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#CORONAVIRUS – Malagò duro: “Non esiste solo il Calcio”

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Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, dice la sua sulla ripresa dello sport in un’intervista al Corriere dello Sport.

Ecco le sue parole: “Si sta generando un dibattito estremamente confuso e fortemente divisivo che non può portare a qualcosa di buono”.

SULLE SCELTE – “Faccio un passo indietro, fino al peccato originale. Senza voler far polemica, io avrei chiuso dentro una stanza la Federcalcio, la Lega, l’Assocalciatori, gli allenatori, le televisioni e gli organismi internazionali, Fifa e Uefa, e non li avrei fatti uscire finché non avessero prodotto un documento condiviso. Si procede a vista, per i potesi, con una conflittualità che danneggia qualsiasi progettualità. Quello che manca è un piano preciso, chiaro, praticabile e convincente”.

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SULLE FASI – “La prima è la ripresa dell’attività. Banalmente, l’allenamento. Spero che il Governo la autorizzi il prima possibile. E’ necessario rimettere in moto la macchina atleta che non può restare ferma per troppo tempo a prescindere dalla data dell’impegno agonistico”.

SUI DIBATTITI – “Mi sembra di essere stato sufficientemente chiaro quando ho elencato i punti di confusione che hanno caratterizzato il mese di marzo e questi primi giorni di aprile. Ci sono in ballo troppi interessi divergenti, chi ha paura di perdere la categoria, chi di rimetterci una montagna di denaro. Siamo gente di mondo, è comprensibile, umano”.

SULLE PAROLE DELLA PELLEGRINI – “La Pellegrini e tutti gli altri atleti che sento ogni giorni sono molto risentiti con chi parla esclusivamente dei problemi del calcio trascurando quelli di sportivi che hanno esigenze e urgenze identiche, se non addirittura superiori. Prendiamo Federica: abita con il suo allenatore a 30 metri dalla piscina in cui si allena. Mi devi spiegare il grado di rischio che potrebbe mai correre se domattina potesse rimettersi a nuotare. E la Goggia che deve recuperare dall’infortunio al braccio?”.

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SUL CALCIO – “Gente come Federica si mantiene senza l’aiuto del calcio. Lo sport non può essere e non è soltanto il calcio di Serie A. Sono le centinaia di migliaia di persone che lo praticano nei circoli. In Italia ce ne sono 130mila e hanno tutti problemi economici rilevanti a causa della pandemia”.

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