I nostri Social

Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Certe notti

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 4 minuti

L’otto dicembre del millenovecentottantacinque è una data da scrivere così, per esteso. Perché quella notte, la Juventus vinceva la sua coppa Intercontinentale a Tokyo, contro l’Argentinos Juniors. Quella notte Michel Platini mise a segno uno dei goal più belli che la storia del calcio mondiale ricordi, un goal che fu annullato, ma che portò a quella reazione di Michel che resterà per sempre un’icona marchiata a fuoco nella storia bianconera. Era una di quelle serate che come poche al mondo, hanno segnato il dominio di una squadra, che ormai trentacinque anni fa si imponeva a livello internazionale. E lo faceva vincendo, portando a casa un trofeo.

Cosa che non è di certo accaduta questa sera. Ma allora a qualificazione avvenuta, qual è il nostro interesse in questa serata di calcio al Camp Nou?

Non basterebbe una serata, o meglio una notte, per spiegarmi.

Pubblicità

Lo chiederei a Cristiano. Tre anni più o meno che non si batteva contro il suo eterno rivale, contro Leo Messi con cui condivide tutto o quasi, un Pallone d’Oro in meno. Quel trofeo per cui non si presentò nemmeno alla premiazione, perché Ronaldo è anche questo, con tutti i suoi difetti. Cristiano non aveva ancora segnato contro Messi in Champions League.  Questa sera lo fa per ben due volte, entrambe su rigore.

Il primo probabilmente generoso per un contatto in area con Araujo. Centrale, di potenza, spiazza Ter Stegen. E lo rifà, perché uno del genere non può non ripetersi. Un bagher non autorizzato di Lenglet lascia che il portoghese trasformi anche questa occasione in quella luce in fondo al tunnel che questa squadra sta cercando da non so più quante partite. E sorride ancora Cristiano, urla quando insacca alle spalle del portiere, non sa risparmiarsi, perché per lui vedere Messi è come un telo rosso per un toro. Torna indietro a togliergli il pallone dai piedi, nonostante non sia affatto il suo compito.

Facciamo che due domande le poniamo anche a McKennie, l’acquisto estivo voluto da Pirlo e bistrattato principalmente da quelli che dovevano essere i suoi sostenitori. Weston è ormai titolare fisso nelle formazioni dei tifosi, ma deve ringraziare ancora una volta, l’ennesima in questa stagione, se Juan Cuadrado è il giocatore che è. Un cross al bacio, una palla addomesticata per la mezza rovesciata da album Panini del giovane ex Schalke. Bacio alla telecamera, e Ter Stegen non può nulla, noi possiamo solo stropicciarci gli occhi e sperare che questo non sia un sogno.

Pubblicità

Ma perché mai dovremmo star sognando. Solo perché è notte? Chissà se lo sa Pirlo. Che per l’ennesima volta in questa stagione rimaneggia la formazione titolare, lascia fuori Dybala, lascia fuori Kulusevski, si affida lì davanti a chi sta vivendo uno stato di grazia, e non parlo di Cristiano. Alvaro Morata dà tutto, ogni arto, ogni singola goccia del suo sudore in ogni prestazione. E questa notte mi dispiace, ma io non so parlarvi di insufficienze.

So solo che quando Leo Messi era nella nostra metà campo, io non sentivo timore. Le gambe di De Ligt appositamente tolte da un comodino Luigi XVI erano esattamente lì dove volevamo che fossero, su ogni singolo pallone che tentava di arrivare nella porta bianconera. Alle spalle dei due attaccanti c’è Ramsey, che più di una volta tenta questa sera di andare in goal, insieme a McKennie e Arthur, grande ex di questo match, con Pjanic dall’altro lato a colori invertiti. Danilo si conferma certezza per questa linea difensiva, ed è solo per un poco simpatico scherzo del destino che Cristiano si trovi in fuorigioco quando Leo Bonucci mette il rete il pallone purtroppo non valido per il quattro a zero, con il Barcellona di Leo Messi, al Camp Nou.

Lo stesso Camp Nou che non vedeva il Barca perdere così in Champions dal 2013. E sia chiaro: che il Barcellona sia ormai disgregato, che non sia più la squadra di un tempo, mi interessa tanto quanto i risultati del campionato di squash. Nessuno di noi ha dimenticato l’altro tre a zero, quello di qualche anno fa ai Blaugrana, quello in cui Dybala si consacrò. Probabilmente non era quello stesso Barcellona, ma la fame di quella, e di questa Juventus, è la stessa. La stessa che ho visto anche in Rabiot e Bentancur, i migliori tra i subentrati.

Pubblicità

Di quella fame, lascerei che a parlare sia Gigi Buffon. Perché non c’è stato un attimo in cui tra i seggiolini vuoti del Camp Nou non sia risuonata la sua voce, un complimento, un’incitazione ai suoi compagni. E state certi, nella sua mente saranno risuonate anche le nostre di urla, quando il portiere più forte del mondo ha saputo ancora di no a Lionel Messi, a quarantadue anni.

Quella notte la Juventus di Trapattoni portava a casa un trofeo, che avremmo esposto in una teca d’onore. Questa notte la Juventus di Pirlo non porta a casa nulla, se non un primo posto del girone. Ma se si potesse colare dell’oro in ciò che abbiamo provato noi tifosi nel vedere finalmente in questa squadra una compattezza ed un amalgama per cui avevamo perso le speranze, avreste bisogno di comprare un nuovo appartamento per l’esposizione.

La speranza è che questa sia la svolta, che questa notte non sia una tantum, ma che siano novanta minuti in grado di segnare un punto di partenza nuovo, fresco, vitale. Ma per stasera ci accontentiamo, e dicono che chi si accontenta gode.

Pubblicità

Alcuni aggiungono, così così.

 Follow us!

Pubblicità

FacebookFacebookYoutubeTwitter

in evidenza