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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Conti che non tornano

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A volte siamo troppo impegnati per rendercene conto, ma noi viviamo davvero nel Paese più bello del mondo. Il paese di Dante e Boccaccio, di Caravaggio e Galileo. Ma soprattutto, nel Paese che in genere si ferma per due motivazioni principali: le crisi di governo e le partite di calcio.

E allora provate ad immaginare un Inter-Juve in piena crisi di governo. Benvenuti a San Siro signori, provate a guardare la partita con un occhio, mentre con l’altro siete su qualche canale all-news, nell’attesa che si riesca a capire da chi sarà firmato il prossimo DPCM.

Che qui già siamo nostalgici per Conte, il premier però, mica l’allenatore. Quest’ultimo stasera è sull’erbetta del suo nuovo Stadio per la semifinale di Coppa Italia, a dar man forte ai suoi nuovi colori contro quelli in cui e per cui ha vissuto per un numero indefinito di anni. Ma a quei colori oggi ci pensa Andrea Pirlo, che cambia qualcosa rispetto alla serata di Genova contro la Samp. Piazza tra i pali Gigi Buffon, un tipo che con quella di stasera ne ha giocate millecento tra club e Nazionale, ma sapete quante sono millecento per novanta minuti? Mette in campo Kulusevski accanto all’irrinunciabile Ronaldo, rinuncia invece all’intelligenza tattica di Arthur preferendo la fisicità di Rabiot, lascia a riposo i due senatori Bonucci e Chiellini a favore di un ritrovato De Ligt e del giovane Demiral.

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Riposo poi è un parolone, quando si parla di quei due. Che vivono praticamente la partita in piedi, fin dal primo momento, anche dopo quei dieci minuti di studio in cui Lautaro approfitta largamente di una distrazione difensiva della Signora, segna un goal dei suoi, un’incornata su cui il nostro Superuomo può poco, sfiora il pallone che s’insacca alle sue spalle. La squadra di Pirlo parte in salita, la frizione comincia a ululare mantenendo però un solido e concreto possesso palla, finché Young non decide di appendersi al braccio di Cuadrado, che ruzzola davanti ad Handanovic proprio mentre Bernardeschi stava crossando. Alle stelle il cross, alla Var il signor Calvarese, che ritiene giusto assegnare un calcio di rigore ai bianconeri.

Questo tipo di mandato Cristiano non lo fallisce quasi mai. Potentissimo, centrale, batte Handanovic e rimette la situazione in equilibrio.  C’è bisogno di diplomazia anche e soprattutto in queste situazioni, perché non sai mai da quale parte possa arrivare quel passo falso che ti rimette in carreggiata. Per questa sera ci pensa Bastoni, inseguito da Cristiano che gli ruba palla ed infila la porta con un tiro da studiare in laboratorio per la precisione balistica. E Handanovic? Non ve lo so dire, forse era andato a vedere la situazione al Quirinale. Il portiere nerazzurro esce dalla sua area senza un reale motivo, spalancando la strada alla remuntada juventina.

Cristiano, Cristiano. A secco da tre partite ci dicono, ma quando vuole recuperare, lui sì che sa come fare. E se c’è qualcuno che sa come accendere quella miccia, è proprio Pirlo. Che nientedimeno sostituisce lui, l’insostituibile, con Alvaro Morata. Fino a quel momento il portoghese aveva urlato, si era sgolato con i compagni di smetterla di dar spazio all’Inter, di non lasciarsi intimidire da quei tentativi di pressing nell’area bianconera, di tornare dall’altro lato e mettere in ghiaccio la situazione.

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Anche perché poco prima ci aveva messo le gambe Demiral a salvare capra e cavoli su un tiro di Sanchez a porta vuota. Il turco esulta come se avesse segnato, perché del resto quello era, un goal fatto. Stesso copione, ma in divisa rosa. Gigi Buffon para un tiro di Darmian mettendo ancora una volta in mostra, se tutte le precedenti non fossero ancora abbastanza, i riflessi di un uomo che non vuole saperne di questi quarantatré anni imposti solo dall’ufficio anagrafe, dato che l’ufficio anima di non vuole minimamente saperne di crescere. E quanto siamo fortunati a non voler crescere insieme a lui.

Novanta minuti e Juve avanti, non male affatto per una ex ferita una decina di giorni prima. E Conte? Non chiedetemi quale dei due. Nessun mandato esplorativo al nostro ex gobbo, anzi qualche protesta nei confronti della sua attuale società per non farci mancare mai il giusto mood per le prossime partite.

Stai in campana Antonio, che per il governo tecnico è un attimo.

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