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Napoli, non gettare via il bambino con l’acqua sporca

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Tempo di lettura: 4 minuti

Il Napoli è in un momento di grande difficoltà, uno dei più alti della sua storia recente. Come uscirne? Andiamo con ordine.

De Laurentiis incassa il no di Spalletti (e chissà di quanti altri).

A Napoli arriva, a sorpresa, Garcia.

Vanno via:

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  • Kim (tra i migliori difensori al mondo);
  • Ndombele (stagione sicuramente non entusiasmante);
  • Lozano (non indispensabile e sicuramente sostituibile).

Arrivano:

  • Natan (difensore con potenzialità ma acerbo, da educare al calcio italiano);
  • Cajuste (profilo giovane di valore);
  • Lindstrøm (altro giovane dalle indubbie qualità).

Demme viene messo fuori rosa e gli azzurri perdono un uomo a centrocampo. Gaetano diventa, di fatto, il sesto centrocampista.

Sulla carta, i partenopei hanno sostituito Ndombele con un giovane di prospettiva e Lozano con un calciatore che può fare la differenza. Hanno perso uno dei migliori centrali al mondo. Il sostituto è un semi sconosciuto che ha qualità, ma non è pronto al nostro calcio. Rrahmani non si discute. Non resta, quindi, che affidare l’altro posto da difensore centrale al più esperto tra quelli disponibili: Juan Jesus. Il brasiliano ha, però, caratteristiche evidentemente diverse dal coreano.

Sul campo, è anche peggio. Manca, tra le altre cose, velocità nella coppia centrale. Si prova la difesa alta. Ma proprio quella lentezza non consente di riproporla (con la Lazio solo il fuorigioco salva il Napoli da una immeritata debacle). E allora la difesa bassa può essere un’idea, quantomeno non si rischiano imbucate. Si crea, di conseguenza, una voragine nella zona mediana del campo. Anguissa, Lobotka e Zielinski si ritrovano spaesati, come pecore al pascolo senza un cane da guardiania. Per non parlare della condizione fisica non ancora ottimale. Il tutto si traduce in una sofferenza che i cuori più deboli non provavano da tempo.

Cosa avrei fatto io?

E qui mi devo ravvedere. Per prima cosa mi sarei interrogato su come avrei voluto che giocasse la mia squadra, quale assetto dovesse avere.

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4-3-3? Perfetto. Avrei preso il miglior tecnico sulla piazza con questa idea di gioco, che per ovvi motivi non è Garcia. Avrei sostituito Kim con un giocatore veloce e già pronto, senza per sforza svenarmi. Avrei acquistato un vice Lobotka, dato che Demme è ai margini. E, ancora, un vice Kvara e un esterno puro (Lindstrøm, per quanto sia forte, non lo è) al posto di Lozano. Bene Cajuste per Ndombele. A questo punto, avrei avuto un problema con Raspadori il quale – tranne che per il ruolo di punta già occupato da un certo Osimhen – è di difficile collocazione in un 4-3-3. E, probabilmente, la volontà della dirigenza di valorizzarlo sta incidendo non poco su questo Napoli.

4-2-3-1? Va bene Garcia (anche se è poco plausibile credere che non ce ne siano stati di migliori in giro) ma gli va cucita una squadra su misura degna del nome dello stilista che porta sulla maglia. E allora restano invariati i discorsi sul dopo Kim e Lozano, il vice Kvara e Cajuste. Raspadori avrebbe trovato finalmente quella dimensione che lo ha visto primeggiare alle spalle di Scamacca al Sassuolo. L’acquisto di Lindstrøm avrebbe avuto più senso. Avrei, però, avuto problemi di disposizione in campo con Lobotka e Zielinski.

Questo Napoli, ora come ora, sembra proprio un misto confusionario delle due idee. Né carne né pesce. Un 4-3-3 che vuole essere un 4-2-3-1 e viceversa. La lentezza dei centrali che non ti permette di giocare in un certo modo. Un allenatore che, invano, le sta provando tutte. La qualità dei singoli a mettere le pezze.

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Capitolo a parte: Kvaratskhelia. E’ stato il miglior calciatore dello scorso campionato, è tra i candidati al Pallone d’Oro, è, insieme ad Osimhen, il calciatore con maggior talento nell’organico azzurro. Tutti questi meriti nessuno glieli può contestare. Ma questo è, purtroppo, un capitolo che – se si vuole bene al ragazzo in primis e al Napoli poi – va aperto. Il georgiano non va a segno da 6 mesi che, tradotto in gare ufficiali, fa 22 volte senza timbrare il cartellino. Khvicha è un patrimonio del Napoli e, più in generale, del calcio mondiale. Va trovata una soluzione. Di testa, concedendogli un rinnovo al rialzo che ha dimostrato di meritare. E’ vero che i contratti sono firmati da ambo le parti, ma è parimenti vero che è un’assurdità che guadagni la metà di Demme, giusto per citarne uno. Gli adeguamenti, d’altronde, servono proprio a questo: “premiare” chi si è contraddistinto decisamente in positivo. Sul campo, ritagliandogli un abito su misura che gli permetta di esaltare le sue qualità. Abito che ha smesso di indossare già nella seconda parte dello scorso campionato con Spalletti.

Cosa fare

Riunirsi, dirigenza, mister e squadra, riordinare le idee, ritrovare identità di gruppo e di gioco, decidere cosa si vuole essere e cosa proporre da qui in avanti e metterlo in pratica. Ma soprattutto ritrovare quella chiarezza di argomenti smarrita già da mesi. Certo, essere l’allenatore del Napoli in questo momento non sarà facile e difficilmente qualcuno vorrebbe essere al posto del francese. E questo è anche il motivo per cui la via dell’esonero non è praticabile, perché ti ritroveresti un Gattuso 2.0. Non proprio il massimo, ecco.

(Foto: LBDV)

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