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EDITORIALE #LBDV – Il Coronavirus (e non solo) ci ha rotto il ca(lcio)

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E’ il 31 gennaio 2020 quando, direttamente dalla Cina attraverso due ignari turisti cinesi, il Coronavirus arriva in Italia. Un’epidemia che si espande velocemente e che cambia, anche solo parzialmente, il modo di pensare, lo stile di vita di tutti noi. A subire il “contagio” non solo gli  attuali  1835 in quarantena, di cui 52 morti e 149 guariti, ma tutti gli aspetti del nostro vivere “civile”: il mondo dell’arte (con la chiusura dei musei), della cultura (con la chiusura delle scuole) e dello sport, in particolar modo quello del calcio. A partire da allora ci vorranno circa 20 giorni e due morti (i primi) per prendere i primi provvedimenti.

I PRIMI RINVII: L’INIZIO DELLA FINE

25° turno di Serie A, prima di un Fiorentina-Milan che terminerà 1-1, arrivano le prime decisioni: Atalanta-Sassuolo, Inter-Sampdoria e Verona-Cagliari sono le prime 3 partite rinviate; più tardi si aggiungerà anche Torino-Parma. Da qui in poi ci saranno una serie di decisioni e ripensamenti che porteranno all’attuale situazione di malcontento generale.

GARE A PORTE CHIUSE: SPICCA JUVENTUS-INTER

Dopo i rinvii del 23 febbraio, in un primo momento a data da destinarsi, arrivano i comunicati di giovedì 27 febbraio:

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  • Torino-Parma e Verona-Cagliari si recupereranno l’11 marzo
  • tutte le successive gare, nelle regioni a rischio contagio, saranno giocate a porte chiuse.

Sono scelte che seguono la linea tracciata pochi giorni prima. La prima indiscutibile per recuperare due gare rinviate, la seconda meno, ma comunque ‘sacrosanta’ per permettere il continuo del campionato e ridurre al minimo il rischio dei contagi. Anche se qualcuno inizia a storcere il naso: sia per l’ok dato a chi da quelle regioni ‘rosse’ si muove per seguire la propria squadra del cuore in altri luoghi ancora ‘vergini’ (vedi i torinesi a Napoli, i bolognesi a Roma, i bergamaschi a Lecce), sia perché tra quelle partite che dovranno giocarsi a porte chiuse c’è anche il derby d’Italia tra Juventus ed Inter.

LE PAROLE DI AGNELLI

Pochi giorni prima, precisamente il 24 febbraio, il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, si era così esposto sull’ipotesi di un Juventus-Inter a porte chiuse: “L’ordinanza in Piemonte vige fino a sabato, in questo momento la partita si svolge regolarmente all’Allianz Stadium e con il pubblico. Quello che ribadisco è la tutela della salute pubblica. Se venisse imposto di giocare a porte chiuse sappiamo che si tratterà di scelta giusta”.

Pochi giorni dopo, la scelta: Juventus-Inter, così come tutte le altre gare che si giocano nelle regioni a rischio, sarà disputata a porte chiuse. Tutti contenti, o forse no.

Arriviamo a sabato 29 febbraio, a poche ore dall’inizio del 26° turno ed alla vigilia proprio di quel Juventus-Inter, un altro comunicato:

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  • le partite che avrebbero dovuto giocarsi a porte chiuse vengono rinviate al 13 maggio, ad 11 giorni dalla fine del campionato.

Si scatena’ il putiferio.

LE PAROLE DI MAROTTA

Arrivano senza farsi troppo attendere le parole dell’ad dell’Inter, Beppe Marotta, sulla decisione di rinviare le partite e sul duro calendario che i nerazzurri saranno costretti a subire nell’atto finale di questo campionato: “Fermo restando che il Paese è in emergenza e che bisogna salvaguardare la salute dei cittadini; non si può dire il martedì che è indispensabile giocare a porte chiuse, con tanto di direttive da parte del Governo, inviare il giovedì un comunicato nel quale si dispongono 5 incontri senza pubblico e poi rinnegare tutto il sabato, a poche ore dall’inizio delle gare. Se era stata decisa una linea, doveva essere seguita”. Ed al presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, che dice di aver proposto ai nerazzurri di giocare Juventus-Inter il lunedì a porte aperte risponde: “Una proposta impraticabile e quasi provocatoria. Il pubblico ammesso sarebbe stato però solo quello juventino e giocare lunedì sarebbe andato contro la logica della tutela della salute pubblica, presupponendo, di fatto, la scomparsa dell’allarme Coronavirus nel giro di sole 24 ore”.

IL CASO SAMPDORIA-VERONA E L’IPOTESI SLITTAMENTO CAMPIONATO

Il valzer di incongruenze non finisce qui. Domenica 1° marzo arrivano le parole del Governatore della Liguria, Giovanni Toti, che annuncia il regolare svolgimento di Sampdoria-Verona ma a porte chiuse. In serata, invece, arriva la decisione della Lega, che sa tanto di smentita, di rinviare anche questa gara.

