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DIVERSO PARARE – Inter campione: fu vera gloria?

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A pochi giorni dal 5 maggio, data che ancora turba i sonni e tormenta i sogni dei tifosi interisti, è arrivato lo scudetto numero diciannove della storia della Beneamata. Facendo un bilancio della campagna d’Italia compiuta da Antonio Conte e dalla sua truppa, è forse lecito domandarsi, prendendo in prestito le parole del poeta che cantò il 5 maggio, se questo trionfo sia stato «vera gloria».

Perché sì

L’Inter ha chiuso i giochi scavando tra sé ed il secondo posto in classifica un solco, allo stato attuale, di tredici punti (82 contro 69). I nerazzurri vantano al momento il secondo attacco del torneo, con 74 reti, e la miglior difesa (29 goal subiti), cosa che da sempre fa la differenza in serie A. Gli uomini di Conte, inoltre, hanno perso un solo scontro diretto con una delle cosiddette “grandi”, l’andata col Milan – poi travolto nel girone di ritorno; manca, è vero, il retour match allo Juventus Stadium, ma a scudetto acquisito la sfida potrebbe fare poco testo. La squadra neo campione d’Italia ha saputo fin qui inanellare, nel girone di ritorno, una serie impressionante di tredici vittorie e due pareggi: questi ultimi sono arrivati già a poche pedalate dal traguardo, quando è comprensibile, e forse fisiologico, che calino ritmo ed intensità. Parliamo, per intenderci, di 41 punti in 15 partite, per una media di 2.7 ed una proiezione che va ben oltre i novanta da qui a fine torneo. Tutto ciò, non va dimenticato, è stato realizzato impermeabilizzando la squadra rispetto ad una situazione societaria non delle più floride, con stipendi non pagati in tempo, con preoccupanti notizie arrivate nei mesi scorsi dalla madrepatria cinese dei proprietari. Soprattutto, l’Inter ha trasmesso una sensazione di grande solidità, un senso di superiorità marcata rispetto a tutti gli avversari, una percezione di maturità, compattezza, grande capacità di gestire tempi e momenti di ogni partita. Per farla breve l’Inter, anche grazie al lavoro del suo condottiero (in particolare, si veda il recupero di Eriksen), è stata senza dubbio la più forte.

Perché no

Alla fine del girone d’andata l’Inter aveva totalizzato 41 punti su 19 gare, per una media punti a partita pari a 2.1, frutto di 12 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte. Di questi 16 punti persi, ben 7 – sconfitta nel derby, pareggi con Parma ed Atalanta – sono svaniti a ridosso di sfide di Champions, 4 (pareggi con Roma e Udinese) nell’imminenza di sfide di Coppa Italia. Va rilevato che, dopo l’uscita dall’Europa, l’Inter ha messo insieme 61 punti in 24 incontri, portando la media punti dal 2.1 del pre-Champions ad un 2.5 molto prossimo al 2.7 del girone di ritorno. Numeri alla mano, sembra che i nerazzurri abbiano avuto bisogno di sacrificare la campagna europea e il secondo torneo nazionale per realizzare l’impresa tricolore una volta ritrovatisi liberi da quegli impegni infrasettimanali che altri hanno dovuto affrontare fino alla fine di febbraio o fino a marzo. Un totale fallimento europeo non toglie proprio nulla, in sede di valutazione di una stagione, alla vittoria di uno scudetto? Inoltre, forse anche grazie alla possibilità di allenarsi con regolarità già dalla fine di dicembre, la truppa di Conte è quella che meno di tutte, fra le big della Serie A, ha patito il contraccolpo degli infortuni. Tra Lukaku, Lautaro, Barella, Brozovic, Hakimi, Skriniar, Bastoni e De Vrij, tanto per fare i nomi di 8 titolari, non c’è un calciatore che abbia collezionato meno di 30 gettoni di presenza su 34, fra partite intere e spezzoni di gara.  Se si pensa alle vere e proprie sventure toccate ad altri (al Napoli soprattutto, ma anche a Juventus e Milan), si comprende che forse questo fattore può aver cooperato a rendere il percorso nerazzurro più agevole di quanto sarebbe stato in circostanze normali.

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Perché forse

La stagione che verrà darà presumibilmente una risposta all’interrogativo che si è posto. Un’annata in cui, in casa nerazzurra, si dovrà cercare di evitare figure barbine a livello internazionale, un campionato italiano in cui i contendenti non saranno bersagliati dagli infortuni: ecco, su tali, nuove basi sarà interessante capire se Conte (ammesso resti) ed i suoi uomini si confermeranno dominatori della Serie A e se, quindi, il trofeo portato a casa quest’anno sia stato «vera gloria». Alla stagione 2021/22, insomma, «l’ardua sentenza».

fonte: www.inter.it

 

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