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A(F)FONDO – La riforma del calcio in Italia

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La riforma del calcio in Italia

La riforma del calcio in Italia si avvicina?
Lo sostiene il Presidente FIGC in carica Gravina, che ha rilasciato dichiarazioni in tema nell’ambito del suo “tour” tra i comitati regionali federali.
La riforma, del resto, faceva parte del suo programma elettorale quando a febbraio scorso, con circa il 73% dei voti, è stato riconfermato nel suo ruolo di Presidente.
Dichiarazioni di intenti apprezzabile.
Il problema, però, è che da anni ormai i buoni propositi restano tali, ed il calcio italiano annaspa.

La rimodulazione dei campionati

Come riportato da Calcio e Finanza, l’ultima bozza di riforma prevederebbe un ridimensionamento del calcio professionistico, con la riduzione da 100 a 60 club, e la riorganizzazione delle attuali Leghe, con tre campionati da 20 squadre, serie A, B e C “Élite”, ed i restanti 40 club in una nuova C “semiprofessionistica”, divisa in due gironi da 20 squadre.
L’area dilettantistica sarebbe coperta da una nuova serie D “Élite” e una nuova serie D.
Il progetto resta, tuttavia, indigesto per molti club: mal si concilia con gli intasatissimi calendari internazionali e parrebbero non essere previsti meccanismi di promozione in A e retrocessione in B, con la creazione in sostanza di una sorta di “NBA” del calcio, composta non si comprende ancora bene con quali criteri.

Qualche scetticismo

La riforma è un pallino di Gravina sin dal suo primo mandato, ma allo stato resta sulla carta, con tutte le sue criticità.
Si obietterà che la pandemia non è stata d’aiuto, che riforme complesse come quella che si prefigura richiedono tempo.
Tutto vero, ma consentite a chi scrive di conservare un pizzico di scetticismo, tenuto conto dei tanti recenti eventi.

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Basterà?

Ammesso che la riforma, come concepita, passi, siamo sicuri servirà a qualcosa?
Gravina ha dichiarato da ultimo:”Tutti pensano che la riforma del calcio passi da quella dei campionati. È vero, è fondamentale, ma se la riducessimo a una semplice operazione matematica, servirebbe un ragioniere.”
Eppure quella annunciata sembra una mera operazione matematica, con un occhio attento alla redistribuzione del peso elettorale in FIGC delle Leghe e un po’ meno attento a tutto il resto (settori giovanili, infrastrutture, investimenti nel sistema, una mutualità che funzioni davvero – tutti temi che puntualmente restano solo dichiarazioni di intenti).
Ricordiamo ancora i duri commenti sulla Super League nemica del “calcio della gente” e della “meritocrazia”, valore supremo nello sport.
Ora si parla di una serie A chiusa, della creazione di Leghe “Élite”: qualcosa stride.

Il futuro

Il futuro non appare, onestamente, molto roseo.
La qualità dello spettacolo scende e i club continuano a fallire.
Il nodo multiproprietà è sempre sul tavolo e di un reale piano di rilancio di vivai ed infrastrutture non si vede neanche l’ombra.
Il sistema si impoverisce, l’appeal del prodotto calcio scende.
Servono fatti.
Il tempo dei propositi, reali o finti, è scaduto.

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