Nella stessa giornata, rimbalza un’ipotesi che ha, restando fedeli alle vicende appena descritte, del clamoroso. L’idea sarebbe quella di disputare, nel prossimo week-end, le partite rinviate, facendo, di fatto, slittare il campionato di una giornata. C’è però da tenere conto del decreto del Presidente del Consiglio che regola le attività sportive, calcio compreso, fino all’8 marzo consentendo di disputare le gare anche nelle regioni a rischio, ma a porte chiuse. Quindi, salvo decidere di recuperare tutti e sei i rinvii in questione lunedì 9 marzo o altri eventuali decreti, il problema del ‘pubblico a casa’ si riproporrebbe.

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L’ITALIA: IL PAESE DEL CAPRO ESPIATORIO E DELLO SCARICA BARILE

“La colpa è della Juventus che detiene il potere”, “la colpa è dell’Inter che non ha voluto giocare lunedì”, “la colpa è della Lega che si fa influenzare”, sono solo alcune delle frasi che tra tifosi e volti noti, si sentono in giro. Si grida alla vergogna, al campionato falsato, ai ‘poteri forti’, e alla fine si butta tutto in ‘caciara’. Eppure basterebbe analizzare le cose per quelle che sono, senza pregiudizi evitando di andare a pensare subito a male.

Proviamo a farlo insieme.

RINVIO PARTITE 25° TURNO: SCELTA POCO DISCUTIBILE

La necessità, che si evince dalle decisioni prese, è quella di tutelare la salute pubblica, come giusto che sia. In assenza di disposizioni da parte del Governo, arrivate solo il 23 febbraio con il decreto del Presidente del Consiglio, alla Lega Serie A spettava il duro compito di scegliere in merito alle partite delle zone del focolaio del 25° turno. Forse la tempistica non è stata perfetta, ma la scelta di rinviare le partite, seppur non condivisibile da alcuni, va accettata evitando di ergersi a depositari della verità assoluta. Il buon senso, che è quello che dovrebbe prevalere su tutto, porta proprio a decisioni del genere: non far giocare le partite delle regioni ‘rosse’, diminuendo il rischio di contagi che spostamenti ed affollamenti avrebbero potuto creare. Fin qui tutto nella ‘norma’, o quasi.

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RINVIO PARTITE 26° TURNO: CAMBIO DI DECISIONE, E’ BUFERA

I problemi giungono ora. Il 23 febbraio arriva, come detto, il decreto del Presidente del Consiglio che lascia libera interpretazione: o le gare non si giocano o si giocano a porte chiuse. Una scelta troppo elementare, un polso che non risulta troppo fermo. Di fatto, non cambia nulla. Viene scaricato il barile. Ora, così come non andrebbe discussa la prima scelta di rinviare le partite del 25° turno, allo stesso modo non andrebbe criticata la scelta di giocare le partite interessate del 26° turno a porte chiuse. Come prima, vale il discorso di ipotesi da vagliare e scelte da fare. Il problema sorge quando, a poche ore dall’inizio del turno in questione, si decide di non far giocare più le partite che avrebbero dovuto disputarsi a porte chiuse, ma rinviarle al 13 maggio (prima data istituzionalmente disponibile). Una scelta, quest’ultima, davvero infelice che, per come e quando è venuta, non fa altro che scatenare discussioni su discussioni, accendere i toni, e far ritornare sulle solite questioni note. C’è, infatti, chi sostiene che la causa del ripensamento sia stata Juventus-Inter, o meglio, qualcuno che si sarebbe lamentato di giocare a porte chiuse. E allora siccome non si sarebbero potuti usare due pesi e due misure rinviando una sola partita, sarebbe stato creato l’arcano rinviandole tutte. Il presidente della Lega Serie A, invece, si è giustificato dicendo di dover “promuovere il campionato italiano e la sua immagine nel mondo, trasmettere gare a stadi vuoti sarebbe stato un pessimo biglietto da visita per il Paese”.

Intanto, nella giornata di ieri, c’è stato il Consiglio straordinario della Lega Serie A. L’idea che rimbalza è appunto quella, come detto precedentemente, di recuperare le gare nel prossimo weekend facendo slittare il campionato di una giornata. Domani si riuniranno in un’Assemblea straordinaria i 20 presidenti di Serie A per mettere, si spera, la parola fine a questa telenovela.

Alla luce di tutto ciò, non era forse meglio fermare tutto? Mentre l’economia globale va a rilento, le vite di ognuno di noi cambiano e con esse le abitudini e le naturali consuetudini quotidiane, perché il pallone deve continuare a rotolare senza pagare dazio e rimanendo indenne?

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