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Il Napoli che vince ha un segreto oltre alle stelle Osimhen e Kvara: c’è Lobotka, l’essenziale

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Lobotka Napoli
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La vittoria del Napoli a Francoforte contro l’Eintracht, più netta del risultato finale, ha gli stessi uomini copertina che si ripetono costantemente dall’inizio della stagione: Osimhen e Kvaratskhelia. Sempre loro sugli scudi, sempre loro nel tabellino delle partite, in una rincorsa costante al ruolo di primo della classe. Di tanto in tanto qualcuno si è preso un pezzo di ribalta, il Cholito Simeone più di una volta, Politano, Lozano, il baluardo Kim e il capitano Di Lorenzo con la costante però del fantastico duo. Ma, dopo aver girato la copertina dello splendido libro che stanno scrivendo Spalletti e la sua squadra, c’è anche una seconda pagina, una terza, una quarta e cosi via fino alla fine dell’ultimo capitolo ancora da scrivere. In tutte queste pagine c’è un nome che si ripete costantemente, ripetutamente, come un unico filo che lega a sé tutti i protagonisti: Stanislav Lobotka.

L’uomo ovunque

Già la scorsa stagione si era intravisto qualcosa di quello che adesso è sotto gli occhi di tutti. Dal giorno della roboante vittoria contro la Lazio dell’ex Maurizio Sarri il centrocampo del Napoli si è modellato, in maniera via via sempre più marcata, attorno al suo playmaker. Un gioco che Spalletti conosce bene, una costante della sua carriera: la sua migliore Roma era costruita ovviamente sui gol di Totti e le incursioni di Perrotta, Mancini e Vucinic, ma tutto partiva dai piedi educati di un centrocampista piccolo, brevilineo come Stan: il Pek, David Pizarro.

Il centrocampista centrale (il vecchio regista nelle ingiallite pagine degli almanacchi che sfogliava chi scrive) è quello che decide, nel bene o nel male, le sorti delle squadre che fondano il loro gioco sul possesso palla, sulla conquista della metà campo avversaria. Lobotka è l’architrave che collega tutte le colonne della squadra partenopea, dà i tempi ai compagni alzando o abbassando i regimi del motore, chiama la prima pressione degli attaccanti portandosi dietro i difensori. Il suo gioco corto-lungo, quella capacità cioè di fraseggiare con gli altri compagni fino al momento giusto per l’infilata in profondità, sta facendo le fortune non solo delle tre stelle che il Napoli ha davanti ma anche e soprattutto di chi gli gira attorno. Non c’è una volta infatti che i suoi compagni non abbiano un porto sicuro a cui affidare la sfera di cuoio: un passo avanti o due indietro, Lobotka è lì, pronto a ricevere, pulire e restituire, a dare nuova vita a un’azione che magari sembra chiusa, senza sbocchi. A tutto questo ha aggiunto tanta sostanza in copertura, lettura delle linee di passaggio avversarie e capacità di interdire oltre che di costruire. Una fortuna, per chi gioca con lui e per il Napoli tutto.

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I segreti di Stan

Che Lobotka sia un altro giocatore rispetto a quello arrivato dal Celta Vigo nel gennaio 2020 è un’evidenza sotto gli occhi di tutti. Le ruggini, mai smaltite, dello stop Covid  sono sembrate un macigno enorme sulle prestazioni dello slovacco. Una forma fisica inadatta per un giocatore di quel livello con alcuni impietosi scatti fotografici che avevano fatto sorridere e arrabbiare al tempo stesso i tifosi. Poi la svolta, la dieta e nove chili persi in un’estate, un figurino con la maglia azzurra che finalmente calzava a pennello.  Non è stata però solo la svolta fisica a cambiare l’esperienza napoletana di Lobotka. C’è una cosa che per un calciatore fa sempre la differenza, importante come e più di una grande condizione fisica: la fiducia. Spalletti gli ha consegnato le chiavi del suo Napoli, ha dato a Stan la consapevolezza di essere il fulcro del suo gioco, gli ha conferito il ruolo di leader in campo. Per chi gioca in quel settore nevralgico sentirsi cosi considerato è oro colato, è una marcia in più, è liberta di non svolgere solo il compitino del passaggio a due metri ma di rischiare,  sapendo di poter anche sbagliare. Niente più mugugni dal pubblico, niente nervosismo dai compagni, Stan rischia la giocata e non la sbaglia più, perché la fiducia è il più potente doping mentale per chi gioca a calcio.

Il futuro

Adesso aspettiamoci che qualcuno venga a bussare per questo gioiello di regista, perché anche i top club mondiali si sono accorti che Lobotka starebbe bene ovunque. In Spagna lo conoscono già ma scommettiamo che tra i blancos di Ancelotti o i blaugrana di Xavi, che di quel ruolo qualcosa sa, non sfigurerebbe per nulla? Intanto il Napoli e i suoi tifosi se lo godono con la speranza magari di sedersi a quel tavolo con tutti i top club e di poter anche dire di no a eventuali offerte mostruose.

(Foto depositphotos)

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