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Il Chelsea e le spese folli: come fanno i blues a permetterselo?

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Chelsea Premier League
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Le spese folli del Chelsea sono irrefrenabili, con i blues che nell’era Boehly, con l’acquisto di Romeo Lavia, hanno ufficialmente superato il tetto del miliardo di euro spesi. Solo negli ultimi 8 mesi i londinesi hanno impiegato ben 121 milioni per Enzo Fernandez e 116 per Moises Caicedo, per poi non dimenticarsi degli 80 di Fofana, i 70 di Mudryk e così via. Ma come fa il club inglese a permettersi tali investimenti senza che il Fairplay finanziario intervenga?

Il trucco dell’ammortamento

Se il Chelsea può fare ciò che fa è grazie ai contratti eterni che stipula: basti pensare che il solo Caicedo ha firmato un accordo di 8 anni più uno opzionale. Utilizzando questo stratagemma i blues spalmano la cifra spesa durante gli anni di contratto, ammortizzando così il costo del cartellino lungo tutta la durata dell’accordo. In parole povere se per un giocatore si spendono 80 milioni ma lui firma un contratto di otto anni si andranno a mettere a bilancio circa 10 milioni annui.

Per quanto riguarda le uscite invece, questo stratagemma impone di mettere a bilancio per intero quanto incassato dalla vendita dei giocatori, a cui si aggiungono poi anche gli introiti televisivi e gli accordi commerciali. Solo questa estate i blues hanno guadagnato dalle cessioni 254 milioni di euro, cifra che permette ai londinesi di essere addirittura in credito e non in debito.

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Un gioco pericoloso

Tale processo pone però dei paletti al Chelsea, il quale per forza di cose deve assicurarsi di anno in anno ricavi sempre più alti e deve incassare sempre tanto dalle cessioni. Importanti sono anche gli introiti provenienti dai partner commerciali, oltre che quelli relativi alle competizioni: proprio per questo qualificarsi alla Champions League diventa fondamentale per i blues in ottica di entrate extra. Secondo le regole del FFP un club non può spendere più di quanto incassa, con i londinesi che dovranno sempre guadagnare bene per poter mantenere tale stratagemma. Questa politica non è nuova al proprietario Todd Boehly, socio dei Los Angeles Dodgers, il quale ha ripreso questo modus operandi dal baseball, dove i giocatori si legano alle franchigie anche per dieci o undici anni.

L’UEFA corre ai ripari

Secondo le norme UEFA l’ammortamento non può essere fatto su più di cinque anni, anche se il contratto è più lungo, ma tale norma non vige in Inghilterra dove i club utilizzano questa scappatoia per poter fare spese folli. Dall’inizio della prossima stagione molto probabilmente la Premier League si adeguerà al resto d’Europa, anche se questo cambiamento non sarà retroattivo: i contratti stipulati fin qui saranno ancora ammortizzabili su 7 o anche 8 anni.

(Fonte: LBDV)

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