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ZONA CESARINI – Derby alle urne

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Derubricato il derby della Capitale, passiamo all’argomento più serio delle  prossime amministrative romane (3-4 Ottobre). Parallelismi e “cross over” tra i due argomenti ce ne sono.

La Lazio vince con più determinazione e qualità di gioco, la Roma perde di misura giocando in maniera goffa e disordinata, ma può arrabbiarsi con se stessa per aver creato comunque tanto senza concretizzare. Gli elettori romani sono in fondo tifosi ondivaghi: i romanisti passano dalle liturgie per lo Special One a “Mourinho nun capisce gnente” più velocemente di una Porsche; i laziali in un lampo da “arivamo ottavi” all’ode al Sarrismo dai balconi di Piazza Venezia. Più o meno come con i sindaci.

Il parallelismo continua quando ci si chiede come venga guidata Roma. Per un motivo o per un altro la risposta generale è “in maniera inadeguata”, un pò quello che si evince dalle due fazioni sulla direzione del Derby: l’arbitro Guida unisce tutti, meno accesi i biancocelesti perchè hanno vinto, ma tra rigori negati, regalati, cartellini dati o non dati, “inadeguato” è un commento anche elegante.

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Non volendo (e non potendo)  fare analisi politica, andiamo a vedere le fedi delle “quattro sorelle” candidate a migliorare la vita dei romani in rigoroso ordine alfabetico (unico criterio ancora non colpito dal politically correct di Stockhausen ormai endemico). Valutiamo anche le idee sugli stadi delle romane, ormai pecorecciamente diventate materia di voto.

Carlo Calenda

Classe 73, nipote del grande Luigi Comencini (partecipa da bambino allo sceneggiato del nonno sul libro Cuore), lavora in varie società finanziarie e anche alla Ferrari, dove consolida il rapporto con Luca Cordero di Montezemolo, colui che lo porta in politica. Viceministro per lo sviluppo economico con Letta e Renzi, diventa europarlamentare col PD.

Oggi corre da solo per il campidoglio con Azione, anche se un sottile velo di organza sembra nascondere (lecite) ingerenze renziane. Tweettatore seriale e compulsivo punta sull’autoironia, cosa carina ad una tavolata, ma a un “primo appuntamento” politico a meta non ti porta.

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Si dichiara romanista tiepido, non frequentatore dello stadio anche se era a in tribuna a Juve-Roma ad esultare al gol di Nakata, accanto a Lapo Elkann, suo “sostenitore” (ma che je frega ndr) per le amministrative. Protagonista di alcune battute  poco intelligenti in clima elettorale sui cugini, subito goffamente “incerottate” alla bell’e meglio come sfottò in famiglia, visto il lazialissimo fratello.

Per lo Stadio della Roma propone la zona di Pietralata, per la Lazio più democristianamente “dimostrate che si può usare il Flaminio e ne parliamo”, ma è il candidato meno caldo sull’annoso problema.

Roberto Gualtieri

Classe 66, è stato Ministro delle Finanze nel Governo Conte, nonostante la laurea in Lettere e la cattedra di Storia Contemporanea alla Sapienza (unico non laureato in giurisprudenza tra i candidati). Sempre in termini di economia, stabilità e bilancio ha ricoperto vari ruoli nel Consiglio Europeo.

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Non appare particolarmente simpatico o antipatico, non appare bello o brutto, non appare comunista o fascista…in pratica il degno rappresentante del PD…non appare.

Romanista acclarato, sfoggia i suoi abbonamenti, fatti fino allo scudetto del 2001 e inserisce nella rosa dei candidati Ubaldo Righetti. All’ultimo derby sospende la Campagna elettorale perchè “serve concentrazione” (andava detto ai giocatori della Roma ndr).

Anche lui in stile DC è scettico-possibilista sullo Stadio Flaminio reclamato da Lotito (che però ha già speso molto sui progetti per la zona Tiberina). Più tronfio su quello giallorosso, pur rimandando tutto a futuri dialoghi coi Friedkin, ma ben attento a sottolineare come il PD abbia contribuito a revocare l’interesse pubblico , di fatto, chiudere la pantomima Tor di Valle.

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Enrico Michetti

Avvocato e Professore di Diritto, il suo nome è soprattutto legato alle radio romane. Lazialissimo (ma “curiosamente” ammira Totti), conduce un programma a Radio Radio. Vicino agli ambienti laziali ma famoso anche tra i romanisti per le rubriche satiriche su altre radio…d’altronde la sua soluzione al Covid era il saluto romano, più “igienico, ma non si può perchè è apologia” (sigh).

La scelta del candidato sembra più dettata proprio dalla fama presso le radio,  sentirlo parlare o vederne l’immagine è abbastanza raro, perchè i cartelli elettorali sono per il 90% raffiguranti Giorgia Meloni con scritto in piccolo “per Enrico Michetti”,  quindi forse ci credono poco anche loro, ma intanto Attilio Gregucci e Antonio di Carlo, in risposta a Gualtieri, li abbiamo tirati dentro.

Caratterialmente difficile interpretarlo… bisognerebbe si presentasse a un confronto.

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Sullo stadio della Roma, per Giorgia Mel…ehm per Michetti il progetto si può fare in cento giorni e la zona Ostiense sarebbe la più indicata anche perchè “vicina a Testaccio, dove è nata” (non è nata lì, ma derubrichiamo come “il compagno di banco ha chiuso il libro per non farmi copiare”). Per la Roma il Flaminio ha troppi vincoli, per la Lazio invece sarebbe soluzione naturale e i vincoli non sarebbero insormontabili. Bene.

Virginia Raggi

Anche lei avvocato, Sindaco uscente purtroppo o per fortuna a seconda del tifo politico, come è normale. Paladina del M5S, raffigurata da Grillo in una grottesca iconografia epica, che ha scatenato i meme di tutta Italia, distruttrice di Ignazio Marino, salvo scusarsi per riceverne l’endorsement pubblico, apparso più come atto contro il PD che un vero e proprio elogio alla Sindaca.

Aggraziata, determinata ma poco empatica, almeno in maniera naturale.

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Tiepida tifosa laziale, soprattutto per il figlio, anche lei sempre stranamente vicina a Totti, si è occupata molto dello stadio della Roma e pochino di quello della Lazio. Se nella prima campagna elettorale era assolutamente contraria a Tor di Valle, durante il mandato ha “cambiato” subito idea (d’altra parte come Alemanno e Marino), sostenendo a più riprese il progetto Pallotta e perdendo mezza giunta in questa avventura.

Oggi dichiara “molto più serio” il progetto Friedkin e accoglie con soddisfazione la revoca del progetto precedente… poi chiediamoci perchè il 50% dei suoi ferventi sostenitori su Facebook abitano a Vergate sul Membro o comunque fuori dalla regione Lazio.

Insomma il derby inizia, il voto è da “tripla” perchè nessun candidato entusiasma.

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Fa tristezza che un candidato pensi che stadi,  derby o Totti servano in campagna elettorale, ben altri fattori motivano i romani, ma la pochezza generale dei contenuti politici, a tutte le latitudini, porta anche a questo.

P.S.

Concedetemi una battuta da derby (da acclarato rosicone sia chiaro).

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Ringraziamo la Curva Nord per la scenografia con la scritta Roma nel suo originale giallo ocra (insieme al rosso colore della città), ma i romanisti ci vivono, quindi l’indicazione è gentile ma superflua. Per i laziali è altrettanto gentile, ma un gps è meno impegnativo…

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