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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule è… viola di gioia

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Tempo di lettura: 3 minuti

Sofferta, ma fortemente voluta e sapientemente ottenuta.

La settima vittoria in campionato su sette partite giocate è, probabilmente, la più complicata e – per questo – la più importante.

Primo terzo di partita caratterizzato dalle mosse e contromosse dei due allenatori, artefici di un match molto accorto, con squadre in 40 metri e almeno 18 giocatori in campo a muoversi insieme alla palla in maniera accorta, organizzata ed efficace quasi come in un videogame.

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Dopo una prima fase di studio, caratterizzatosi soprattutto per un buon possesso palla a due tocchi della squadra di Vincenzo Italiano, proprio quando – pian piano – il Napoli sembrava aver preso le misure, l’equilibrio è stato rotto da una giocata al volo di Vlahovic e Martinez Quarta capaci di cogliere il massimo da un corner all’apparenza battuto male.

Il calciatore argentino, veloce ed attento in difesa, implacabile in area di rigore nei primi 30 minuti, è stato protagonista in positivo ed in negativo nei quarantacinque minuti iniziali, conclusi in parità per merito e per colpa del bravo centrale viola.

Altra partita, invece, nel secondo tempo, specie dopo l’efficace schema su palla da fermo che consente a Rrhamani (prova assai positiva la sua) di portare in vantaggio i suoi.

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Saltata l’impostazione tecnico-tattica della Fiorentina, sono aumentati i duelli individuali, la conduzione di palla in orizzontale e – conseguentemente – le occasioni da gol.

Il tutto a beneficio di Kalidou Koulibaly (monumentale), Frank Anguissa (statuario) e Victor Osimhen (fondamentale), saliti in cattedra sin dai primi minuti della ripresa.

I ritorni in campo di Demme e Mertens due buone notizie di un tardo pomeriggio che, in realtà, di liete novelle ne ha date diverse.

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La migliore di tutte è che il Napoli ha un allenatore capace di leggere le partite, di gestirle bene da fuori e di decidere quando adattarsi all’avversario e quando costringere quest’ultimo ad inseguire le scelte.

E’ forte soprattutto di testa la squadra azzurra, abile a non disunirsi dopo lo svantaggio e ad attendere, pazientemente, il momento giusto per andare prima a raggiungere e poi a superare un fiero avversario.

Solida in difesa e rapida in avanti, infatti, la squadra di Vincenzo Italiano ha venduto cara la pelle sembrando destinata ad un campionato capace di regalare l’Europa.

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La settima di fila è – però – una vittoria che sa di consapevolezza, qualità che deriva, come è noto, dalla conoscenza, dallo studio e dall’analisi.

Tra i sentimenti dell’anima, si sa, al viola si collega la rabbia.

Nella prima domenica di ottobre, invece, dalle parti di un Vesuvio che ribolle di sensazioni belle, “viola” significa “gioia”, che è la più alta forma di gratitudine.

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Chi conosce ed apprezza Johann Wolfgang von Goethe sa infatti che, per il grande Maestro, “la gioia e l’amore sono le ali per le più grandi imprese”.

Si arriva alla sosta viola di gioia e con amore crescente verso un gruppo che gioca bene a calcio e che pare avere ancora molti margini di miglioramento.

Quanto basta per aver voglia di scoprire – nel tempo – di quali imprese sia capace quest’anno la squadra azzurra, partita in maniera che meglio non si poteva.

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