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Angolo del tifoso

ANGOLO MILAN – Ultimo giro di giostra

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Il martedì sera è amaro per i rossoneri. Il Liverpool vince con merito a San Siro senza mai concedere nulla, mettendo in luce quanto ancora sia lunga la strada per giocare con le migliori d’Europa. L’infermieria piena è solo a parziale discolpa, perché in realtà è mancato tanto altro. È mancato il gioco rapido, il palleggio di prima, l’aggressività, su tutti i palloni, di chi sta giocando una partita da dentro o fuori e, di riflesso, tutto questo ha caratterizzato invece il gioco del Liverpool, mai sotto tono. 

Primo Tempo

Senza Leão gioca Krunić nella sua posizione, titolare anche Messias. L’avvio di gara è molto accorto, le squadre cercano di non concedere spazi facendo fatica a trovare idee e azioni in attacco. Nel primo quarto d’ora da segnalare solo un tiro di Williams al 4′ e un colpo di testa di Tomori all’8′ poco cattivi. Cambia poco fino al 29′ quando, all’improvviso, il Milan la sblocca: Messias calcia un angolo tagliato che mette in difficoltà Alisson, respinta corta e zampata di Tomori, puntuale e in area piccola ad appoggiare in rete. La reazione del Liverpool è rabbiosa, al 32′ Maignan blocca il tentativo di Origi ma al 36′ Mike non trattiene la botta dal limite di Oxlade-Chamberlain e si deve arrendere alla deviazione sottomisura di Salah per il pareggio. Origi ci prova ancora, stavolta alto dalla distanza, appena prima del riposo.

Secondo Tempo

Si riparte con le stesse formazioni e gli inglesi più offensivi. Al 48′ Minamino apre una fase di predominio nella quale i rossoneri ci mettono del loro: al 53′ un’imprecisione di Tonali favorisce Salah, fermato dalla parata di Maignan; soprattutto al 55′ un errore di Tomori spiana la strada a Mané, conclusione ribattuta da Mike ma la palla arriva a Origi che incorna oltre la riga. Il Diavolo non si arrende però dimostra di aver accusato il sorpasso, concedendo qualche altra azione offensiva agli avversari: ci provano Oxlade-Chamberlain, Salah e Origi. Nel mezzo un’unica grande chance per Krunić, che al 61′ la piazza di destro vicino all’incrocio. Nel finale rovesciata imprecisa di Ibrahimović, poi Kessie all’85’ – ipnotizzato da Alisson in uscita – e Oxlade-Chamberlain al 91′ – disturbato dalla scivolata in extremis di Hernández – si divorano il gol. Triplice fischio. 

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Bilanci e valutazioni

Impensabile che sette anni trascorsi lontani dalla maggiore competizione calcistica mondiale per club non avrebbero fatto sentire il loro peso e il loro significato. Per giocare a questi livelli, il metro di paragone non possono essere la Salernitana o il Genoa. Devono essere tempo e spazio, velocità di gioco e precisione di passaggi e inserimenti, i due unici aspetti che Mr. Pioli lamenterà nelle interviste del dopo partita. Et voilà, ecco il significato. La mancata qualificazione agli ottavi di Champions League sicuramente rappresenta un rammarico. La mancata qualificazione all’Europa League, invece, può essere considerata una benedizione. C’è un primo posto in Serie A da difendere a tutti i costi, appeso ad un solo punto di vantaggio dalla seconda. Metterlo a rischio per giocare una competizione che brucia energie preziose, potrebbe essere un errore enorme. Il Milan è sulla buona strada per tornare ad essere una squadra degna del suo blasone. Il progetto sportivo cominciato due anni fa inizia a dare frutti, ma sarebbe un grave errore di sottovalutazione pensare che oramai il più è fatto. Anzitutto serve la continuità di frequentare palcoscenici come quelli di stasera, misurarsi con avversari simili, e aiuterebbe tanto farlo da campioni d’Italia.

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