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TRA STORIA E LEGGENDA – Due volte nella polvere, per sempre sull’altare: Ronaldo il Fenomeno

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Il 5 maggio del 2000 lo stadio Olimpico di Roma assistette al dramma sportivo di una sconfitta che rappresentò per l’Inter la morte del sogno di vincere uno scudetto atteso da oltre dieci anni. L’immagine più iconica di quel giorno sarà per sempre quella di lacrime copiose ed irrefrenabili, lacrime che anche gli avversari più accaniti rispettarono, osservandole con silenziosa deferenza. Erano le lacrime del giocatore più rappresentativo della squadra nerazzurra, le lacrime del giocatore più forte al mondo di quegli anni, le lacrime di uno dei pochi calciatori in grado di sedere, nell’Empireo del calcio mondiale, accanto a Maradona e a Pelé. Le lacrime di Ronaldo, Ronaldo Nazario, Ronaldo il Fenomeno.

Il 5 maggio del 1821 muore in esilio, a Sant’Elena, Napoleone Bonaparte: la notizia della morte “dell’uom fatale”, come lo definirà Manzoni nella sua celebre ode, lascia sgomenta, sconvolta, “percossa e attonita” l’umanità che ne aveva osservato, a volte celebrato, a volte temuto, a volte subito le gesta. Che si trattasse dell’Italia con le sue Alpi o dell’Egitto, al quale rimandano le piramidi nell’ode del poeta lombardo; che si trattasse della Spagna, in cui scorre il Manzanarre, o della Germania solcata dal Reno: ovunque la gloria di Napoleone lampeggiò, brillò, squarciò i cieli con la rapidità accecante di un fulmine che tiene dietro ad un baleno, ricorda Manzoni.

Dopo le prime meraviglie mostrate in Brasile ed in Olanda, Ronaldo il Fenomeno si consacrò in Spagna. In terra Iberica fu la casacca del Barcellona che ebbe l’onore di essere indossata, dopo Maradona e prima che arrivasse Messi, da Ronaldo. Il brasiliano scelse però l’Eldorado calcistico di quegli anni, vale a dire l’Italia, per imporsi al mondo. Ecco allora che baleni e fulmini solcarono il cielo calcistico del Belpaese, sebbene con la maglia nerazzurra il campione di Rio de Janeiro abbia vinto molto meno di quanto avrebbe meritato il suo sconfinato talento. Un talento che però nel 2002 si consegnò alla gloria eterna sottraendo alla Germania la Coppa del Mondo di calcio, conquistata in terra nipponica dalla nazionale verdeoro. Ronaldo mise a segno, manco a dirlo, la doppietta che in finale regolò i tedeschi: due volte in goal, “due volte sull’altar”.

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Tanti sono stati, come i trionfi, gli infortuni che hanno costellato la carriera del campione venuto dal Brasile, tanti i momenti in cui sembrò che la sua carriera, quando non la sua vita, fossero in pericolo. Due volte, in particolare, Ronaldo lasciò “percossa e attonita” la scena calcistica mondiale. Innanzitutto nel 1998 quando, poche ore prima della finale dei Mondiali francesi, fu vittima di un malore. Forse sulla base di rassicuranti esami clinici, forse a seguito di furiose pressioni esercitate dallo sponsor tecnico della Selecao, Ronaldo andò ugualmente in campo. Il Brasile fu travolto da una Francia incontenibile: al cospetto di Zinedine Zidane, il talento del 9 brasiliano fu annichilito. L’altra occasione in cui Ronaldo sembrò dover lasciare per sempre il trono di miglior calciatore del mondo risale al 2000. In quello stadio Olimpico che, evidentemente, mai gli portò fortuna, il Fenomeno (già reduce da un grave infortunio) subì la lacerazione del tendine rotuleo: sembrava di nuovo tutto finito, Ronaldo era crollato, caduto “due volte nella polvere”.

Dopo la sconfitta di Lipsia e l’abdicazione di Fontainebleau, Napoleone fu mandato in esilio all’Isola d’Elba (1814). Tornato in patria, il grande Corso riconquistò il potere proprio mentre il Congresso di Vienna tentava di riportare indietro le lancette della Storia. La parabola di Napoleone si concluse però poco dopo, con la sconfitta di Waterloo ed il conseguente esilio di Sant’Elena, da cui il generale ed Imperatore non tornò più. “Due volte nella polvere”, appunto.

“Fu vera gloria?”, si domanda Manzoni al cospetto della vicenda storica di Napoleone, salvo poi rimandare “ai posteri l’ardua sentenza”. Gloria vera, assoluta, imperitura fu invece quella che sul campo seppe guadagnarsi Ronaldo Nazario, uno dei giocatori più forti, più completi, più strabilianti della storia del calcio.

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fonte: fanpage.it

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