trofei, lui ha messo in mostra il suo immenso talento, fino alla conquista del prestigioso Pallone d’Oro. Adesso, smessa la divisa a strisce bianconera, è il momento di onorare al meglio quella della sua Nazionale.

Il bersaglio nel suo mirino è la Coppa, da sollevare al cielo per primo davanti ai suoi compatrioti, dopo averli ingozzati di prodigi.

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Il Piccolo Principe del calcio.

Amari ricordi

La vittoria sarebbe anche il modo migliore per esorcizzare gli amari ricordi dell’ultimo Mondiale, quello di Spagna 1982.

Michel, già sotto contratto con la Juventus, aveva giocato un eccellente torneo con la speranza di poter sfidare i suoi futuri compagni di squadra in una eventuale finale contro l’Italia.

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Un sogno spezzato dalla drammatica semifinale di Siviglia contro la Germania Ovest. Una corrida più  che un incontro di calcio, con tanto di vittima rimasta esanime sul terreno. Il terzino Battiston, lanciato a rete da un magistrale passaggio del geniale Michel, veniva travolto da una micidiale carica del portiere tedesco Harald Schumacher.

Il difensore francese crollava a terra, privo di sensi, tra la disperazione dei colleghi e l’indifferenza dell’ineffabile estremo difensore teutonico. Veniva tratto in salvo dai sanitari ma il suo sguardo vitreo e gli occhi rovesciati erano rimasti impressi nella mente degli altri giocatori, condizionando l’esito finale della partita. Il pareggio dei tempi regolamentari, la rincorsa reciproca dei supplementari e la lotteria finale dei calci di rigore scolpivano nella memoria la “Notte di Siviglia”.

A passare erano i tedeschi ma negli occhi dei tifosi restavano le prodezze di Platini, impegnato nella “partita più bella della sua carriera”. Più che il traguardo, in questo caso, contano le emozioni di chi gioca dispensate a chi assiste.

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Il Piccolo Principe del calcio.

Il quadrato magico

Tuttavia, gli azzurri campioni del Mondo non devono staccare il biglietto per la Francia. La sbornia del trionfo spagnolo li ha infiacchiti e hanno fallito il girone di qualificazione agli Europei.

Un avversario in meno per i padroni di casa che, tra l’altro, hanno la squadra giusta per puntare in alto. Oltre al polivalente Michel, padrone del gioco in mediana e implacabile realizzatore al tempo stesso, il centrocampo dei Bleus è da vetrina.

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Alle sue spalle c’è l’impeccabile lavoro dell’architetto Alain Giresse mentre ai suoi fianchi ci sono i polmoni dell’infaticabile Jean Tigana e il moto perpetuo del puledro Luis Fernandez. Il c. t. Michel Hidalgo, tecnico da sempre innamorato del calcio champagne, amalgama alla perfezione i quattro in quello che diverrà famoso come “il quadrato magico”.

Un settore che non ha punti deboli e diverrà l’architrave delle fortune dei galletti, capace di fornire gol e spettacolo agli estasiati tifosi. E il centro di gravità permanente è sempre quel numero dieci che sprizza energia creativa ad ogni tocco di palla.

Il Piccolo Principe del calcio.

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Sinfonia in crescendo

Gli allenatori delle altre squadre sanno bene che un tipo del genere non va mai perso di vista, neanche per un istante. E, alla prima partita contro la Danimarca, Michel viene affidato alla rigida custodia del centrocampista Klaus Berggreen, uno che gioca in Italia e lo conosce alla perfezione.

Il suo compito dovrebbe essere quello di limitarlo il più possibile e inaridire la fonte di gioco dei Bleus per poi approfittarne in contropiede. Il baffuto vichingo si dedica alla sua missione con dedizione ammirevole ma viene torturato per tutto l’incontro dai diabolici movimenti in diagonale dell’asso francese. E alla fine capitola. A dieci minuti dalla fine perde un pallone vagante a beneficio di Giresse.

Quest’ultimo serve immediatamente uno smarcato Platini che insacca il gol decisivo. All’incontro successivo uno scatenato Michel serve un tris di reti agli esterrefatti belgi, schiantati poi da un 5 a 0 complessivo. E prosegue la sua sinfonia in crescendo con un’altra tripletta rifilata alla Jugoslavia battuta per 3 a 2.

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Le tre marcature a sua firma vengono realizzate in poco più di un quarto d’ora, una è un mirabolante calcio di punizione sopra la barriera. E’ un pezzo pregiato del suo repertorio, eredità dei saggi insegnamenti di papà Aldo durante la sua infanzia dorata a Joeuf, in via de Saint-Exupéry.

Il Piccolo Principe del calcio.

Senso della posizione e del tempo

L’enorme carisma, cresciuto in maniera esponenziale di partita in partita, gli consente di gestire ogni match a suo piacimento. La semifinale contro il Portogallo è l’emblema del suo innato senso della posizione e del tempo. Platini si limita a seguire il suo infallibile istinto: sa sempre dove andare, cosa fare, quando colpire. L’incontro con i lusitani ha visto i tempi regolamentari finire in parità.

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E, nella frazione di gioco supplementare, gli avversari hanno raddoppiato su una Francia ormai stremata dalla fatica. A sei minuti dalla fine i galletti riescono a segnare di nuovo ma ora si profila l’incubo dei calci di rigore. Lo spettro della notte di Siviglia si riaffaccia alla memoria.

All’ultimo giro di orologio Jean Tigana, con la forza della disperazione, riesce ad indirizzare un pallone ai limiti dell’area piccola, lì dove sa che può trovarsi solo lui. Michel, guidato dal suo senso radar, ha scelto il posto e l’attimo giusto. Aggancia il pallone, si volatilizza ai marcatori e lo indirizza nell’angolino giusto. E’ gol, è la vittoria, è il passaporto per la finale. Ed è l’ennesima perla di felicità per gli spettatori.

L’ennesimo omaggio del Piccolo Principe del calcio.

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Parigi val bene una prodezza

Resta solo una partita, quella conclusiva. A Parigi, il giorno della finale, la Francia è attesa all’appuntamento con la gloria. Michel più di tutti. E’ il capitano, il cannoniere e il simbolo di un paese che non ha mai vinto un trofeo internazionale.

E stavolta si potrebbe festeggiare in casa, l’occasione è troppo ghiotta per lasciarsela scappare. Di fronte c’è la Spagna ma ormai l’avversario potrebbe essere chiunque. E’ talmente grande la fiducia nei propri mezzi di Platini da fargli pensare di poter spazzare via ogni ostacolo. Il primo tempo finisce sullo zero a zero, gli spagnoli hanno passato i primi 45 minuti praticamente asserragliati nella loro metà campo.

Dodici minuti della ripresa e il prestigiatore con il numero dieci sulle spalle fa il suo numero. Il fazzoletto di terreno scelto per l’esecuzione è appena fuori dall’area di rigore iberica, il metodo da usare è un calcio di punizione dal limite, lo strumento è il suo chirurgico piede destro. Il portiere Arconada, ipnotizzato dalla malefica traiettoria impressa da Platini, si lascia ingannare e trafiggere. Michel ha messo la sua firma anche sull’atto conclusivo, il raddoppio nel finale servirà solo a certificare il successo.

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Il capitano della Francia solleva la Coppa al cielo, dopo aver celebrato l’evento con una nuova prodezza. Ha fatto vivere un mese da favola ai suoi, è entrato nella storia sportiva dei transalpini, si è trascinato tutti dietro incantandoli con melodie da predestinato.

Il Piccolo Principe del calcio.

(Foto: DepositPhotos)

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