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UN CALCIO AL SUPERSANTOS – Il “Coronavirus” del campionato

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In un calcio sempre più comandato dagli interessi economici, dove a vincere son sempre gli stessi (discorso valevole per tutti i massimi campionati europei), c’è una squadra che rischia di mandare in cortocircuito il “sistema”.

Una squadra cresciuta, negli anni, rispetto alla tecnica, alla capacità di leggere e gestire le partite, alla cattiveria, ma, soprattutto, grazie al suo allenatore.

La Serie A è attualmente guidata da un club che, soprattutto negli ultimi dieci anni, ha fatto semplicemente la parte della comparsa: la Lazio di Simone Inzaghi.

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Con le gare di questo week end (seppur considerati i turni da recuperare) la squadra capitolina ha superato la Juventus e distanziato l’Inter, decidendo di far ufficialmente “tremare” i colossi settentrionali.

La grande bellezza, per ora solo a metà dell’opera.

La stagione laziale inizia in sordina, con il solito mercato al risparmio e con l’unico grande merito di aver trattenuto calciatori come Immobile e Milinkovic, ma pare più per mancanza di reale interesse altrui che per concreta volontà del Presidente Lotito.

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Dopo le prime cinque giornate, piuttosto sofferte, la Lazio non si è più fermata (almeno in campionato). Sono infatti ventuno i risultati utili consecutivi, con un primo posto più che meritato.

Ma cosa ci spinge a scrivere della squadra bianco-celeste? Una sola cosa in realtà, perché di sorprese calcistiche ne è pieno il panorama.

E il motivo è precisamente il seguente: tornare a sentire e a vedere un Olimpico stracolmo e ruggente, come si era visto e sentito solo nei primi anni del duemila.

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Sabato alle quindici ho deciso di sintonizzarmi sul canale che avrebbe trasmesso la partita e, per una santissima volta, mi son divertito a guardare una partita della Serie A nostrana.

Ritmi vertiginosi, verticalizzazioni improvvise, pressing asfissiante, contropiedi fulminei e un tifo d’altri tempi. Questo, tutto questo, rappresenta la Lazio di quest’anno.

Che bellezza.

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Si, vero: la qualità di Correa, l’intelligenza tattica di Immobile, la classe di Luis Alberto, la fisicità di Milinkovic.

In realtà, però, il “miracolo Lazio” ha un nome ed un cognome: Simone Inzaghi. È lui che ha trasmesso i dettami che ricerca da anni e che ha mostrato solo a sprazzi nelle scorse stagioni.

La storia di Inzaghi sarebbe altrettanto bella e romantica, ma la teniamo in caldo per un’altra occasione. Del resto, com’è che si dice? La vita è ciò che succede giorno per giorno e, probabilmente, Simone da Piacenza ancora sta ringraziando il cielo per aver fatto capitare il rifiuto del “Loco” Bielsa.

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La Lazio di quest’anno sta battendo una serie di record impressionanti, tra risultati utili consecutivi, vittorie, gol (Immobile potrebbe superare il bomber di sempre, Gonzalo Higuaìn), s’è tolta lo sfizio di battere tutte le big del campionato (Juventus, Inter, Napoli). Insomma, il club di Lotito quest’anno avrebbe tutte le carte in regola per vincere.

E noi, da buoni romantici, non possiamo che augurarci che questo splendido periodo possa durare il più a lungo possibile, sia per la bellezza del nostro campionato (sempre più relegato a torneo di seconda fascia), sia per dare speranza a tutti coloro che, nella vita e a prescindere dal calcio, non partono come “favoriti”.

Juventini e Interisti, ci scuserete, ne sono certo. Anzi, voglio prendermi la piena responsabilità di ciò che leggete e, dunque, MI scuserete.

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Quest’anno tifo Lazio perché, dopotutto, non c’è nulla di più bello che sperare che le cose che non accadono mai, ma proprio mai, possano un giorno verificarsi.

E allora resto a guardare.

Intanto mi godo un Olimpico meraviglioso, che in tutte le sue sessantamila presenze riesce a trasmettermi più, molto più, di qualsiasi scudetto.

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