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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Poco tempo e troppa fame

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Mi perdoneranno i tifosi genoani, dovranno farlo. Ma il ricordo della cena tra McKennie, Dybala e Arthur, punita con una multa e una ben più grave quanto giustissima tribuna nel match contro il Torino, e la prestazione di oggi della Juve di Pirlo non fanno che portare alla mia mente metafore mangerecce, degne di un luculliano pranzo di Pasqua, ormai ampiamente trascorsa.

E allora tocca utilizzare le parole del genoano più famoso che l’Italia conosca. La Juve accoglie i rossoblù all’Allianz Stadium dopo la bella prestazione che ha fruttato ai bianconeri il due a uno contro il Napoli, nell’andata più ritorno di tutti i tempi. È solo il primo minuto del primo tempo, di questo match che potrebbe siglare in via quasi definitiva un cambio di passo della Juve, così come potrebbe portare l’intera tifoseria a sperare in una tribuna per ventidue al prossimo match.

Un minuto non ci basta, ma tre sì. Pirlo cambia (ancora) qualcosa in campo, con la stessa frequenza con cui la sottoscritta cambia colore dei capelli. Intanto torna Szczesny, a cui tocca ancora dimostrare che è il titolare, dopo l’ottima prova del suo secondo Gigi Buffon.

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Non sapete che stranezza scriverlo.

Ma la differenza più bella, e quella che un po’ tutti attendevamo, è il ritorno al goal di Dejan Kulusevski. Lo svedese ha un po’ sofferto la varietà di ruoli in cui è stata declinata finora la sua esperienza in bianconero, ma al quarto minuto accoglie alla grande il consiglio dell’ancora essenziale Juan Cuadrado, che insieme a Chiesa è diventato più indispensabile delle due porte. Grazie Juan insomma, per quel pallone scodellato sul piede nordico di Kulusevski: Perin non può arrivare ad accarezzarlo via. Liberazione per il giovane quarantaquattro, meno per il sette.

La tifoseria juventina si divide tra coloro i quali pensano che Ronaldo giochi unicamente per il suo personale albo d’oro, e quelli che lo ritengono uno degli ultimi uomini squadra rimasti a questo mondo. Personalmente, non ho interesse a fare di queste riflessioni, fino a che i suoi record aiuteranno la mia, di squadra. E allora ci sta tutta la sua rabbia sul goal mancato da Chiesa prima, che incontra Perin sulla sua strada a deviare il pallone. Lo devia proprio verso Ronaldo, che per l’ennesimo scherzo del destino fallisce uno dei goal più semplici che la storia del calcio ricordi: per fortuna c’è Morata, a riprendersi anche lui la scena dopo un digiuno più lungo di una Quaresima.

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Il nervosismo di Ronaldo è paragonabile a quello di tutti noi nelle precedenti puntate di questo stranissimo campionato: eppure oggi, finalmente, per almeno quarantacinque minuti, la nostra vita è tranquilla, ma semplicemente perché la fame vien mangiando: c’è Perin costretto a fare gli straordinari. Ma anche Szczesny non scherza: il numero uno bianconero resiste all’attacco di Scamacca sul finire del primo tempo.

Fosse per me, l’intervallo andrebbe eliminato. Cosa si diranno mai in quindici minuti per tornare in campo più spompati di un casatiello in frigo da una settimana? Fatto sta che per almeno venti minuti ci capiamo meno che in una conversazione di coppia: a partire dal mandare a riposare Cuadrado per Alex Sandro. Scamacca, memore dell’episodio precedente, non ci sta a restare a bocca asciutta ed insacca il portiere polacco su calcio d’angolo, dopo avergli fatto rivivere l’ormai storico “go’ de Schick”, quello che in realtà non c’è mai stato. E meno male.

Come al solito, lo schiaffo in pieno viso è il metodo migliore per risvegliare chi dorme, immediatamente dopo la secchiata di acqua fredda. Dopo un altro paio di occasioni divorate, del resto la fame resta tale anche in questi casi, Pirlo pesca i discoli Dybala e McKennie: cena o non cena, il texano non sembra appesantito e corre in scioltezza verso la porta di Perin su assist di Danilo, mettendo in ghiaccio la partita e una Falanghina buona, scusate il campanilismo imperante.

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Con il Genoa in dieci per l’infortunio di Zappacosta, la Juve porta a casa un successo di testa e sostanza, che la mantiene ancorata alla zona Champions. Se fossimo riusciti a non vivere così tanti momenti di baratro totale, da pescatori di goal assopiti, dove sarebbe potuta arrivare questa squadra?

E non rispondetemi “al primo Autogrill”.

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