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Morte Dwamena, il medico: “Si era fatto togliere il defibrillatore per giocare”

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Calcio generica
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Sul quotidiano spagnolo l’Heraldo de Aragon è stata pubblicata una lettera del cardiologo Antonio Asso Abadia.

Il medico aveva in cura Rapahel Dwamena, giocatore morto sabato scorso durante una partita del campionato albanese. Nel 2019 a causa dei problemi cardiaci saltò il suo trasferimento dallo Zurigo al Brighton, col prezzo del cartellino già fissato in 12 milioni.

Il cardiologo conobbe il ghanese nel 2019, quando dal Levante passò in prestito al Saragozza.

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“Conobbi Dwamena nell’ottobre del 2019, quando il medico del Saragozza mi chiese un parere, preoccupato per i frequenti giramenti di testa sofferti dal giocatore nelle ultime partite. Mesi prima gli era stato applicato un minuscolo monitor sottocutaneo e i valori erano inequivocabili a proposito della relazione dei sintomi con gravi aritmie ventricolari che si producevano durante le partite”. 

La necessità di un defibrillatore

“Riuscimmo a convincerlo della necessità dell’impianto di un defibrillatore per cercare di salvargli la vita, e allo stesso tempo gli sconsigliammo la pratica sportiva a livello professionale. Gli dissi che in un futuro avremmo potuto provare a correggere il difetto con un’ablazione, ma che per farlo doveva restare vivo, da qui la necessità del defibrillatore”. 

La decisione di rimuovere il defibrillatore pur di giocare

“Raphael era un gran ragazzo, nobile e con uno sguardo pulito, non si dava arie da star. Si fece mettere il defibrillatore e lasciò la Spagna. Per un po’ ci siamo sentiti, mi chiedeva consigli che gli davo volentieri, anche se ero cosciente del fatto che non mi ascoltasse: voleva continuare a tutti i costi la sua carriera sportiva e persi la speranza di poter influire nelle sue decisioni. Poi l’ho perso di vista. Un paio di anni fa mi dissero che durante una partita il defibrillatore gli aveva salvato la vita facendo il suo lavoro per fermare un’aritmia maligna, e circa un anno fa seppi che si era fatto togliere il defibrillatore, in Svizzera se non sbaglio”.

“Se muoio è per volontà di Dio”

“Se muoio, è per la volontà di Dio. Me ne vado e basta, Dimenticato. Le persone che mi sono vicine saranno tristi per alcune ore, magari qualche settimana, però supereranno la cosa e andranno avanti, Non vivo per compiacere la gente, ma solo Dio”. Queste le parole di Dwamena al giornale svizzero Neue Zurcher Zeitung.

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Una morte annunciata

“Raphael è morto a conseguenza di una decisione personale, però se non si fosse tolto il defibrillatore oggi sarebbe ancora vivo. È il finale di una triste e prevedibile storia. A volte le notizie sono confuse, e conviene chiarire per le migliaia di pazienti che portano con fiducia nel proprio corpo un defibrillatore, che non è morto qualcuno che aveva il defibrillatore, ma qualcuno che non lo aveva“. 

(Foto: DepositPhotos)

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