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Angolo del tifoso

ANGOLO MILAN – Anarchy in Serie A

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Partite pesanti come Milan – Sampdoria, ne sono state giocate decine dal Diavolo. Forse non questo Diavolo di Pioli, Maldini e Massara e questo non può far altro che aumentare l’importanza del match. Carica di significato. San Siro rivede Giampaolo, il coach del Disastro prima della Rinascita e questo è bastato ad agitare incredibili scaramanzie, calcoli di probabilità,  riconducibili forse più a forme di fobie ataviche che non alla Statistica. Eppure, tutto sommato, fobie non così ingiustificate. Perchè la partita è sicuramente di quelle delicatissime. Per le conseguenze che il risultato avrebbe sul proseguo del cammino del Milan e su le sorti della Serie A.

Una partita da vincere

Era una partita da vincere ancora prima di essere giocata. E il Milan l’ha vinta. 1-0, col risultato minimo che il Calcio ammette, ma pur sempre vinta. Magic Mike Maignan in porta, Tomori torna titolare affianco a Romagnoli, Calabria a destra e Florenzi sostituisce lo squalificato Hernandez a sinistra, Tonali e Bennacer in mediana, Leao, Diaz e Messias, i tre Moschettieri a servizio di Giroud unica punta. Il cronometro fa in tempo a girare otto volte, con un lancio da trequartista navigato, Maignan consegna il pallone sui piedi di Leao che portandoselo avanti, di esterno destro, brucia Bereszynski ritrovandosi a tu per tu col portiere, non mancando il gol. Portiere-punta-gol. La Verticalità, spiegata in un gol. Tutto lascerebbe pensare ad una partita già messa in discesa ma la Samp tiene, non naufraga. Rimane ordinata in difesa con un Colley versione Koulibaly, un Sensi, ancora vecchio cuore interista, generoso di falli a centrocampo e soprattutto con un Falcone, fra i pali, autore di tre interventi prodigiosi, di cui uno su di un tiro ravvicinato di Messias, autentico miracolo. Un redivivo Lev Yashin, avversario a San Siro, fra le fila della squadra blucerchiata  che dall’arresto del suo presidente, è sprofondata in classifica, in piena lotta per non retrocedere. Gol subiti da chiunque e in qualunque modo, ma non oggi. Ecco perchè, tutto sommato, quelle scaramanzie e quei timori esagerati, non erano poi così esagerati. Miracoli a parte, il Milan va subito in gestione del match con un giro-palla paziente. I pochi spazi messi a disposizione dalla squadra di Giampaolo, non permettevano fiammate e ripartenze fulminanti come fatto vedere contro la Lazio in Coppa Italia ma dall’altra parte non si sono registrati mai tiri in porta dei liguri.

Una costante del Milan

La gestione della fase difensiva rossonera è stata impeccabile, forse non si può dire la stessa cosa della fase d’attacco. Soprattutto per quanto riguarda le tante ripartenze non sfruttate con Rebic e Saelemekers subentrati nel secondo tempo a Leao e Messias. È una costante dolorosa di questa squadra, insieme alla difficoltà di chiudere le partite, con squadre decine di punti più indietro in classifica. Punti preziossisimi sono stati persi con Udinese, Sassuolo, Spezia, proprio perchè non si è riusciti a mettere al sicuro il risultato, sprecando tantissime occasioni che oggi sono solo rimpianti amari. Ma a gara conclusa, quest’1-0, per quanto scarno sia, è un mattone enorme sul quale costruire una volata di campionato scalpitante e difficilmente pronosticabile.

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Anarchy in Serie A

L’Inter è un punto indietro il Milan, con una partita da recuperare, ha incassato 6 gol in meno, segnandone 5 in più, ma l’impegno della Champions e l’elemento stanchezza, possono far saltare qualsiasi certezza. A differenza di Bundesliga, Ligue 1 e Premier League, che sembrano campionati con vincitori ad un passo dalla certezza, la Serie A conferma questa tendenza quasi anarchica, in questi anni che seguono il dominio Juve durato 8 anni. Tutto si gioca su equilibri fragilissimi, da squadre al loro massimo sforzo, fisico, sportivo ed economico che oramai si equivalgono, per valori in campo. Una folata di vento rischia di mandare per aria o di veder compiuto, un lavoro meticoloso costruito in anni. È anarchia, è Caos. Ma il Caos è equo. Milan, Inter e Napoli, chi farà anche poco di più, vincerà. Tutto lascia credere che sarà una stagione difficilmente dimenticabile.

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